Quando ero in prima media, credo, circolava una storiella fessa che forse era il primo sintomo del bildungsroman della mia generazione, assai meno precoce di quelle attuali. Dunque si diceva che un tal Asdrubale Locazzo, raggiunta la maggiore età, fosse invitato da amici e persino da parenti a cambiare nome per evitare imbarazzo e ridicolo. Dopo molte insistenze il giovane si decide a intraprendere la dura lotta contro la burocrazia e un bel giorno annuncia che la sua richiesta è stata finalmente accolta. Come ti chiami adesso? gli chiedono tutti quelli che incontra. E lui serafico e orgoglioso risponde: Annibale Locazzo.
Certo si poteva ridere solo a una certa età, solo da bambini fieri di poter sfoggiare la vittoriosa intrusione nei segreti linguistici e non del mondo adulto. Purtroppo però devo constatare che il Paese è ancora a quello stadio: per anni abbiamo dato la stura all’indignazione nei confronti del Porcellum, dicendo che andava cambiato, che era una vergogna. Ma quando esce una nuova ipotesi di legge elettorale che non cambia nulla dei caratteri suinicoli sotto accusa e quando li cambia è solo per peggiorarne le avvilenti caratteristiche oligarchiche, milioni di Asdrubali si convincono che comunque è “nuovo” e cominciano a nascondersi dovunque e soprattutto dietro imbarazzanti lezioncine di bon ton politico che servono a distrarre se stessi dal punto.
Il fatto è che il nuovo prodotto è stato confezionato dagli ex avversari in combutta con il Cavaliere per fare fuori tutti gli altri e tenersi i posti nell’arca, mentre gli italiani sono sotto il diluvio causato principalmente dall’inadeguatezza della classe dirigente che si appresta a cementarsi in Parlamento. Dunque la larga schiera di ciechi politici, ma tifosi vedenti sono improvvisamente diventati sordi ai grugniti, facilitando così l’opzione oligarchica. L’unica discussione ” responsabile” verte su come salvare qualche naufrago marginale per potersene poi accaparrare l’appoggio in coalizione. E allora, come per incanto, la merda diventa cioccolata e tutta la curva, sotto la guida di quei clientes della politica, le cui prebende o la cui visibilità dipende da essa, si mettono a discutere se sia al latte, fondente o con le nocciole. Ma sanno benissimo che solo spalmandosi il vicks vaporub sul naso si può sopportare il fetore.
Il cambiamento è che gli Asdrubali sono diventati Annibali, ma restano più che mai Locazzo.
hai proprio ragione, * il simplicissimus*
hai proprio ragione, Anna; e le prove piovono a frotte così come i diluvi di questa stagione.
Proprio ieri m’ero appena attentata a parafrasare alla meglio: “Ah Matteorenzi di quanto mal fu madre il bieco accordo che darà mal frutto” che una persona, assolutamente degna io penso di stima, mi ha risposto: che lei voleva però “ardentemente sperare”. Già: sulla speranza ci sono i classici fiumi di parole, da chi sperando vive disperato muore a spes ultima dea. Ma queste non sono speranze, ahimè. Queste appaiono illusioni, occhiali rosa. Eppure temo che ci sia di peggio: prevale il modello tifoso (a cui mi pare alluda anche tu): ormai si generalizza come se si stesse parlando della squadra del cuore, e si tende a tifare invece che partecipare o prender parte. Spesso prevale il sentirsi parte, e non di un circolo di persone con cui discutere, ma di fazioni da palio (con tutto il rispetto per chi lo voglia). E allora Asdrubale “serafico e orgoglioso” si fa Annibale: tanto rimane tutto in famiglia.