Anna Lombroso per il Simplicissimus

Recita un antico proverbio: la vita è troppo breve per bere vino cattivo. Un suo aggiornamento oggi potrebbe consistere in “la vita è troppo breve per vivere”.

E difatti da due anni i sacerdoti dell’impossibile ci voglio convincere che si stanno adoperando per immunizzarci da qualsiasi rischio. Ammassano truppe ai confini della Russia per salvarci da una improbabile invasione, conferiscono armi micidiali sul nostro territorio per preparare la difesa da attacchi che ci vedrebbero in veste di scudi umani e primi obiettivi, rilanciano forme di fede superstiziose e apotropaiche per tutelarci dalla tentazione  di eresie moralmente trasgressive e incompatibili con la salvezza dell’anima.

E nel frattempo sono mobilitati per la nostra salute di oggi e di domani attraverso un programma globale di medicalizzazione, in modo da prevenire ogni male salvo due, paura e ipocondria, per i quali non esistono vaccini, condannandoci a diventare tutti, fin dalla culla, potenziali malati da proteggere da morbilità apocalittiche, salvo l’effetto cumulativo di prodotti medici, combinato con lo stress della vita moderna e con altri fenomeni frutto di quel Progresso che dovrebbe salvarci: smog, inquinamento circolazione accelerata di uomini, merci, animali, sostanze, considerati inevitabili effetti collaterali del benessere.

E senza dire che c’è un’altra fonte di dolore, malattia, morte a larga e rapida diffusione per la quale non c’è soluzione prevista dalle autorità, da governi, da tecnici e da preti, la Povertà.

Siamo vicini al momento nel quale si dirà che va rivalutata la nuova miseria nella quale ci hanno precipitati per contrastare il Covid. Isolamento e distanziamento, perdita di lavoro, e quindi contatti umani a rischio di contagio, l’andare a letto con le galline  tra poco senza smidollato riscaldamento e licenziosa elettricità, promossi a lussi immeritati e insani, sono diventate le nuove frontiere da esplorare e mettere al servizio di una esistenza florida e vigorosa quanto severa, con un ricaduta economica di tutto rispetto, grazie al ritorno a costumi morigerati e consumi  frugali, che lascino intatti risparmi da destinare al ricorso a strutture sanitarie e clinici a pagamento, a pozioni miracolose e preparati volti a darci l’immortalità.

D’altra parte da tempo ben prima delle ideologie luddiste e della decrescita felice si indicava il “benessere” come origine di patologie attribuibili a sfrenatezze  e trasgressioni di crapuloni, che oggi però godono di impunità al contrario dei non vaccinati doverosamente discriminati perché occuperebbero terapie intensive, reparti, letti nei quali la priorità deve essere riservata alla parte sana del Paese compresi ghiottoni, fumatori compulsivi.

E difatti alla comparsa del Green pass è stato tutto un profondersi in appoggio entusiastico  allo strumento di controllo necessario a contenere le intemperanze licenziose di un popolo immaturo,  immediatamente paragonato al divieto di fumo, alle cinture di sicurezza e infine alla patente di guida, in ammirazione estatica di autorità che dimostrano di avere a cuore prima di tutto della nostra salute smentendo la cattiva reputazione di oligarchi indifferenti ai bisogni e ai diritti del popolo, scupolosamente diviso in bravi cittadini e marmaglia ignorante e irresponsabile che può aspirare a essere ammessa al consorzio civile solo grazie all’abiura  del libero arbitrio e alla sottoscrizione del patto ripetibile con lo stato padre e infermiere.

L’allarmismo minaccioso e millenaristico che profetizza nuove cruente epidemie, altre piaghe incontenibili, apocalissi incontrastabili è ormai sistema di governo adottato per distrarre da monotona normalità non meno cruenta e per alimentare il dominio della paura.

Ci pensa l’ente sovranazionale che per il nostro bene ha mandato a guidarci un esperto in funerali di stati, applicando a casaccio il principio di precauzione, creando  arbitrarie graduatorie di minacce con una certa preferenza per quelle che impongono comportamenti virtuosi agli individui e esonerando decisori e imprese, cui viene lasciato e inalienato il bene della volontarietà, specie se è green.

In questi giorni l’ultimo esercizio prudenziale e cautelativo dell’Ue dopo la campagna continentale di vaccinazione forzata, consiste  nel Cancer Plan, sottoposto al vaglio dell’Europarlamento e  in Nutriscore, un sistema di etichettatura  di prodotti alimentari pensato da tal  Serge Hercberg, nutrizionista ed epidemiologo francese volot a identificare e bollare per sempre prodotti nocivi per la salute, a cominciare dal vino, che, non è una novità, come tutte le bevande alcoliche ha un potenziale cancerogeno e che dovrebbe essere contrassegnato con il marchio dell’infamia seppure in basse gradazioni.

Inutile dire che chi ha sollevato dei sospetti sulla selezione a suo dire discrezionale dei  prodotti killer è già stato assimilato prontamente alla cricca complottista insieme a quelli che pensano che un piano di contrasto delle malattie oncologiche dovrebbe prevedere l’adozione di pratiche di prevenzione, neglette per via dei tagli austeri ai sistemi sanitari, l’incremento della diagnostica, oggi indirizzata verso le strutture private, la valorizzazione della ricerca in organismi pubblici sottratti al controllo dell’industria, il sostegno a comportamenti salutari, dall’attività fisica a una sana alimentazione, scoraggiati ancor prima della crisi sanitaria, da una emergenza sociale che ha condizionato abitudini e costumi.

Ma appunto si tratta di sospetti maligni, i valori europei si basano sulla lotta a inclinazioni e possessioni morbose, quindi anche a fronte di un aumento del consumo di alcolici registrato durante il lockdown e il domicilio coatto, combinati con un incremento abnorme di malinconia, timore, perdita di lavoro, beni, tetto sulla testa, si è ritenuto di reprimere il ricorso a questa pericolosa droga. Che viene percepita come tale a seconda del censo e dalla rendita dei consumatori, culto per intenditori che non vedranno la lettera F indicante il pericolo, coperta dal fine tovagliolo di lino che l’avvolge nelle mani delicate del sommelier, vizio pernicioso degli straccione che annegano la loro disperazione nel tetrapak. Vale anche per altri stupefacenti, alcuni tollerati se sviluppano creatività o leniscono il mal di vivere di dinastie e casate, altri criminalizzati se vi si abbandonano giovinastri della periferia.

Pare però che ci siano droghe largamente legittimate, anzi legittimate, sono gli aiutini ormai dati dai medici di base con la stessa larghezza con la quale prescrivono la tachipirina, a dispetto della vigile attesa con la quale si dovrebbe guardare a sofferenze e patologie indotte dalla perdita di sicurezze, beni, prerogative e garanzie, diritti del lavoro dell’istruzione, casa, affetti, per i quali non c’è pozione o booster rinforzato che tenga. D’altra parte anche di questi prodotti si tacciono gli effetti e i danni collaterali, indispensabili come sono per favorire la narcosi cui siamo sottoposti.