Non credo che a nessuno possa sfuggire il nesso tra la creazione della pandemia e l’aver portato la crisi ucraina fino a gli estremi limiti, a una guerra che si poteva facilmente allontanare e a un successivo stato di belligeranza che durerà a lungo, sempre che non sfoci prima o poi in un conflitto nucleare. La relazione tra la sempre più imbarazzante narrazione viral – vaccinale che ormai non tiene più da nessuna parte e che anzi comincia a mostrare il suo lato più cinico, il tentativo di salvare autori e complici della narrazione da conseguenze politiche, trasferendo il fulcro del discorso sull’Ucraina è del tutto evidente, anche per i tempi e per  il fatto che la crisi di Kiev è stata accelerata in maniera da intervenire proprio in questo cruciale momento di passaggio. Gli americani sapevano benissimo che ipotizzando l’ingresso dell’Ucraina nella Naro avrebbero scatenato la guerra: già nel 2008 l’ex ambasciatore degli Stati Uniti in Russia William J. Burns, ora direttore della CIA, ha avvertito in un documento dell’ambasciata del febbraio 2008 che l’Ucraina rappresenta una “linea rossa” per Mosca sulle questioni di sicurezza. Anzi Burns avvertì  che la questione dell’adesione dell’Ucraina alla Nato avrebbe potuto  potenzialmente “dividere il Paese a metà, portando a violenze o addirittura a una guerra civile, costringendo la Russia a decidere se intervenire”. Come si vede si era ben coscienti che un golpe per portare l’Ucraina in ambito occidentale avrebbe scatenato divisioni insanabili.

Così in qualche modo la stessa area di potere che ha scatenato la psico – pandemia si era già preparata alla possibilità di un cambio di copione per evitare i fischi in sala: già nella primavera scorsa il generale James McConville, capo di stato maggiore dell’esercito degli Usa aveva avvertito di prepararsi a un possibile  conflitto contro la Russia negli stessi giorni in cui l’Oms e un gruppo di 23 Paesi, sostanzialmente quelli della Nato, avevano annunciato di stare preparando un trattato pandemico per portare a un governo mondiale basato sia sulle restrizioni di movimento sia sugli affari farmacologici.

Tuttavia  è anche abbastanza chiaro a chi non sia in stato di narcosi, che le due cose, malattia e guerra, non siano solo sincronizzate dentro una menzogna globale, ma che esse, insieme, sono anche l’unica strategia rimasta all’elite di comando globalista  e all’impero anglosassone, due entità che si possono sovrapporre in maniera quasi perfetta, con appena qualche sbavatura ai margini. La sola malattia alla lunga non basta a fondare un nuovo ordine basato sul controllo completo della popolazione, occorre anche la guerra, dunque la mobilitazione, un’ altro tipo di paura che continui a giustificare misure di eccezione come il green pass, gestibile in molti modi e adattabile anche a un’atmosfera di sostanziale belligeranza. A questo punto però ogni passo che si fa in questa direzione diventa anche un passo indietro. Per esempio l’allestimento delle terribili sanzioni alla Russia, come ad esempio la sua esclusione dal sistema Swift si può rivelare molto più dannoso per chi lo pratica che per chi lo subisce. Inoltre il tentativo scomposto di indebolire  l’avversario non fa che consegnarlo nelle mani del sistema continentale asiatico che a questo punto è troppo forte per essere sconfitto da un occidente in declino.

Ciò che bisognerebbe capire se fossimo ancora capaci di una cultura politica e storica è se tale declino ci appartiene completamente o non appartenga invece in primo luogo a chi ha determinato gli eventi politici e storici che ci hanno coinvolti a tutti i livelli negli ultimi 80 anni. Se insomma possiamo fare a meno delle guerre Nato, delle monete capestro, della precarietà  e dei falsi vaccini di Pfizer che sono la molteplice incarnazione di quel potere. Certo esso è ancora fortissimo ed è molto difficile mettere in crisi il partito “amerikano” l’unico peraltro che sembra esistere realmente: esso ha una presenza totale in tutta l’editoria e la televisione, di fatto burattina molta parte della politica e dei suoi pagliacci che al momento opportuno fanno e dicono ciò che vuole Washington, per non parlare ovviamente del potere bancario e finanziario.. Eppure diventa sempre più manifesto che ormai da quella parte c’è un futuro di impoverimento, di conflitto, di controllo: si dovrebbe avere cominciare a comprendere che non è più possibile trovare l’america  come si diceva una una volta, ma che bisognerebbe perderla per vivere in pace e con dignità. Le cose sono arrivate a tal punto che persino il popolo americano vuole perdere l’america.