
Non è mai troppo tardi. O forse si, il maestro Manzi si sbagliava, chi lo può dire. Fatto sta che per non turbare la medaglietta dell’europeismo di maniera con quell’aria da prima comunione che vi si accompagna, l’informazione italiana ha taciuto sul patto transatlantico in via di definizione e sulle sue clausole che prevedono la possibilità da parte delle multinazionali di contestare davanti a tribunali speciali formati da lobbisti le legislazioni nazionali su tutto, compreso il diritto del lavoro, la sanità, la sicurezza le scelte energetiche. In pratica un grande esproprio di sovranità in nome del profitto.
Il vostro cronista ne ha già parlato molte volte a cominciare dal 5 novembre dell’anno scorso, (qui )ma solo oggi Micromega riprende un articolo di Le Monde in merito a questo tema che è invece cruciale per la democrazia e non un semplice particolare dentro il declino sociale dell’Europa. E dev’essere il primo pezzo sul giornale transalpino visto che fa gli stessi esempi da me riportati e tratti dal Guardian di quasi tre mesi fa. Di fatto il profitto diventerebbe il primo articolo di ogni Costituzione continentale, visto che la legalità è intesa come sua difesa assoluta nei confronti di normative e di regole che dovessero essere democraticamente votate. Se per esempio (parlo di fantascienza per il regime renzusconico, ma in Germania è stato fatto) lo stato italiano decidesse di stabilire un minimo salariale orario, la Elettrolux non solo potrebbe impunemente licenziare, ma chiedere anche un compenso miliardario per il “danno” subito. E saranno gli uomini delle multinazionali a giudicare, il che implica spese milionarie di giudizio che sarebbero sempre e solo a carico degli stati, anche nel remotissimo caso di vittoria di quest’ultimo. Se il trattato fosse in vigore la stessa Elettrolux potrebbe dimezzare gli stipendi e chiedere una corposa compensazione per tutte le regole che tendono ad evitare questa soluzione, compresa la consultazione sindacale.
Qui non si tratta di trovarsi di fronte all’imposizione di importare polli lavati col cloro o ogm della Monsanto che poi di fatto sono già presenti: questo è solo un depistaggio delle opinioni pubbliche verso problemi secondari, perché in fondo basterebbe non comprare quei prodotti. E men che meno si tratta di rafforzare la crescita come certamente sarà detto anche perché i vantaggi saranno minimi e quasi tutti a vantaggio degli Usa che non degli europei: il fatto è invece che le legislazioni dovranno adeguarsi ai voleri delle multinazionali ( è già in piedi una commissione di miliardari che sta esaminando le regole della Ue e dei suoi componenti) le quali non avranno alcun obbligo verso gli stati, mentre gli stati avranno molti vincoli nei confronti delle multinazionali nel assicurare loro investimenti e profitti.
Mi chiedo come si faccia di fronte a questo medioevo prossimo venturo ad occuparsi dell’argomento come se fosse un particolare secondario, tanto che la vicenda del trattato transatlantico non viene nemmeno citata nei programmi che i cosiddetti partiti europei stanno mettendo a punto per le elezioni. E questo già la dice lunga anche perché la vicenda del libero scambio viene presentata come fattore di sviluppo economico e sarebbe una buona carta da giocare in tempi di crisi. Ma è meglio non andare a svegliare il can che dorme e rischiare di scoprire troppo il gioco. Non sarebbe il caso di fare precise domande ai popolari, ai sedicenti socialisti e perché no, anche a Tsipras che su questo non si è ancora pronunciato? Pare di no, non sta bene e potrebbe anche parere euroscettico costringendo il fastidioso interlocutore a recitare un paternoster di penitenza. Naturalmente rivolto verso Wall Street.
Vorrei fare alcune annotazioni. Ho sempre espresso chiaramente il personale convincimento che il Movimento Cinque Stelle ma anche altri partiti politici europei di apparente lotta alla crisi (Syriza e Krisi Avgi in Grecia, il partito della Le Pen in Francia, UKIP in Inghilterra, AfD in Germania eccetera) sia da destra che da sinistra, siano in realtà eterodiretti. Gli Stati Uniti devono avere loro uomini al governo, all’opposizione ma anche, a scanso di sorprese elettorali, alle frange estremistiche che raccolgono la rabbia del popolo traumatizzato dalla crisi. Lo farei io se fossi in loro, non lo devono fare loro?
A questo punto per gli Stati Uniti è utile, in un momento in cui già controllano le maggioranze politiche con personale politico proprio, fare l’en plein e tentare di controllare anche chi potrebbe, un domani, mettere i bastoni fra le ruote. Cosa ci vuole allora ad approcciare partiti che già godono di un minimo consenso elettorale e farli “lievitare” portandoli ad accaparrare il consenso degli arrabbiati, dei delusi, dei “rivoluzionari”? Si pensi a Syriza e alla sua stupefacente ascesa elettorale. Oppure a Grillo da noi.
Per quanto riguarda Grillo, che ogni tanto sul suo sito riporta citazioni da Forbes, la rivista-bibbia del capitalismo americano, come non sorprendersi del fatto che il suo blog venisse considerato in America uno dei primi 10 al mondo? Quando mai gli Stati Uniti avevano dimostrato prima così tanta attenzione per un blogger italiano?
E si pensi anche a come è rientrato subito lo “scandalo” che taluni giornali antigrillo volevano far scoppiare relativamente a pretesi investimenti sudamericani di un familiare di Grillo o al fatto che Grillo ha, in modo del tutto legittimo, una struttura internet anche in Svizzera. Non posso fare a meno di pensare che “qualcuno” da qualche ambasciata abbia telefonato a quei giornali “scandalistici” dicendo “Ragazzi, lasciate perdere.”
Ma la cartina di tornasole vera, quella che permette di stabilire senza ombra di dubbio se queste entità politiche di opposizione (all’Europa, all’euro, ai massacri sociali) fanno parte di un’opposizione realmente indipendente oppure se si tratta solo di pedine eterodirette, è se parlano di cose di importanza letteralmente gigantesca come il trattato euroamericano menzionato da questo articolo di Mr. Simplicissimus oppure lo spionaggio totalitario rivelato da Snowden, entrambe cose che rivelano spietatamente un’Europa serva al posto dell’Europa sovrana che sognavamo.
Se non ne parlano, l’inchiesta è già finita: sono delle pedine. Se ne parlano, ma non in prima persona, bensì lasciano l’onere di sviluppare il discorso a qualche più o meno blasonato ospite, idem come sopra: sono pur sempre delle pedine. Se la luna fosse sul punto di entrare in collisione con la terra, l’editorialista di un quotidiano non farebbe scrivere il pezzo a un collaboratore esterno, lo scriverebbe lui in prima persona.
Il che non significa che questi partiti di opposizione all’Europa, all’euro o alla crisi, non vadano votati, sono pur sempre il meno peggio, almeno dicono anche delle cose giuste. Ma non è una garanzia che poi le facciano. Per fare le cose giuste, oltre alla buona fede, ci vuole una reale indipendenza. Che nella situazione attuale di assoluta egemonia statunitense, purtroppo, non è data.
gli effetti della globalizzazione, piano piano, distruggeranno il pianeta così come lo conosciamo. Le barbarie andranno di moda…