Anna Lombroso per il Simplicissimus
Non c’è settore della società più infiltrato dalle cosche dell’affarismo equo e solidale che ha convertito la solidarietà in carità pelosa e l’accoglienza in speculazione compassionevole, della Scuola.
Un’amica che vive rabbiosamente e mestamente lo status di addetta ai lavori segnala un iniziativa offerta anche nella cassetta degli attrezzi che si può trovare su Amazon un click per la scuola, sistema al le scuole sono obbligate a aderire e dove più si compra e più si accumulano punti da aggiungere a quelli di Coop e Conad per ricevere in regalo “materiali” ad alto contenuto didattico e pedagogico.
In questo caso l’intento morale e la finalità edificante sono evidenti, si tratta infatti di un progetto di formazione promosso dal Gruppo Editoriale La Scuola Sei, dal Capitello, altra società editrice con la partecipazione irrinunciabile di Save the Children, alla scopo di preparare il personale scolastico all’ accoglienza degli studenti ucraini, sottotitolo dell’opuscolo informativo: Consigli, attività e testimonianze per una scuola inclusiva.
La pubblicazione contiene una serie di consigli e raccomandazioni per affrontare al meglio l’incontro con questi bambini e adolescenti vittime di guerra. Un fenomeno che con tutta evidenza i pedagoghi registrano per la prima volta, eppure, tra gennaio e agosto, il 2021 aveva registrato circa 30.500 soggetti in fuga da guerre e richiedenti protezione, ma come hanno sottolineato tutti gli opinionisti oggi siamo legittimati a provare più empatia e vicinanza con vittime che possiedono colore della pelle, tratti somatici, usi più affini a noi e che, soprattutto, sono state aggredite e oppresse per aver voluto appartenere allo stesso contesto “civile” e condividere gli stessi principi e valori di libertà e giustizia che possono accomunare Casa Pound, Forza Nuova e Battaglione Azov, Zelensky e Letta.
Per citare l’incipit del libero di un autore all’indice, tutti i bambini traumatizzati sono diversi l’uno dall’altro, ma i bambini ucraini con ancora più diversi e meritevoli e quindi i suggerimenti dettano delle linee guida di attenzione a comportamenti regressivi, a forme patologiche di ansia e paura fino ad oggi mai riscontrati, si vede, in irakeni, serbi, bosniaci, somali, siriani, con ogni probabilità così primitivi da non potersi permettere le malattie dei popoli progrediti. Si raccomanda dunque di organizzare giochi inclusivi, di promuovere la routine condivisa, di approfittare (sic) dell’offerta delle scuole ucraine d’origine nel caso abbiano organizzato, beate loro, la didattica a distanza permanente mai concretizzata da noi.
E infine, per non sbagliare, si invita a prepararli per altri eventuali lutti, facilmente ipotizzabili vita la volontà comune di far continuare il conflitto a bassa o alta intensità, così ben rappresentata dalla leadership interventista e belligerante del nostro Governo.
Magari con i ragazzini ucraini il Gruppo la Scuola Sei ottiene il risultato che si era ripromesso, radicare quei valori che rappresentano la sua missione educativa: stimolare la passione per la conoscenza, affrontare le sfide della crescita e della scoperta del mondo con atteggiamento dinamico e critico, accompagnare la formazione di cittadini responsabili e consapevoli, fatti circolare dagli addetti di 120 agenzie impegnati a piazzare prodotti editoriali e formativi per scuole e docenti.
Nel caso voleste sollevare dubbi inappropriati sulla vocazione sociale e altruistico dell’organizzazione, vi rassicurerà di certo sapere che il presidente Ettore Medda vanta una autorevole carriera in posizioni apicale in svariate banche insieme al vice presidente, Bazoli, ambedue inquisiti ma poi assolti per lo scandalo di Ubi Banca in un processo che forse si riaprirà grazie all’impugnazione della sentenza da parte della Procura di Bergamo, che uno dei consiglieri è Claudio Calabi, noto per il suo curriculum di apostolo di “ristrutturazioni” e profittevoli privatizzazioni, mentre un altro ruolo nel C.d’A. è stato riservato in nome della laicità di una istruzione laica e aperta al delegato vescovile per la pastorale della cultura, Direttore dell’Accademia Cattolica di Brescia, e Professore ordinario presso la Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale.
Del gruppo editoriale il Capitello, si apprende che divide il suo motto ispiratore di una esperienza nel campo delle pubblicazioni scolastiche ora digitalizzate, con Carlo Cracco e Cannavacciolo: tradizione & innovazione. Mentre su Save the Children devo esercitare un’opportuna autocensura che già troppi guai a avuto chi ha osato investigare sul rapporto costi/benefici e entrate/uscite di organismi che impiegano la quasi totalità dei fondi raccolti dalle anime buone per l’ordinaria gestione di addetti e strutture.
È uscito un paio di anni fa un libro: “Le mani sulla scuola”, di Anna Angelucci e Giuseppe Aragno, che reca come sottotitolo efficace: la crisi della libertà di insegnare e di imparare. Che oltre a denunciare il processo di mercificazione dell’istruzione, punta il dito contro l’indifferenza dei ceti intellettuali riservata all’istituzione che dovrebbe costituire la leva dell’emancipazione e del riscatto degli sfruttati e dei ceti subalterni e che invece ha autorizzato la sua conversione in “azienda” né più né meno di quelle incaricate di tutelare la nostra salute, allineata sugli standard indicati dal Consiglio di Lisbona del 2000 che riconosceva nella scuola un pilastro dell’Unione fondamentale per far diventare l’Europa “l’economia basata sulla conoscenza, più competitiva e dinamica del mondo”.
Si deve intendere così lo sforzo per adeguare l’istruzione pubblica italiana ai canoni dell’ideologia che ispira il totalitarismo sfrenato che ci governa e che tramite controriforme, l’instaurazione di autorità autocratiche ha agito per trasformare la scuola pubblica in un gigantesco apprendistato al lavoro, impoverendola e umiliando il personale in modo da valorizzare e promuovere l’alternativa privata.
Come ogni giorno dimostrano i giochi di ruolo su cui si esercita l’oligarchia, vige lo spirito di concorrenza più feroce e spietato, a carico delle famiglie che devono contribuire per dotare i propri figli del bagaglio di optional per entrare nel mercato, gli studenti addestrati fin da ragazzini a competere con performance raggiunte a pagamento, come dimostra il famoso curriculum dei maturando che esibisce le prestigiose referenze di corsi, prestazioni sportive, lingue, viaggi di cui deve dotarsi la futura classe dirigente.
Per non dire degli insegnanti la cui fedeltà all’ideologia dominante è stata testata con l’affiliazione al partito vaccinale, costretti a investire per l’auto-promozione secondo i comandi dell’etica imprenditoriale che ha trasformato l’individuo in capitale umano, i valori della professione in performance, l’aggiornamento in fidelizzazione ai valori del mercato.