E’ veramente da ridere come se si fossero fatti di gas esilarante: l’elite politica tedesca e quella europea in generale si rivela ogni giorno di più al di sotto di ogni aspettativa. Sulla faccenda del gas russo da pagare in rubli o meglio da pagare alla sede russa della Gazprombank e non nelle filiali europee dove i soldi potrebbero essere confiscati, si sta assistendo a una vera e propria commedia che passa interamente sulla testa dei cittadini costretti a pagare prezzi sempre più alti.  Dopo giorni di sussurri e grida, dopo aver rubato le riserve e l’oro russo, con il pretesto dell’Ucraina, dopo aver detto che mai e poi si sarebbe pagato il gas in rubli, dopo che Putin ha dovuto pazientemente spiegare al cancelliere Scholz,  uomo davvero da cancellare, che il meccanismo è un po’ diverso , il governo tedesco ha scoperto che il contratto per l’importazione con il gas non l’avevano con la Gazprom, ma con la sua controllata  Gazprom Germania  Gmbh ( il nome è stato preso dal latino) che la società madre ha abbondonato. Dunque non esistono più contratti per il gas russo. Sembrerebbe che le autorità tedesche ignorassero che si tratta di due organizzazioni completamente diverse. La Gazprom Germania  è la sede di un conglomerato che comprende 40 imprese che operano in più di 20 paesi in Europa, Asia e Nord America e fino a venerdì era una controllata al 100% della Gazprom russa. Poi la società madre si è ritirata e dunque la sua filiale di Berlino ha perso qualsiasi collegamento con il gas russo e dunque con tutte le attività economiche collegate.  Peggio ancora, si ritiene che questa società sia insolvente e rischi di andare in bancarotta entro poche settimane, a quel punto sarà liquidata. Tutti i suoi clienti saranno ora costretti ad acquistare gas da Gazprom Russia e pagare in rubli. Niente rubli, niente gas.

Avendo imposto sanzioni anti-russe come richiesto da Washington, la Germania ha già congelato le riserve valutarie russe. Il più grande impianto di stoccaggio di gas del paese a Rehden (Bassa Sassonia) è pieno solo per lo 0,5%, un minimo storico. Fino a venerdì, questo caveau dell’energia, così come una serie di altre strutture situate in punti chiave dell’infrastruttura energetica tedesca, apparteneva indirettamente alla Gazprom russa, ma ora non più.  Se prima il governo tedesco aveva minacciato di nazionalizzare le società russe del gas sul suo territorio, ora tali minacce sono diventate vane. La Germania non ha altro da rubare alla Russia per costringerla a mantenere il flusso di gas. Se vogliono il gas ora i rappresentanti del governo tedesco dovrebbero  andare a San Pietroburgo e negoziare un nuovo accordo direttamente con Gazprom, in rubli, ma non possono farlo perché secondo la Carta dell’energia e il terzo pacchetto energetico dell’Unione Europea, ogni singolo fornitore di risorse energetiche all’UE è tenuto a far parte del sistema giuridico europeo , forse non direttamente, ma sicuramente attraverso filiali come Gazprom Germania GmbH. Pertanto, tutti i contratti di Gazprom con acquirenti dell’Unione Europea sono stati firmati da quest’ultima e dalle altre filiali in diversi Paesi visto che l’Europa considera inaccettabili i contratti fuori dalla giurisdizione dell’Unione Europea che peraltro non è che un surrogato di quella americana. La stessa identica cosa si è verificata con l’altro colosso russo dell’energia, ossia Rosneft.

Come si potrà mai risolvere la situazione? In realtà Mosca aveva prospettato uno schema che salvava la faccia a tutti: i clienti europei avrebbero pagato in euro alla Gazprombank russa la quale poi li avrebbe trasformati in rubli. Ma l’occasione non è stata colta e Berlino nella sua ottusità ha minacciato di sequestrare le società affiliate pensando che questo sarebbe stata una mossa vincente: invece si sono ritrovati con un guscio vuoto in mano. Del resto è quello che capita alle teste vuote.  Ora naturalmente la calata di braghe dovrà essere più eclatante e dovrà riguardare l’intera Europa. Del resto come da tradizione le stanze della servitù non sono mai riscaldate.