Corrado-Passera_h_partbChi l’ avrebbe detto: il ministro di cui si davano per certe le ambizioni politiche è il primo che butta la spugna e abbandona il progetto centrista montiano. Passera saluta la banda del loden dopo che è emersa l’impossibilità di una lista unica alla Camera perché i vari Casini, Montezemoli, Fini e quant’altri vogliono andare separati per mantenere la loro “specificità” (si chiamerebbe “modus operandi” in questura), ma soprattutto la loro capacità di ricatto. E questo al ministro dello sviluppo economico è andato proprio di traverso, tanto più che sul piano elettorale parrebbe una specie di vacuo franchising.

E che franchising, con i relitti di tutte le repubbliche, dal genero di Caltagirone allo shampato nazionale, Luca Cordero che ha già ottenuto l’anticipo per la sua prestazione: la legge di stabilità prevede tra le sue complicate  e sorprendenti pieghe anche uno sgravio fiscale per quelle assicurazioni che impongono alle automobili la scatola nera, la quale, guarda caso, viene prodotta (leggi importata) dal Montezemolo medesimo. Insomma la miserabile politica di sempre accompagnata dal crescere esponenziale dei conflitti di interesse.

Quindi Passera non ha alcuna intenzione di prestare servizio in un’armata Brancaleone dell’affarismo di Stato, non certo per scrupoli etici, ma semplicemente per il fatto che si tratta di un carrozzone senza futuro, aperto ad ogni ricatto, un guscio di noce che rischia di fare una figura da cioccolataio nelle urne, anche perché senza lista unica c’è da aspettarsi non poche spiacevoli sorprese nelle candidature. Di certo l’uomo ha ben altre ambizioni  che non quelle  di finire nel tritacarne di un’operazione senza senso, messa in piedi nel tentativo di dare a Monti e alla sua agenda una ragione di esistenza in politica e creare, come dire, una sorta di leva per le pressioni internazionali. Magari sarà più facile vederlo approdare nel Pd o magari anche altrove, dove le chances sono certo migliori che non nel brodino montiano, costruito con i più noti Barabba e condito con una straordinaria dose sobria demagogia.

A Passera di certo non manca il fiuto e se Monti che sembra un presuntuoso pesce fuor d’acqua, fosse intelligente come crede, si affretterebbe a dar retta al naso del suo ministro: comparire come il Deus ex machina, il mentore di questa accozzaglia rischia di costargli carissima. Più che di aiutarlo a salire in politica, rischia di trascinarlo in una caduta agli inferi. Del resto già il fatto di mettersi alla testa di una pattuglia di bravi senza però avere il coraggio di presentarsi direttamente già illustra la sua tempra di “statista” di carta velina. Certo ci sarebbe da indignarsi pensando che c’è alla porta un venditore di Rolex taroccati che cerca di spacciare il cambiamento con le immaginette di Casini, Fini, Ichino, Montezemolo, Rutelli e quant’altri. Ma in realtà si vede benissimo il gorgo di tracotanza e confusione, di così profonda  inadeguatezza del personaggio che quasi quasi verrebbe da dire: torna a casa Lassie.