Chiunque abbia soltanto qualche cognizione di storia bellica, sa perfettamente che l’Ucraina ha perso la guerra, che la Russia ha vinto,  che può avanzare con lentezza senza fare vittime civili inutili perché non bisogno di un vicino revanscista : basta guardare la cartina con lo schieramento russo che ormai prende il 50 per cento del Paese e anche senza essere comandanti competenti ci si rende conto che l’unica decisione razionale è che il governo ucraino si arrenda. Tuttavia  proprio per questo la Nato persegue la strategia esattamente opposta: ha bisogno di sangue, vuole il maggior numero possibile di morti da tutte le parti per ricavarne il massimo capitale possibile  e compensare la sua impotenza  ad intervenire sul campo. Questo significa che la guerra deve durare il più a lungo possibile e consegnare il maggior numero di morti, feriti e mutilati in modo da premere costantemente i pulsanti emotivi e impedire alla gente di pensare e di utilizzare le già scarsissime capacità analitiche che ormai da decenni non vengono più stimolare e anzi sono viste con sospetto in un mondo dove il politicamente corretto e le frasi fatte che accompagnano questo breviario debbono essere recitate senza alcun intervento disturbante del cervello.

Questo tuttavia pone un problema che finora è rimasto completamente sullo sfondo e ignorato, ma che adesso balza in primo piano  e si presenta davvero drammatico. Tale problema si sintetizza in poche domande:  fino a che punto il governo ucraino è libero di condurre trattative di pace nell’interesse del proprio Paese e non in quello del suo tutore che vuole lacrime e sangue per portare avanti il suo disegno? Dove si trova Zelensky che secondo alcune voci sarebbe adesso dentro l’ambasciata americana in Polonia, dove si spera che ci sia un pianoforte per permettere l’esercizio quotidiano del personaggio? In queste condizioni può davvero essere credibile come negoziatore? E come inserire in questo quadro inquietante l’assassinio  vicino al tribunale di Pechersk di un membro della delegazione ucraina ai negoziati di Gomel con la Russia, Denis Kireev fatto fuori secondo quanto dicono alcune fonti dai servizi segreti ucraini perché passava informazioni ai russi ? O semplicemente si è trattato di un’operazione bagnata della Cia per far fuori uno dei personaggi disponibili alla pace? Insomma pare di capire che  le trattative di pace da parte ucraina vengono guidate dai nazisti ucraini oppure dagli americani – per quanto sia ormai microscopica  la differenza tra i finanziati e i finanziatori – ovvero da gente che ha ormai l’unico interesse nel prolungare la guerra.  La sensazione, peraltro acuita dalla sconfessione ufficiale del reggimento Azov e dal missile che l’esercito ucraino ha usato per colpirlo, è che ci sia una lotta intestina ta nazi – americani e ucraini non fanatici.

Del resto questi sono gli interrogativi quando ci si trova di fronte a un governo fantoccio presieduto da uno che faceva il presidente in una serie Tv. E del resto tutto il governo è praticamente tratto dall’organigramma dalla Tv ucraina. Se poi in un sussulto di dignità l’ex comico Zelensky volesse fare sul serio come un kagemusha potrebbe sempre rimanere vittima di un attentato di cui verrebbe naturalmente accusato Putin che è anche l’ultimo uomo sulla terra a poter trarre un qualche vantaggio da questo atto, non fosse altro perché il premier do Kiev  incarna alla perfezione il burattino di Washington e fa immediatamente percepire chi tira le fila. Tuttavia il cittadino occidentale è così istupidito che non riesce più a cogliere nemmeno le cose più evidenti. Il problema è che gli Usa non vogliono affatto il bene dell’Ucraina, vogliono invece che venga massacrata perché la pace è contro i loro interessi: così sono ben decisi a tirare la corda all’infinito e solo gli ucraini possono sottrarsi a questo uso del proprio Paese come carne da cannone. Ma questi ucraini sono proprio quelli che non piacciono all’Europa.