Anna Lombroso per il Simplicissimus
Vogliono stravincere: Confindustria, l’Associazione delle Banche, la Rete delle piccole imprese, l’Alleanza delle Cooperative, le organizzazioni imprenditoriali italiane hanno chiesto al Parlamento un regime “straordinario” in occasione dell’allestimento della grande vetrina del Made in Italy, l’Expo, che permetta loro di assumere con contratti a termine senza vincoli. E l’incontentabile Assolombarda ha aggiunto, in ragione dell’interesse particolare delle aziende locali, la licenza – purtroppo solo temporanea – di deroga dai contratti nazionali.
Vogliono stravincere: in effetti c’è ben poco di straordinario nella richiesta di qualcosa che si è già largamente ottenuto, fatta per sancire provocatoriamente e simbolicamente che si è aperta ufficialmente, con la cancellazione di diritti e garanzie, l’età dell’economia informale, quella finalmente libera da lacci e laccioli, quegli ostacoli che hanno frenato il dispiegarsi della libera iniziativa e della sbrigliata creatività e imprenditorialità nazionale. Disinteressati alla legalità, visto che passano acrobaticamente dalla stato di corrotti a quello di corruttori, da concussi a ricattati, da correi a pentiti per poi ricominciare, sprezzantemente indifferenti alla tutela ambientale e alla sicurezza, dediti alla trasgressione di regole e doveri fiscali, amministrativi, abilmente sfuggenti a controlli, adesso vogliono la legittimazione delle conquiste padronali, il riconoscimento per legge dell’arbitrarietà e discrezionalità più dispotiche, l’ammissione di licenze private come prassi pubbliche, che peraltro non rappresenta certo una novità.
Vogliono stravincere, dimostrare la potenza della loro ideologia: per creare occupazione bisogna ridurre il costo del lavoro e le garanzie, corrompendo definitivamente con il ricatto e la persuasione procedure negoziali e sistema di rappresentanza, abbassando i salari, facendo concorrenza ai Paesi emergenti e al lavoro nero, al Bangladesh e al Bangladesh in patria, al Terzo Mondo e al Terzo Mondo interno.
Vogliono stravincere, così perdono di vista anche i loro interessi, in un ciclo perverso e ottuso. Le imprese risparmiano sostituendo il lavoro con i posti precari, la sicurezza con la precarietà, hanno margini di profitto superiori, ma producono sempre meno, prodotti sempre meno competitivi dal punto di vista della qualità, e che nessuno compra, a cominciare dai lavoratori che hanno visto crollare il loro potere d’acquisto. Ma non si voglio convincere e perseverano in un circolo vizioso e tossico, che ripete e riproduce sregolatezza, disuguaglianza e povertà.
Vogliono stravincere, con la concorrenza, quella sleale, mostrando al mondo – nella prestigiosa vetrina dell’Expo, cui contribuirà insieme all’economia informale, quella esplicitamente criminale che aspetta questa occasione di sviluppo per consolidare la sua presenza nel sistema degli appalti, nelle istituzioni finanziarie così affini per metodi e obiettivi, in piccole imprese fuori dal contesto profittevole delle relazioni “altolocate” – che non si fanno più minacciare e condizionare da pochi straccioni, che tanto se non cedono dovranno poi de localizzarsi anche loro, che è dimostrato che non serve investire in innovazione, tecnologia, qualità, che tanto i guadagni si fanno nel solito antico modo, quello dello sfruttamento
Vogliono stravincere, dimostrando che a fare sviluppo ci vogliono grandi opere, grandi eventi, grandi esposizioni grandi emergenze, magari anche grandi terremoti in assenza di grandi guerre e grandi ricostruzioni, che permettono grandi licenze, grandi deroghe, grandi ingiustizie.
Aggiungo che, quando in Italia le cose andavano un po’ meglio, la flessibilità era uguale a zero. La flessibilità è stata inventata per massimizzare il profitto facendolo pagare ai lavoratori e, in parte, ai contribuenti tutti. Quanto c’era la schiavitù, almeno vitto e alloggio erano garantiti, ora invece no.
Safonte
Buongiorno,
si dirà che hanno funzionato benissimo e quindi le “deroghe” temporanee diventeranno definitive. Del resto, come ha detto qualcuno, in Italia niente è più definitivo del provvisorio.
http://www.youtube.com/watch?v=KUVlrdfKowk
Safonte
“Vogliono stravincere, dimostrando che a fare sviluppo ci vogliono grandi opere, grandi eventi, grandi esposizioni grandi emergenze, magari anche grandi terremoti in assenza di grandi guerre e grandi ricostruzioni, che permettono grandi licenze, grandi deroghe, grandi ingiustizie.”
Sì, mi viene in mente che forse è questo il motivo per cui il fracking è così importante nell’agenda di questi signori. Ormai siamo arrivati al punto in cui l’economia vede gli sconvolgimenti tellurici provocati dalla mano umana come una “risorsa” economica di primo piano per organizzare le successive ricostruzioni. Però, se si è arrivati a questo, è perché il capitalismo non ha più alcun limite esterno e può seguire la propria vocazione dominatrice-distruttrice-ricostruttrice senza incontrare resistenza di sorta.
I decenni in cui è sembrato che il capitalismo potesse coesistere con l’attenzione alla società e ai deboli furono i decenni in cui Russia e Cina, con tutti i loro difetti, erano però in grado di spendere denaro e mezzi per propugnare dottrine anticapitalistiche e operare incisivamente, anche se nascostamente, sulla pubblica opinione europea (la cosa non riuscì negli Stati Uniti per l’atteggiamento ossessivamente antirusso che lì non è ancora morto neppure oggi). Il risultato fu un capitalismo dal volto umano che ci illuse sulle possibilità di questa filosofia economica di convertirsi in un motore di ricchezza universale intrinsecamente buono.
Con la conversione di Cina e Russia al capitalismo venne rimossa l’unica diga che impediva all’acqua di travolgerci, quindi l’acqua ora ci sta effettivamente travolgendo. E non c’è bisogno di una particolare cattiveria da parte dei “capitalisti”, è un fenomeno inevitabile, quasi di natura fisica. Ci vorrebbero nuove dighe. Ma, ironicamente, per costruire nuove dighe ci vogliono soldi, ci vuole capitale…