Non ci si può credere. E infatti quelli alla ricerca di ricostruzioni compatibili con una visione semplice del mondo, i complottisti ad ogni costo, gli orfani dell’attentato terroristico oltre alla immensa schiera di coloro che la sanno lunga, fanno le più strane ipotesi sulla vicenda dell’Airbus: dalla Provenza trasformata in una specie di triangolo delle Bermude, a misteriosi interventi elettromagnetici di origine Usa, a un copilota coinvolto nella jahd. Insomma tutto pur di non accettare l’idea che una compagnia tra le più importanti faccia volare un pilota con disturbi mentali, sia pure tenuti a freno con i farmaci, che lo stesso sia stato considerato eccellente da qualche istituto americano test addict o che qualcuno pensi di togliersi la vita trascinandosi dietro un gran numero di passeggeri.
Eppure, a parte i precedenti che pure ci sono, tutto questo non contraddice affatto l’humus sul quale si costruisce il mondo in cui viviamo. Penso al pilota chiuso dentro la cabina con i comandi a disposizione: è la stessa situazione in cui da anni alcuni psicopatici, peraltro considerati anonimi eroi, muovono i joystic per ammazzare indiscriminatamente gente distante migliaia di chilometri. Penso a una società dove ogni solidarietà vera che non sia consumabile attraverso i due euro del telefonino, è guardata con sospetto perché contraddice la solitudine individuale, ossia uno degli strumenti più efficaci di mantenimento del potere. Perché mai il folle Lubitz, in preda alla crisi, avrebbe dovuto curarsi della vita dei passeggeri davanti al complesso joystick dell’airbus? Perché mai quando noi stessi applaudiamo di fronte alle stragi a distanza che ci paiono così pulite al confronto con le pratiche arcaiche dei supposti avversari? Forse perché i passeggeri erano in massima parte europei o perché erano fisicamente vicini alla cabina? Ma no, non c’è alcuna ragione: se non altro la follia riesce talvolta a superare i baratri artificiali e il pensiero contraffatto nei quali ci rinchiudiamo.
Del resto questa stessa incredulità rende improponibile – in assenza di vistose anomalie funzionali – che una compagnia, con azionisti attenti al centesimo di profitto, allontani un pilota già formato buttando dalla finestra un investimento notevole. Magari se avesse mancato qualche volo o avesse creato qualche grana, sarebbe stato diverso, allora sì che i disturbi del pilota sarebbero stati presa in seria considerazione: le imprese non si occupano per loro stessa natura di eventualità rare.
Tuttavia la rarità di un evento – si conoscono altri sei casi sovrapponibili per quanto riguarda aerei della grandezza dell’airbus 320, ma molti altri , 24 nei soli Usa, dove le condizioni di stress lavorativo sono cominciate prima che in Europa (non a caso lì c’è l’obbligo dei due piloti in cabina) – non vuole affatto dire che esso sia impossibile o incomprensibile, che sia fuori dal mondo e dalle sue logiche reali. Talvolta, anzi la follia interpreta all’estremo le tendenze e la cultura di fondo che essa esprime. Del resto meglio pazzi che meschini come quelli che adesso vogliono vendicarsi dell’ironia suscitata dalla vicenda della Costa Concordia facendo dell’assurda polemica antitedesca o i mentecatti che proseguono fieri nella loro teoria del terrorismo attaccandosi al gergo giudiziario francese nel quale il suicidio viene sempre classificato come gesto volontario. Lubitz non è suicida, ma un kamikaze: c’è proprio chi non riesce a vedere in che mondo vive e crede nelle battaglie e nelle premesse del monoteismo di mercato. .
Vorrei precisare meglio ciò che mi inquieta di questo modo di procedere. Non so cosa sia successo realmente ma quello che so è che questa vicenda dell’aereo Germanwings ha dimostrato una volta di più che siamo ancora troppo disponibili a credere che se un’autorità ci propone una spiegazione plausibile dei fatti allora questa spiegazione è sicuramente vera. Non parliamo poi del passaggio alla seconda fase che è quella di considerare come un rompiscatole o un complottista chiunque si azzardi ad esprimere dei dubbi, comportamento che tende a produrre conformismo e soffocare il dissenso chiudendo velocemente una discussione che dovrebbe invece rimanere aperta tanto più che anche nel caso del primo dei due aerei malesi precipati si era ventilata l’ipotesi del suicidio. Comoda come scusa, butti giù un aereo per i mille motivi geopolitici o di sperimentazione militare di nuove tecniche di interferenza che ci possono essere e poi dai la colpa al pilota che si voleva suicidare! L’esperienza che abbiamo del ruolo fondamentale che hanno i servizi segreti nel produrre eventi stragisti e depistare poi le indagini (anni di piombo, li abbiamo già dimenticati?) avrebbe dovuto vaccinarci per sempre dal credere che se l’autorità dice che ha le prove di qualcosa allora il discorso è chiuso una volta per tutte. Avrebbe dovuto in realtà insegnarci che se l’autorità parla di discorsi chiusi è ancora più indispensabile riaprirli e mettere provvisoriamente in quarantena le prove almeno fino a che non sia dimostrato che non si siano verificati inquinamenti e manipolazioni delle stesse. È una questione di metodo, non significa credere che le prove siano false o che questa o quella tesi alternativa sia vera. Non bisogna mai credere, bisogna “sapere” e perfino le ipotesi complottiste più azzardate devono comunque essere verificate. Se rinunciamo a questo metodo diamo un’arma straordinaria alle autorità lasciando loro il campo libero per farci credere quello che vogliono.
Passiamo ora all’analisi dell’incidente del Germanwings. La prima cosa che si nota è che quando ancora non si sa niente i media già preparano il terreno con una ridda di ipotesi contraddittorie o, peggio ancora, spacciando per verità delle falsità che, silenziosamente, non saranno più ripetute nei giorni successivi. Si potrebbe obiettare che questa è una responsabilità esclusivamente dei media se non si sapesse che il rapporto tra media e servizi segreti è in realtà strettissimo come dimostra la pletora di scandali che vengono rivelati da… non si sa chi. Ho usato l’espressione “preparare il terreno” perché mentre nella fase 1 si agitano le acque e si fa del proprio meglio per preoccupare e disorientare l’opinione pubblica, nella fase 2 viene fornita la soluzione catartica che verrà poi abbracciata da tutti i media di regime.
La seconda cosa che si nota è che la gestione delle indagini non è trasparente. Ci hanno abituati a questo. La scusa è che ci deve essere riserbo per non inquinare le prove ma la storia ci ha mostrato più e più volte che il riserbo serviva esattamente allo scopo opposto: inquinare le prove. Perché non viene immediatamente diffusa la foto dello stato in cui si trova il voice recorder e, in particolare, i dati tecnici del voice recorder installato sull’aereo Germanwings? Ieri cercando su internet ho trovato un sito di uno dei maggiori costruttori di voice recorder (www.l-3ar.com) e la cosa che mi ha stupito è che registrano un massimo di due ore di suono mentre esistono modelli che si limitano solo a trenta minuti. Interessante, l’aereo era vecchio di 24 anni (dato Wikipedia), non è che montava un modello da 30 minuti in un volo che magari ne dura 90? Oggi la Bild Zeitung (www.bild.de) riporta il contenuto della registrazione vocale recuperata dal voice recorder. Prima domanda: perché solo la Bild Zeitung? Hanno fatto un’asta al miglior offerente per decidere a chi dare l’esclusiva di informazioni che riguardano in prima battuta 150 famiglie ma anche milioni di persone che volano per lavoro o turismo? Seconda domanda: perché la registrazione non può essere messa su internet in tempo reale? A quel punto chiunque se la ascolterebbe e se la trascriverebbe per conto suo. Perché abbiamo bisogno della Bild Zeitung per sapere che cosa contiene? E che prove abbiamo che la registrazione data alla Bild Zeitung sia quella originale e non un’altra “addomesticata” o ricreata per l’occasione? Alla fine si tratta solo di un file wav o mp3!
La verità è che non ci possono essere prove al di sopra di ogni sospetto se non c’è stata trasparenza, se l’accesso ai luoghi del disastro o l’ascolto della scatola nera viene affidato solo ai periti, ai team di indagine ufficiali, ai giornalisti embedded e via discorrendo. E se non ci sono prove al di sopra di ogni sospetto, perché allora abbracciare con entusiasmo l’una o l’altra ipotesi?
Ma… in altre occasioni gli esperti prima di poter “ascoltare- decifrare” la scatola nera ci misero mesi…in altre occasioni non se ne seppe che poco… Tutta questa velocità mi insospettisce alquanto.
“la normativa aeronautica è severissima”
tanto da consentire a gente con istinti suicidi di controllare degli
aereoplani ??
Dopo “Je suis Airbus”, dove la causa era la scarsa manutenzione degli aeroplani per il solito profitto (affermazione vergognosamente falsa, in quanto in Europa la normativa aeronautica è severissima), adesso il gesto “interpreta all’estremo le tendenze e la cultura di fondo che essa esprime”. Contrordine, compagni!
“Vogliamo ricordare Ustica, Mattei, l’eroe della liberazione del Bengala Subhas Chandra Bose, la leadership polacca sparita in un sol colpo e anche la morte in auto di Diana e Dodi. ”
Olof Palme ??
l’accostamento col joystick in effetti attira.. ma io penso (per quel che può valere) che ha usato l’aereo per portare a termine la tragedia semplicemente perché era un pilota: avesse svolto un altro mestiere e fosse in preda a depressione, per abbandono della fidanzata e chissà che altri motivi ancora più a monte, probabilmente sarebbe entrato in un supermercato sparando alla cieca o qualcosa di analogo.
C’è da chiedersi quanto approfonditi siano questi test, non tanto di efficienza fisica quanto psicologica, ma si sa che del senno di poi sono piene le fosse. In questi casi penso sempre la banalità che se avesse avuto una persona amica con cui parlare dei suoi problemi, forse non avrebbe nascosto il certificato medico e quelle persone ora sarebbero ancora vive..
“Penso al pilota chiuso dentro la cabina con i comandi a disposizione: è la stessa situazione in cui da anni alcuni psicopatici, peraltro considerati anonimi eroi, muovono i joystick per ammazzare indiscriminatamente gente distante migliaia di chilometri.”
Non si tratta di psicopatici ma di personale superaddestrato che opera nell’ambito delle forze armate. Oppure dovremmo dire che ogni soldato che va in guerra, ed è disposto ad uccidere, è uno psicopatico, cosa che renderebbe il profilo dello psicopatico molto simile a quello della persona normale a cui se viene detto di andare in guerra ci va.
C’è un motto latino molto famoso che io faccio mio: “amicus Plato, magis amica veritas”. Applicato al caso dell’aereo caduto, non si tratta di parteggiare per un’opinione piuttosto che per un’altra ma di accertare la verità in un momento storico in cui le autorità tutto fanno salvo che dire la verità. Le dichiarazioni ufficiali e degli esperti non costituiscono più una prova da lunga pezza, da quando cioè abbiamo capito (se l’abbiamo capito) come funziona il mondo. Se potessimo prendere per buone le dichiarazioni delle autorità, le cose scritte su questo blog sarebbero al 99% campate per aria, anziché essere, come sono, il prodotto di due menti che pensano e svelano le contraddizioni delle cosiddette autorità e dei cosiddetti esperti consentendo di arrivare, in modo più faticoso, a quella che è una verità più plausibile. Peraltro nel giro di poco più di un anno abbiamo avuto ben due esempi di misteriose scomparse/abbattimenti di aerei dove è stata applicata la tecnica mediatica della confusione ad oltranza per evitare che si arrivasse ad un minimo di certezze nel grande pubblico. La cosa è immensamente sospetta. Chi è lettore di gialli o si ricorda gli anni di piombo e le stragi sa anche che i risultati delle autopsie e delle perizie tecniche sono l’oggetto favorito delle manipolazioni e degli inquinamenti di prove, specie quando ci sono di mezzo i servizi segreti. Basta una telefonata e l’esperto darà una versione aggiustata della sua indagine.
Quindi, la prima cosa che si dovrebbe fare nel caso di una caduta di aereo non limpida non è quella di fare ipotesi statisticamente rare e psicologicamente implausibili ma di consultare l’elenco dei passeggeri a bordo per vedere se ci fossero persone la cui morte fosse desiderabile ma che non ci si poteva permettere di eliminare se non simulando un incidente. Questa possibilità non è l’ultima ma la prima che deve presentarsi alla mente se vogliamo rimanere ancorati ad un modo di pensare che coniughi ragione e consapevolezza storica. Vogliamo ricordare Ustica, Mattei, l’eroe della liberazione del Bengala Subhas Chandra Bose, la leadership polacca sparita in un sol colpo e anche la morte in auto di Diana e Dodi. In più, non si può neanche escludere che alcuni incidenti vengano ormai provocati per altri e apparentemente più futili motivi (futili per noi ma non per gli alti comandi militari o per chi ha interessi di regime) allo scopo di deviare l’attenzione della pubblica opinione mondiale da altri eventi o per sperimentare la capacità di produrre incidenti in modo nuovo e innovativo, per esempio interagendo con le apparecchiature di bordo via internet. Questo è un mondo dove i progetti dei potenti sono TUTTI nascosti ai cittadini e quindi sono anche concettualmente e tecnicamente dei complotti. Non piace la parola “complotto”? Bene, si usi allora la denominazione più anodina “progetto nascosto al cittadino” o “progetto che dice di mirare a uno scopo ma, in realtà, ne persegue un altro”. Il significato è lo stesso.
L’ultimo di questi complotti, rivelatoci ieri da Mr. Simplicissimus, è quello che con il pretesto del terrorismo darebbe alla polizia la possibilità legale di carpire tutti i dati dai nostri computer e telefonini (e anche di inquinarli ovviamente) senza neppure bisogno di un motivo di sospetto o di un espresso mandato del giudice. Della serie: non abbiamo voluto credere ai complotti (pardon, ai progetti nascosti al cittadino) ma eccoci arrivati dritti filati allo stato di polizia. Complimenti a tutti noi.
Ho sentito cose che voi umani non potete nemmeno immaginare: di sabotaggi, di conversioni all’Islam e persino, nelle nostra meravigliosa tv, una Enrica Buonaccorsi intervistata non so bene in che qualità di esperta o opinionista che parlava di condizionamenti grazie ad ipnosi a distanza, forse per una overdose di immaginazione da banco, quella somministrata da film quali OO7, Mission Impossible ecc…una perizia anche alla Bonaccorsi non sarebbe male. Però fa male questa storia, fa male, per quei ragazzi che avevano vinto il sorteggio per andare a studiare in Germania e per quei due neonati…strazia sapere che siano morti perché vivono in un mondo di follia e distruttività.