roma_le_baby_prostitute_dei_parioli_indagato_il_marito_della_mussolini-0-0-394559Anna Lombroso per il Simplicissimus

Allora, negli anni abbiamo di volta in volta esercitato comprensione, compassione, solidarietà, di genere e non, nell’ordine: per Rachele Mussolini per via delle corna, ma anche per la Petacci appesa a testa in giù per amore, per Veronica Berlusconi sorpresa dai vizietti del marito, per i vizietti medesimi sotto forma di ragazzine traviate dalla Tv cattiva maestra e dal consumismo, per ministre incompetenti quanto bellocce, alle quali veniva dedicato un trattamento magari meritato ma comunque sessista, per ministre altrettanto bellocce quanto incompetenti oggetto di foto pruriginose e di imitazioni esilaranti quanto quelle di Razzi o di Renzi stesso, ma comunque sessiste.

Per anni ci siamo lagnati che il sentimento che circolava nel paese era l’immonda indivia, lo squallido risentimento, il funesto livore che avevano addirittura sostituito il sacrosanto e  mai abbastanza rimpianto odio di classe. Invece nelle nostre vene scorre come fosse la cioccolata o la mazurka della Cvetaeva la pietas, la benevolenza, la compassione quella di Schopenhauer, che significa patire in sintonia, piangere in compagnia, che ci piacerebbe volesse dire anche gioire insieme, ma quello si sa è più difficile. Sarà per via di quel soffrire in compagnia che tutti diventano all’improvviso compagni che sbagliano, a tutti spetta la doverosa quota di indulgenza: Marrazzo, la moglie, i suoi ricattatori, gli autisti che lo accompagnavano, le Olgettine, trascinate alla perdizione per un paio di stivaloni cuissard o telefonini sofisticati e il vecchio porco, che come disse la sua signora, era un uomo malato, le loro mamme sponsor, le baby squillo, così le hanno chiamate, ma anche le genitrici distratte e gli insegnanti sottopagati.

Tra un po’ proveremo compassione per banchieri, perché è difficile essere disinteressati se ti passano davanti tanti quattrini, i corruttori: i tempi sono così difficili, la burocrazia così complicata che per lavorare come si fa a non oliare un po’ le ruote. E quante volte abbiamo sentito dire da mariti maneschi che la moglie provocava e le tirava via dalle mani? Per non dire di stupratori adescati da gonne corte. O di borseggiatori attratti dal dondolar di una borsa, o di giornalisti affascinati da una bugia particolarmente appetitosa o fuorviati dalla benevolenza di un potente, che in fondo come resistere alla possibilità di dare una buona notizia?

In questi giorni l’oggetto preferito del  carezzevole appoggio e della commossa partecipazione popolare è l’onorevole Mussolini, sul cui caso il Simplicissimus si è esercitato qui http://networkedblogs.com/UFYhi , da quell’impunito che pare essere, non avendole riservato nemmeno una parola di solidarietà.

In rete girano severi moniti di buoni samaritani che pur condannandola per ogni singola sfumatura della sua esistenza, per ogni suo comportamento e esternazione, richiamano a compostezza, che non sarebbe umano e civile sbertucciarla per la disavventura occorsale.

Sarà che invece io sono una nostalgica della lotta di classe, quella che va nel verso giusto, sarà che continuo ad essere arcaicamente antifascista, però magari non la derido o dileggio, ma certo apprezzo che se la pena del contrappasso colpisce alla cieca, stavolta invece ci abbia visto. Prendendo di mira l’esaltata sostenitrice della castrazione chimica per i pedofili, intendendo, suppongo, anche stimati professionisti che vanno quindicenni, la fan dell’unico vero matrimonio, quello tra una donna e un uomo, ancorché turpe, quella che vuole regolarizzare con l’Iva le prostitute in modo che siano ancora più irregolari le schiave del sesso trascinate qui da moderni schiavisti, quella che con quel bel tomo di è sposata a Predappio, quella che si esalta ancora alle gesta del nonno, appena appena un po’ di più che a quelle del criminale condannato che continua a sostenere anche in Parlamento, che si vede che ha proprio una passionaccia per quelli che vanno a minorenni.

Per una che è abituata a stravolgere e negare la storia deve essere una sconfitta non poter riservare lo stesso trattamento alla cronaca nera. Si vede che spetta ancora a noi non risparmiarle la verità.