Uno degli sforzi più massicci fatto dal neoliberismo è stato quello di cambiare e disarticolare il vocabolario in modo da confondere la filigrana della realtà e sostituire la stessa con la propria narrazione. E così non c’è da stupirsi che proprio nel momento in cui si demoliscono le tutele dei lavoratori, cancellando anche la possibilità della giusta causa, in cui esplode la ricattabilità del precariato, nel momento cioè in cui i padroni diventano tali come mai prima, si cerca di abolire la realtà sostituendo la parola padrone con quella di imprenditore. Padrone è vecchio, appartiene a un altra epoca, adesso siamo tutti sulla stessa barca e vi risparmio tutte le altre giustificazioni rudimentali che vengono abbozzate a mezza voce per dare ragione a quei due raffinatissimi intellettuali di Renzi e Poletti che sono fatti portatori di questa neolingua .
Ma padrone in italiano indica colui che ha il possesso e/o la disponibilità di un bene. Andate a dire a Renzi e Poletti, che non sono padroni del’aziendina di famiglia o della prima, seconda, terza casa e vedrete quale reazione ci sarà. Andate a dire John Elkann che non è padrone della Fca e vedrete, mica è uno sficato. Dite al padrone di casa che non lo pagate perché in fondo lui è solo imprenditore di casa e vedrete come la piglia. Se invece qualcuno vi licenzia, magari perché siete sindacalizzati o perché non gliel’avete data o perché gli state sulle scatole sarebbe scortese, inopportuno dire che è un padrone e non invece un imprenditore.
Per la verità questa stessa parola nemmeno esisteva nel linguaggio comune fino a una quarantina di anni fa: c’era l’industriale, il commerciante, il fruttivendolo, il grossista, il mediatore, il meccanico, ma poi c’è stata la spinta ad utilizzare un lemma molto più vago e ambiguo ( *vedi nota alla fine del post) nella quale potessero riconoscersi anche mestieri modesti e che in qualche modo era garante delle magnifiche sorti del neo capitalismo vincente. Un dottor sottile potrebbe obiettare che l’imprenditore è un gestore di attività, cosa che di per sé non implica alcuna proprietà: ma non è così, tanto che contemporaneamente alle fortune dell’imprenditore, cavallo di battaglia del berlusconismo, si è affermata la parola manager dedicata proprio a chi svolge un’attività imprenditoriale senza essere padrone. E di solito l’attività, i posti in consiglio di amministrazione e quant’altro vengono ereditati assieme ai beni materiali, monetari e agli strumenti di produzione.
Dunque i padroni esistono eccome e col tempo sono diventati anche più padroni di prima, sono divenuti proprietari di un lavoro sempre meno tutelato da regole pubbliche. E’ talmente evidente che si deve assolutamente eliminare e sostituire la parola che indica questa realtà, confondere le acque, negare ai futuri schiavi la loro condizione. E’ il neo liberismo bellezza e non puoi fermare la stampa che lo glorifica.
*Il termine imprenditore deriva dal francese entrepreneur, inventato a metà ottocento da un banchiere irlandese, Richard Cantillon, un cui saggio pubblicato postumo, risale alla metà del ‘700. Il termine variamente tradotto nelle varie lingue è rimasto per due secoli relegato al linguaggio specialistico, con rare apparizioni pubbliche finché non è venuto buono per modificare la percezione di realtà. E non a caso visto che il temine definiva “colui che acquista risorse a costi certi per trasformarle e rivenderle a prezzi incerti”. Il che include nella categoria anche mendicanti, ladri, truffatori e quant’altro. Cosa diversa evidentemente dal comprare a costi certi per produrre e rivendere con un profitto teoricamente incerto, ma che anticipa e prelude a tutta l’attuale mistica mercatista. Tuttavia la definizione presentava un vantaggio agli occhi della nascente economia classica fondata da Adam Smith: quello di separare i ceti borghesi da lavoratori e contadini che purtroppo erano dotati soltanto della loro stessa vita e delle loro capacità, cose che al massimo potevamo rivendere per un salario incerto. Perciò ” non rischiavano” e non erano dotati di quell’aura salvifica che è giustificazione per ogni diseguaglianza. .
Il motivo per cui “imprenditore” è diventato una parola “carina” è che per decenni abbiamo vissuto nel cono di luce del capitalismo senza capire che sarebbe venuto anche il momento del riflusso e del ritorno alla casella di partenza. Detto questo l’imprenditore è, pur con tutti i suoi limiti, una persona più libera del suo “dipendente”. Anzi la stessa parola di “dipendente” indica palesemente uno status di inferiorità che mi sono sempre meravigliato possa essere stato accettato di buon grado dai sindacati e dall’opinione pubblica. “Collaboratore interno” o “collaboratore percettore di salario fisso” sarebbe stato molto meglio mentre “impiegato” è un’altra parola orrenda perché riduce il lavoratore a mera “cosa” che viene impiegata, ossia utilizzata (notare la presenza del verbo piegare all’interno della parola impiegato, giusto per una conferma). Questi dettagli di analisi semantica spicciola servono anche a dimostrare che il male viene da molto lontano e che il neoliberismo ha trovato anche ante-litteram complicità non da poco nella cosiddetta sinistra, o, per fare un calembour oggi sicuramente più accettabile di un tempo, nella cosìddestra sinistra.
La verità, però, è che chi entra nel mondo del lavoro deve soprattutto obbedire e che, nonostante tutto il parlare di libertà che si fa, la vita della maggior parte degli esseri umani si svolge ancora, in fondo, all’insegna dell’obbedienza: si inizia con l’obbedire ai propri genitori per poi continuare con i propri insegnanti e, infine, terminare in bellezza obbedendo a tempo pieno ai propri capi e sottocapi durante tutta la propria vita lavorativa. Un percorso certamente non consono alle esigenze dell’essere umano che ha bisogno della sua sfera di libertà ossia di una zona in cui esplicare il proprio potere personale (non ci si pensa mai, ma la libertà non è altro che il potere di fare le cose ed è la versione “accettabile” di quella parola normalmente così malvista che si chiama, appunto, “potere”). In questo senso l’imprenditore ha il privilegio di svolgere la propria vita in una sfera di (relativa) libertà al prezzo, ovviamente, di un certo rischio e, spesso, della costrizione dell’altrui libertà. Ma se io non fossi stato un micro-agente prima, un micro-editore poi e un micro-gestore di siti linguistici ora non avrei potuto fare delle cose che il regime, per conto suo, non avrebbe mai avuto alcun interesse a fare. Bisognerebbe cioè fare dei distinguo. L’imprenditore che storicamente piace alla sinistra, ossia il grande imprenditore che da solo è in grado di dare lavoro a un milione di persone, è l’imprenditore più corrotto e corruttibile il cui business dipende inestricabilmente da favoritismi di stato e rapporti opachi con partiti, sindacati e altri potentati. Quanto al vivere senza imprenditori, a tutt’oggi non sembra possibile e, anzi, il numero degli imprenditori, specie di quelli che lo diventeranno loro malgrado per sfuggire ad un destino di disoccupazione, è destinato a crescere esponenzialmente.
Dice il Vangelo (che per i non credenti non è vangelo) che la buona pianta si riconosce dai frutti ma a giudicare dai frutti che questo tornante di storia umana ci offre, anche i frutti della pianta della sinistra lasciano non poco a desiderare. Che il male fosse già nelle radici?
Anche in questo caso, il padrone (quello vero, non l’entrepreneur) comanda e i politicozzi (stavo per dire politicazzi) italiani obbediscono. Gli US of A sono la madrepatria dell’eufemismo truffaldino – mezzo per convincere l’eufemizzato a lasciarselo mettere in quel posto senza lamentarsi. E il principio (o la moda) si sono estesi in tutte le aree del linguaggio. E’ una trasformazione che ben rappresenta il tracimante livello di ipocrisia, malcostume e imbarbarimento mentale della comunità.
Presumo che gia’ sarà al lavoro qualche fariseo (Knowledge Manager) per ri-strutturare l’italiano conformemente alle norme anglo-euro-americane. Ma tanto per restare in loco, uno spazzino e’ un “sanitation technician”, un magazziniere e’ uno “stochastic distribution coordinator”. Un poveraccio rimasto senza soldi e’ in una “negative cash-flow position.” E quando la grossa ditta licenzia, lo fa al fine di “curtailing redundancies in the Human Resource Department.” Ricordo che anni fa una prostituta imprenditrice (appunto), aveva aperto un bordello in uno stato dove non e’ consentito (sono legali solo nel Nevada). Arrestata e processata si e’ difesa adducendo che i propri diritti costituzionali alla liberta’ di religione erano violati. Lei non era altro che una sacerdotessa della chiesa di Afrodite (“Church of the Latter Day Aphrodites”) e cosi’ pure le altre “sacerdotesse.” Il tutto con eruditi allegati da testi di storia e mitologia Greca.
Per una profonda e istruttiva documentazione sul sistema della manipolazione del linguaggio, invito a leggere il racconto “The Jones Plantation”, nel seguente link.
http://yourdailyshakespeare.com/shakespeare-appearances-and-the-jones-plantation/equalities
Vorrei averlo scritto io ma mi sono limitato a trascriverlo perchè ne era disponibile solo l’audio.