Mentre quel tragico buffone di Zelensky dice che le truppe ucraine hanno subito da 2500 a 3000 perdite, mentre tutti sanno che solo a Mariupol si sono arresi 3000 soldati e probabilmente le perdite ucraine si avvicinano una cifra dieci volte superiore  si è scoperto che è il Pentagono in via diretta a dare gli ordini e ha “incaricato lo stato maggiore delle forze armate ucraine di ritirare tutta l’artiglieria rimanente nelle città sul fronte orientale – Kharkov, Dnepropetrovsk, Zaporozhye, dove possono sparare dietro i civili. Il contenimento dell’offensiva delle truppe russe è affidato a piccoli gruppi mobili armati di mortai e sistemi anticarro, che si muovono attraverso la steppa su veicoli civili”. Questo rende molto chiara la strategia adottata dalla Nato nell’impossibilità di fare una guerra diretta contro la Russia: quella siriana o afgana, vale a dire una via  terroristica che usa le popolazioni civili come scudo, salvo poi gridare alla strage. Nello stesso tempo però questa evidente tendenza  rende più chiara la strategia russa che non sempre è stata decifrabile, ovvero quella di costruire un antidoto popolare contro la possibilità di una guerriglia eterna e portare una notevole parte dell’Ucraina a non dare acqua al mulino occidentale della guerriglia

Questo non è molto visibile dall’esterno occidentale dove domina una narrazione del tutto avulsa da qualsiasi realtà e dove viene fatto credere che la resilienza del nazismo ucraino continuamente rifornito di armi e di mercenari sia di per sé una resistenza di popolo che si oppone all’invasione: questo non è affatto vero, è solo l’impressione creata dal regno del terrore che è stato instaurato dalla Nato grazie a quel pagliaccio di Zelensky. Spesso accade che qualche giornalista occidentale, ma non appartenente all’anglosfera dove tutti i giornalisti sono al tempo stesso agenti di intelligence, vada nei luoghi della guerra per raccontare le nequizie dei russi e scopra invece quella dei nazisti come, ma è solo un esempio, in questo servizio. Quindi diciamo che grosso modo qui abbiamo una tattica di sapore siriano e non a caso è passato al comando dell’intera operazione russa il generale Aleksandr Dvornikov, protagonista della distruzione dell’Isis cui si contrappone una strategia russo che può vagamente ricordare quella del Vietnam in cui si richiede un appoggio della popolazione. Mosca infatti ha intenzione di distruggere completamente l’attuale assetto di potere ucraino che poi è di fatto espressione diretta della Nato, ma non di distruggere l’Ucraina perché questo non risolverebbe il problema visto che al di là dei confini potrebbero continuare ad inviare armi, equipaggiamento, mercenari che potrebbero trovare ricetto e appoggio dopo un’operazione di distruzione totale del Paese.  Alla Russia serve un’ucraina ancora esistente, neutrale, ma capace di fare da cuscinetto con il Natostan. Per sinterizzare mentre gli Usa e la Nato tentano una carta simil mediorientale,  la Russia tenta di mettere in piedi una sorta di Vietnam dove i pescicani occidentali non trovino abbastanza acqua per respirare e abbiano comunque nelle regioni russofone certo molto più estese rispetto al Donbass un forte avversario.

D’altra parte è ormai chiaro che un’azione più rapida e più distruttiva non porterebbe comunque ad un’inversione di rotta sulle sanzioni perché gli Usa non possono sopportare una sconfitta che sarebbe l’immagine chiara del loro declino come Egemone assoluto: dunque al di fuori del campo di battaglia si vedrà se le sanzioni saranno più distruttive per la Russia o per l’occidente , tenendo tuttavia conto che nel primo caso  si combatte per la propria esistenza e nell’altro per creare una guerra infinita in un Paese  che la massima parte delle persone compresi i vertici politici, non sa nemmeno situare sulle carte. O meglio ancora per aiutare l’Egemone a non perdere la faccia e a mettere a punto quel piano di impoverimento generale che è uno dei punti nevralgici del reset. Ci sono chiari segni che nonostante lo schermo posto dall’informazione del regime globalista in realtà la causa ucraina non sta affatto facendo breccia tra la gente, mentre cresce lo scontento  per gli aumenti dei prezzi e dunque verso l’operazione di appoggio all’Ucraina nazista, le sanzioni e quant’altro. Nella sola Gran Bretagna l’appoggio alle sanzioni è sceso dal 50 al 36 per cento.  Potrei anche sbagliarmi, ma personalmente non ho dubbi su chi sarà destabilizzato per primo.