Anna Lombroso per il Simplicissimus

La risposta per chi si fosse interrogato sul perché tanti che rivendicano l’appartenenza alla sinistra, quella fino a due anni fa anticapitalistica, oggi aderiscano entusiasticamente alla strategia governativa del terrore e del ricatto, è che in loro è avvenuta una trasformazione aberrante, o meglio che, finalmente, si ha la rivelazione della loro vera natura.

Sono passati i tempi del conflitto irrisolto tra onnipotenza virtuale che li convinceva di aver interpretato e capito tutto, e impotenza concreta che li esonerava dallo schierarsi e dall’agire praticamente, perché purtroppo non c’era alternativa possibile ed era legittimo stare virtuosamente appartati a guardare lo svolgersi degli eventi da varie enclave, atenei, case editrici, biblioteche, studi professionali e giornali.

Da quando la crisi sociale è stata adattata nella forma restrittiva di una emergenza sanitaria, hanno superato quella fase e si sono sentiti autorizzati a sottostare a gerarchie di diritti che mettono in primo piano la sopravvivenza fisica. E ad approvare uno stato di eccezione “necessario” a governare un evento epocale, nonostante che una pandemia fosse stata annunciata, oltre che prevedibile, per via dei grandi cambiamenti introdotti dal Progresso, antropizzazione, circolazione di uomini e veleni, del quale è ragionevole accettare gli effetti collaterali incontrastabili, a fronte delle meravigliose opportunità offerte da scienza e tecnologia.

Che ci sia stato un disegno dietro al governo autoritario, repressivo e dispotico dell’epidemia, funzionale al monismo liberista è chiaro a chiunque sia ancora  in grado di vedere senza la benda dell’interesse privato, dell’indole al conformismo, ridicolizzato da chi bolla la ricerca della verità come cospirazionismo.

E basterebbe questo a spiegare l’assoggettamento di chi ha scelto di rimuovere la realtà che costringerebbe a uscire dalla tana di comodo dei privilegi, delle rendite, della visibilità che si traduce nel prestigio di una superiorità sociale e culturale, per affiliarsi dichiaratamente  alla setta dominante e alle sue imposizioni,  legittimate dalla apocalisse che si sta vivendo.

Ma la determinazione con la quale viene ammesso il “regime” come ineluttabile, riconoscendogli una funzione profilattica e sanitaria cui è doveroso e responsabile sottomettersi, accettando limitazioni della libertà, cancellazione dello stato di diritto, aggiramento delle regole democratiche e sospensione degli elementari requisiti della partecipazione e del controllo dal basso, a cominciare dall’accesso alle informazioni favorito dall’assoluta incontrollabilità del potere a fronte della totale controllabilità dei cittadini, rivela  ben altro.

Il susseguirsi dei disvelamenti dimostra che la gestione arruffona e sconsiderata segnata dalla concentrazione dell’intervento terapeutico negli ospedali, inadeguati per via di anni di politiche criminali, mandati subito in affanno e trasformati nei principali focolai di contagio,  la sostanziale proibizione di ogni intervento domiciliare da parte dei medici di base, l’adozione dello sconsiderato protocollo: tachipirina e “vigile attesa”, la mobilitazione di ogni risorsa professionale e economica per consolidare la campagna vaccinale, è stata la copertura “sanitaria” a una macchinazione ordita per colpire la cittadinanza conducendo una delle battaglie più cruente della lotta di classe.

E questo spiega che senza nemmeno rendersene ben conto, per miserabili interessi di bottega, per la conservazione e manutenzione di mediocri privilegi, per sancire l’appartenenza a una maggioranza resa forte dalla sottoscrizione di un contratto di obbedienza e convenienza, ci si  può cavare la soddisfazione di accanirsi nei confronti di una minoranza non controllabile e non disposta a cedere al compromesso.

Chi si ribella si trova a combattere con il nemico in casa, un antagonista della democrazia già compromessa che si è rivelato quando ha accolto come fatali i comandi padronali, il susseguirsi di varie forme di lockdown e distanziamento, volte a dividere il paese in essenziali e improduttivi, in chi doveva rischiare per la collettività e chi poteva permettersi salvaguardia e salvezza, quando le differenze  si incrementavano in maniera ottusa e cialtronesca,  impedendo di correre al parco, ma consentendo di viaggiare stipati su bus e metro.

Si è potuto capire da che parte stava uno schieramento non misurabile, che comprende fanatici e ricattati, protervi e intimoriti, che ha scelto o ha accettato di selezionare e discriminare tra i meritevoli di solidarietà e appoggio, decidendo che non valeva la pena di scendere in piazza per ristoratori, pizzaioli, baristi probabili evasori di scontrini, che si è accorto dell’importanza della scuola nella sua veste di potenziale focolaio, da chiudere o ridurre a didattica virtuale per non correre il rischio che qualche eretico contagiasse con parole di libertà. E che ha proseguito quando ha appoggiato la sacrilega decisione di interdire le piazze, contaminate da possibili infiltrazioni del fascismo grossolano e barbarico, cui è vantaggioso preferire quello educato e “legale” dei mammasantissima della cupola padronato/Ue/Nato, ulteriore passo per sancire la legittimità del lasciapassare come strumento di identificazione degli ammissibili al consorzio civile e del quale è oggi più che mai evidente nelle sue trasformazioni sempre più discriminatrici e repressive la funzione politica, a dispetto dei fan della sua equiparazione alla patente.

Si tratta in superficie di un mostruoso esperimento di disciplinamento e controllo sociale, per favorire una deriva  autoritaria delle istituzioni e del potere politico, ma sotto e dietro questo disegno di una società blindata e medicalizzata, dichiarata fragile e dunque esposta a salutari coercizioni ma disegnano la realtà con cui dovremo confrontarci nel prossimo futuro e da cui non si intende più retrocedere c’è sempre la stessa volontà, quella di spostare i rapporti di forza in favore degli obiettivi di profitto, accumulazione e sfruttamento del grande capitale, criminalizzando e escludendo chiunque eserciti una critica, una qualsiasi forma di contestazione e di lotta.

Marginali, prigionieri, decisi a resistere o disperatamente fatalisti aspettiamo che ampi strati di quel che resta di una borghesia sempre più proletarizzata si accorga di essere stata ingannata, che l’obbedienza non premia, che anche per chi riteneva di essere protetto grazia alla dichiarata subalternità e alla rinuncia non conserverà il modesto tesoretto di beni e prerogative.

E che non basterà pagare il prezzo del disonore, quella libbra da 100 euro che dimostra i miserabili intenti dei sicari, perchè dopo gli obblighi surrettizi imposti a dispetto di leggi e dettato costituzionale, altre imposizioni verranno, sempre più feroci, a meno che non decidiamo tutti di dire di No.