Generalmente si è portati a pensare che lo spirito servile e l’istinto alla subalternità siano più facili da coltivare rispetto agli atteggiamenti critici e alla ricerca dell’indipendenza di giudizio o di vita, anzi si ritiene che molte persone scelgano di nascondersi nel coro, fosse pure il più stonato, proprio perché è più comodo, comporta meno rischi e meno fatica emotiva. Non sarò io a negarlo, ma sarebbe ingiusto non riconoscere che anche la condizione gregaria comporta i suoi sforzi e un duro lavoro per essere mantenuta senza sentirsi dei traditori di se stessi. Per esempio i fan non dichiarati del globalismo neoliberista, per anni hanno opportunamente confuso il cosmopolitismo con l’internazionalismo per potersi sentire progressisti e al contempo in armonia con la forma di pensiero dominante e il suo radicalismo reazionario: ci vogliono non comuni doti di equilibrismo per poterlo fare, per riuscire a erigere paratie stagne nella mente in maniera da separare cause ed effetti ed esercitare l’emotività in maniera che sia selettiva che ignori alcune cose e ne esalti altre strettamente collegate alle prime. Certo esiste una percentuale di cretini che non riuscendo ad afferrare le differenze tra i concetti vivono senza troppi conflitti l’adesione alle tesi del potere, ma per gli altri questo equilibrismo diventa un’arte che richiede un allenamento quotidiano. .
Allora cosa diranno questi indignati di fronte a una pandemia che sembra fatta apposta per mandare in frantumi le costituzioni, le tutele, le libertà ei diritti in nome di una presunta salvezza da un morbo che nel 95% dei casi è praticamente asintomatico? Quelli che nemmeno per un attimo mettono in discussione una narrazione contraddittoria e grottesca che fa acqua da tutte le parti e che dimostra come la governance reale sia ormai in mano a gruppi oligarchici e a cartelli multinazionali decisi a sfasciare la partecipazione popolare e la cittadinanza? In qualche modo devono pur superare la contraddizione e allora ecco la trovata per fare stare insieme l’apocalissi pandemica con la nuova normalità e quest’ultima con vaghi ideali socialisti che con tutto questo non c’entrano un bel nulla: la pandemia è tutta vera, ma deriva dalla distruzione dell’ambiente per cui ce ne saranno altre e dovremo obbedire per sempre. E’ sconfortante constatare a che punto sia arrivato il degrado intellettuale perché questo tipo di tesi rassomiglia molto ai concettoidi che ci vengono ammanniti quotidianamente attraverso la pubblicità, non hanno ragioni e argomenti, ma solo suggestioni rappezzate e incollate con i più vieti luoghi comuni. Come, perché, attraverso quali meccanismi il cosiddetto degrado ambientale (e quale tipo specifico di degrado, poi ) favorisce la nascita e la diffusione di organismi patogeni che sono peraltro sempre circolati e di solito erano ben più temibili di questo? Chi e cosa ha prodotto tale degrado, non è forse il modo di produzione del neoliberismo che oggi si stringe attorno alla narrazione pandemica come un sol uomo, se questo fossero uomini? Non è forse un fatto di struttura economica e sociale che va combattuto proprio su questi piano? E come non notare la contraddizione tra il globalismo e la diffusione di patogeni?
Insomma la buttano nello stesso modo in cui viene suggerito che un certo prodotto è light, anzi ancor meglio che è sostenibile quando la stessa pubblicità che ne stimola il consumo in quanto “ecologicamente corretto” contraddice la sostenibilità stessa, tendendo ad aumentarne il consumo. Dunque non voglio perdere tempo a confutare queste sciocchezze anche perché semmai il degrado colpisce tutte le forme viventi e dunque anche quelle batteriche e virali ( il fatto che i virus si possano riprodurre solo sfruttando altri organismi non toglie loro la definizione di viventi che appunto consiste nella capacità di riproduzione attiva comunque attuata), ma è invece interessante constatare come pensieri confusi e indistinti, di matrice magico – animistica da una parte confliggono con il culto della scienza inaugurato per legittimare la dittatura sanitaria e dall’altro con il rigore della analisi marxiana che vede nei rapporti di produzione la realtà strutturale della società e dunque anche della natura. Insomma un po’ troppi conflitti e un po’ troppa insostenibile leggerezza dentro questi palloncini d’essai fatti salire votivamente per distrarsi da se stessi.
Ciò che è davvero sconcertante è che questa gente per salvare la propria coscienza cucciola e la possibilità di guardarsi allo specchio trascura il fatto che non il virus, ma un’allarme del tutto ingiustificato, gli errori medici e la proibizione delle cure in nome del santo quanto inutile vaccino , ha causato la maggior parte dei decessi in più che si sono avuti e che si avranno in futuro per mancanza di assistenza. Ma a loro cosa importa, per costoro il “vaccino è una ficata” perché permette loro di viaggiare in un mondo che vorrebbero tutto uguale. Meglio sarebbe che imparassero a viaggiare attorno a una stanza e soprattutto dentro se stessi.
c’è forse un equivoco di fondo sulle zoonosi che è bene chiarire.
Il problema non è il generico “degrado”. I problemi sono essenzialmente due
1) l’aumento demografico e annessi : disboscamento, espansione degli spazi destinati ad attività umane a discapito di ogni altra specie
2) a causa della riduzione (e ancor più frammentazione ed “enclavizzazione”) degli habitat “wildlife”, si verifica un’estinzione di massa di tutte le specie non allevate, selvatiche, intesa sia come riduzione del numero di specie sia come numero di appartenenti a ciascuna.
3) all’aumento demografico si affianca anche una sempre più estesa “occidentalizzazione” alimentare, basata su grandi consumi di carni di allevamento (intensivo), il che a sua volta significa megalopoli di animali costretti spalla a spalla nei liquami, non curati e mantenuti in vita ad antibiotici per lo stretto tempo necessario.
Tutto questo crea una poderosa forza evolutiva per tutti gli agenti patogeni “selvatici” per cui l’unico investimento (ne parlo in termini finalistici, ma sia chiaro che la selezione opera solo in termini statistici e randomici, basati su adattamenti casuali e sopravvivenza del più adatto) che “decidano” di fare il salto di specie, concentrandosi sia sugli animali allevati e/o direttamente sull’uomo. La zoonosi è il saltare dal titanic (wildlife) che affonda nelle scialuppe (uomo, maiale, bovino, ovino) che possono garantire la sopravvivenza.
Tra uomo ed animali da allevamento intensivo poi gli interscambi sono così frequenti e agevolati dalle condizioni di altissima concentrazione che i salti interspecifici dei patogeni sono ancora più facilitati.
Spero di avere un po’ chiarito cosa si possa (debba) intendere per correlazione tra “degrado” ambientale e incremento delle zoonosi.
Ciò detto, non sto affando entrando nel merito sulla gravità o presunta tale delle varie zoonosi, semplicemente evidenziando un’inevitabile tendenza generica. Imho non sussiste nessuna pandemia, anche se non è detto che non se ne verificheranno. Di sicuro concentreremo su noi stessi la gran parte delle magagne che sono riuscite a scappare dalle specie in estinzione. E mi pare tuttosommato un prezzo basso per la nostra colpa.