Claudia Pepe per il Simplicissimus
C’era una volta Don Milani. Oggi c’è don Roberto Scattolin, parroco di Rustega in provincia di Padova. Nell’atrio della Chiesa ha affisso un manifesto-proclama:il volto di Cristo con sotto il monito perentorio “Bocciato=Peccato. Provvedi!” Avviso Sacro. “Caro bocciato, mi fai pena e rabbia. E’umiliante anche per te dover segnalare ad altri la tua bocciatura. Spiace a tutti, perdere un anno per pigrizia, leggerezza, indisciplina. Vizi o limiti che si radicano nella vita, ben oltre il periodo scolastico. Ti invito a verificare perché ciò è accaduto .Hai violato i comandamenti.. Qualcuno si salva dal peccato. Pochi , però. Quando manca l’impegno costante, un bocciato è quasi sempre responsabile della sua situazione. Ha arrugginito la sua volontà e sciupato un anno della sua vita, ha umiliato i suoi genitori, il loro sudore per farlo studiare, ha sperperato i loro soldi per mandarlo a scuola , intaccato il prestigio dell’ “intera famiglia”. E’ doveroso farsi un esame di coscienza , darsi una mossa, pentirsi e confessarsi .L’etica cristiana e impegno scolastico vanno a braccetto e, come diceva Socrate ,c’è un solo bene : il Sapere ; c’è un solo male : l’Ignoranza”.
Questo il diktat di Don Roberto . Probabilmente non ha tenuto conto che una bocciatura è somma di tanti fattori convergenti nella vita di un ragazzo. Dall’alto di uno” scranno”, pensando di avere una verità imprescindibile, ci si dimentica di stare vicino a chi è meno avvantaggiato, a chi non aderisce ad un pensiero imperniato sulla competitività, sul primato dei vincenti. E’ terribile che si esprima riprovazione per “chi non ce la fa”. Si mette in moto un meccanismo di emarginazione e condanna. Una condanna dichiarata, che passa dal pulpito alla famiglia, alla società, per finire ad una vita che ti rifiuta. La scuola e le persone che sono vicine ai ragazzi, devono motivare, devono attivare il bagaglio delle esperienze personali, perché queste sono le più sentite e non appartengono agli altri, non sono le aspettative a cui ambiscono i genitori o persone vicine. Sono la voglia di esserci, di dire la propria, di mettersi in gioco come persona, di dare qualcosa di personale per migliorare una qualità di vita o di processi sociali ancora non sufficientemente sereni e agevoli.
Quando si parla di talenti , anche dal punto di vista teologico, si intende proprio questo: dare. Dare di sé, per ricevere ed apprendere, avere uno scambio vicendevole di realtà umane che sono tese ad una crescita collettiva densa di profondi segni di appartenenza e portante di evoluzioni caratteriali. In questo percorso è importantissima la stima che ognuno ha di sé e che attribuisce un senso di efficacia o non , che ci fa percepire un controllo o subire le conseguenze, che ci fa partecipare o riportare.”Ama il prossimo tuo come te stesso.” Lo” scranno” qualche volta dimentica anche questo ma, soprattutto ,quella congiunzione:”come”. Il “come”, tante volte dimenticato, è l’apertura che ti dà la chiave per aprire ogni porta. Il “come” si fanno le cose,” come” posso arrivare, “come” posso” raggiungere , “come “sentire ed ascoltare le mie parole”. Cambia completamente il senso delle cose della vita : i fallimenti diventano rinascite , le sconfitte resurrezioni. Don Milani , il più grande riformista della Scuola Italiana, aveva adottato il motto “I Care” letteralmente mi importa, mi interessa, ho a cuore, in dichiarata contrapposizione al “Me ne frego “, simbolo di una cultura fatta di apparenze, di ignoranza , di “vincenti”.Don Milani, amava i gregari , perché la scuola è fatta dagli ultimi come dai più bravi, e non esisterebbero nessuno dei due se le loro vite non si incrociassero , per arrivare non per primi, ma insieme.
I ragazzi bocciati , non sono peccatori..Anche qui, lo” scranno “, non ricorda un altro episodio della vita di Cristo :”Chi non ha mai sbagliato, scagli la prima pietra”E di pietre ultimamente se ne vedono tante, ma mai le mani di chi le scaglia. Forse quelle pietre arrivano nel cuore di qualche ragazzo , che soffocato dalla sua stessa vita, decide che non vale la pena vivere da “peccatore”. A differenza della vita, che qualche volta umilia,la famiglia la scuola e la Chiesa, hanno l’obbligo di accogliere. In ogni luogo, esiste il Bene e il Sapere, il Male e l’Ignoranza. Sono nati dallo stesso albero da cui noi siamo stati alimentati. Sta a noi ascoltare, vedere, osservare, capire, comprendere. Non condannare. Socrate, voleva estirpare dai ragazzi l’ignoranza, ma non con la violenza, bensì con l’azione quotidiana del cogliere. Cogliere tutto il mondo più bello che i ragazzi portano nella loro cartella.
@sunwinds vedi qual è il vero problema per gli educatori, clero compreso? Che non si resiste alla tentazione di assegnare un giudizio.
Interveniamo ed esprimiamo le nostre riflessioni e, prima o poi arriva un giudizio: “come si vede da molte risposte qui presenti alcuni reagiscono con la solita querelle contro chiesa e preti con argomenti non pertinenti”
Un vero peccato, davvero non resistere.
E lo dico da, nonostante l’ex, insegnante. E’ un vero problema. Il peccato lo giudica nostro Signore, invece i pensieri, vedi caso, ci sentiamo tutti autorizzati a valutarli invece che discuterli.
Sulle tue opinioni esprimo qui un dissenso, ma anche il massimo rispetto. La mia perplessità nasce da una questione più generale: come si diventa “fannulloni” a scuola? Oppure “fannulloni” si nasce?
🙂
Ho visto l articolo in questione perché mi trovavo nella zona dove è accaduto il fatto per lavoro. Quella del.prete e naturalmente una provocazione alla quale come si vede da molte risposte qui presenti alcuni reagiscono con la solita querelle contro chiesa e preti con argomenti non pertinenti. Il Problema sta nella parola PECCATO che a molti sa di bigottismo. Lavorando nella scuola come educatore posso dire che essere bocciati oggi non è la somma di molti fattori ma il risultato di un atteggiamento di irresponsabilità, voglia di far niente da parte degli studenti. PECCATO che siano sempre più numerosi gli studenti di questo tipo. La scuola oggi boccia i fannulloni a oltranza e.gli insegnanti sono diventati più degli assistenti sociali che dei docenti. Don scattolon provoca chi è bocciato a riflettere sull atteggiamento nei confronti della vita. Il livello culturale in italia e bassissimo e quello degli studenti sempre più imbarazzante. E’ un PECCATO avere il paese più bello del mondo ed essere fra i più ignoranti d Europa e non solo……
Proteggono mafiosi e pedofili, si accaniscono contro gay, tossicodipendenti e studenti che restano indietro a scuola. I cattolici stanno diventando la feccia della società…
Ricambio Frida 🙂 non capita di frequente. Grazie.
bella chiacchierata, grazie MsP
Don Marco sa meglio di me che *quando * si parla di peccato si scaglia la pietra.
sorry
@frida, è importante, convengo, conoscere il pensiero correttamente interpretato. Accanto a questo sono tuttavia portata a pensare, e lo dico da credente, che un pastore potrebbe sempre considerare se stesso come tale. E come tale a me sembra che sia lui che ha “generalizzato” per primo. E il testo di cui sopra è suo. Allora finchè si parla di messaggio io ci sto. Invece quando si parla di peccato, allora le parole pesano e dette da un prete, e mi dispiace dirlo, pesano molto.
Oltretutto sapendo di essere una persona con visibilità, amplificazione mediatica e un certo potere allora pesare le parole non sarebbe male.
Da insegnante ho imparato a pesarle bene. E se mi scappasse una parola di troppo me ne scuserei. Don Marco sa meglio di me che si parla di peccato si scaglia la pietra. Se la veda lui. A me dispiace molto per la scuola e i ragazzi che devono studiare di più, impegnarsi molto e crescere essendo responsabilizzati anche se, in cambio, oggi non ottengono nulla. In cambio del proprio impegno si devono accontentare di aver studiato per “accrescere la propria cultura personale”; meglio di niente, ma questa società è ingiusta. Un prete potrebbe capirlo.
E capirebbe anche che se un ragazzo bravo e senza peccato esce dal liceo e dall’Università gli toccherà iniziare a far peccato accettando di lavorare di domenica nei turni dei centri commerciali (facendo altri innumerevoli turni di peccati…) e una ragione c’è.
Cara Claudia, ho già scritto qualcosa, quando l’altro ieri avevi anticipato questo testo..Per il vero tu sai che io non sono credente. e non lo sono a ragion veduta. Ma non solo per questo, ovviamente..Un po’ di biografia..
La mia infanzia in collegio mi fece sperimentare il dolore, per la vessazione continua, l’umiliazione di vedere una ragazza che, figlia di una prostituta, se fece un giorno la pipì nel letto, e la mandarono, lì nel novarese, in pieno Inverno, in una soffitta buia, dove c’erano i lavatoi, a lavare a mano le sue lenzuola bagnate di urina, con l’acqua fredda. Lavatoi che erano alti per una ragazza, non tanto alta, come me. Io avevo quattro anni, in collegio ho visto tante cose, che sono restate impresse nella mia mente..
Poi adolescente, nei confessionali, si consumava lo scempio delle domande “morbose” dei preti..che io non oso pensare, ma lo penso che ci “davano di mano”. Non solo questo prete, che mi pare un imbecille che non considererei, ma c’è un fondo oscuro, dentro questo clero..che non può essere diversamente..Quella cattiveria che si ha, quando il corpo è “abbandonato”, “costretto”, e quella cattiveria che trovo anche nelle pagine dei Vangeli..e delle Scritture..Se non si riconosce la donna, non si possono riconoscere i bambini..Sono oggetti da eliminare..Vale anche per le suore…Grazie hai detto alcune cose che senz’altro condivido..ma io sto molto alla larga da questi preti, che hanno perso l’umano e l’umanità…Ciao..
mariaserena, hai ragione in generale. ma in questo caso, una volta individuato il vero nome del prete, si trovano vari articoli (soprattutto locali) che ne spiegano il pensiero in modo corretto. se poi leggi i commenti qui sopra ti rendi conto come ormai si butta la bistecca e si aspetta che che il branco la spolpi.
“”Bocciato=Peccato”, la provocazione di don Marco Scattolon a Rustega di Camposampiero
„Dopo infatti la battaglia contro le aperture domenicali dei centri commerciali che metterebbero a rischio il senso del giorno che dovrebbe essere dedicato allo stare in famiglia e non allo shopping sfrenato, adesso il battagliero parroco prende di mira gli studenti inetti, capaci di farsi bocciare: “un insulto alle migliaia di bambini e ragazzi dei paesi del Terzo Mondo che vorrebbero studiare, ma non ne hanno la possibilità”, ha scritto nella sua cartolina settimanale. Come rimediare secondo don Marco? Attraverso il pentimento e la confessione. E, ovviamente, rimboccandosi finalmente le maniche.“
sinceramente trovo questo punto di vista condivisibile. credo che don gallo non direbbe nulla di diverso.
@frida convengo con te; è anche vero che un refuso può capitare nonostante su questo sito sia davvero raro. Invece l’impostazione che tende a generalizzare mi pare piuttosto diffusa sui grandi media, cartacei e non, che hanno mezzi e finanziamenti (nostri) e che avrebbero la possibilità di fare inchieste serie.
Di solito era buona norma e prassi di un bel giornalismo non ascoltare una sola campana, ma sentirne almeno un’altra. Trattandosi poi di preti i campanili non mancherebbero e lo scampanio nemmeno.
Invece i grandi media si sono fiondati sul prete-scandalo (per me quel prete è tale), sul prete mediatico, sul prete vanitoso ma da terapia d’urto.
A noi non rimane che usare la testa.
Non esagero perchè non ho voglia ne tempo da perdere con queste creature meschine e fasulle della chiesa, ma con tutto il cuore..caro Don come caz… si chiama…vedi d’annaff…….tu e i tuoi fratelli..
@mariaserena: perfino sui preti sarebbe bello non generalizzare. questo, in particolare, a volersi informare chi è veramente, risulta essere un personaggio tutt’altro che sgradevole. come testimonia questo articolo del Mattino di Pd, gruppo Repubblica, quindi non proprio vicino a Famiglia Cristiana. Ma ormai generalizzare è di moda, neanche ci si preoccupa di citare il protagonista col nome corretto.
http://mattinopadova.gelocal.it/regione/2012/04/12/news/don-marco-scattolon-il-diavolo-lavora-sempre-la-domenica-1.3924987
@frida: completamente d’accordo.
I rapporti tra scuola e famiglia sono deteriorati, come quelli comunemente in atto in qualunque situazione sociale in cui ci sia un rapporto tra “prestazione/ricevimento di servizio”(brutto chiamarla così, ma per intendersi); tipo medico-paziente (e viceversa), uffici pubblici e cittadini ecc. Deteriorati sono il tessuto sociale, la possibilità di dialogare non per sopraffare ma per capirsi e così via.
Spesso non ci si accorge che non è così che si affermano i propri diritti.
Ma non difendo tutti gli insegnanti (tanto meno presidi o dirigenti vari); dicevo invece che una tendenza a generalizzare non aiuta.
ma quand’è che la curia cattolica inizierà a pagare le tasse come i comuni cittadini italiani, senza privilegi fiscali ??
@mariaserena: bisognerebbe allora, mi pare, aprire anche un spiraglio sulle famiglie e su come, a detta di amici insegnanti, sia cambiato il rapporto tra insegnanti, genitori e studenti. pare infatti che una nota, una bocciatura sia a volte vissuta come reato di lesa maestà da parte delle famiglie.
p.s il prete si chiama Marco Scattolon, non Roberto Scattolin
grazie
“Peccato” è anche il frequente generalizzare sull’argomento scuola, (recentemente ho letto anche articoli sull’esame di maturità abbastanza approssimativi, e che riciclavano sempre le stesse minestre). Del lavoro degli insegnanti ci si ricorda troppo spesso solo per farne macchiette. Lo fanno anche autori accreditati.
Nonostante le mie numerose e sgomente riserve su scuola, docenti e politica scolastica penso che di scuola ci si dovrebbe interessare di più, meglio e non solo per cercare di far colpo con articoli a sensazione.
Non mi sto riferendo a questo post, ma a una tendenza troppo diffusa non oggettivamente riflessiva.
Grazie.
La notizia era sull’ultima pagina del Fatto quotidiano di ieri.
http://www.retescuole.net/contenuto?id=20120720201956
Già no si trova, almeno io!
ehm, non trovo la notizia, o meglio la trovo riportata su un forum (il prete per altro si chiama Marco , pare) che la rimanda al gazzettino. dove però non v’è traccia. potete mettere il link?
lo cercavo anche io, grazie.
Un curato così si dovrebbe curare dallo psichiatra, dal neurologo, dal gastroenterologo (probabilmente ha una serie di patologie lancinanti) , direi anche dall’andrologo (faccia dunque un check completo) e pure dal suo confessore.
Si potrebbe dire tanto sull’argomento, anche che analizzare il perché di un insuccesso è giusto ed auspicabile.
Si potrebbe anche aggiungere che la scuola e la chiesa, come la famiglia, devono accogliere, ma anche indirizza, guidare e se occorre correggere facendo capire il senso di una correzione.
E’ ben raro che qualcuno ottenga il successo nel suo iter scolastico solo per grazia ricevuta o talento naturale o forza di volontà innata e personalmente coltivata.
Ma proprio per quanto sopra, e proprio per l’arroganza di quel manifesto-proclama il cui testo è virgolettato (e non c’è motivo, allo stato attuale, di ritenere si tratti di uno scherzo di imbecilli, ma me lo augurerei volentieri) proprio per questo non vale la pena di chiamare in causa Scuola, Famiglia e Chiesa. Troppo onore.
Se davvero il succitato don Roberto ha scritto quelle frasi è una persona nociva, colpevolmente nociva e sarebbe bello che i suoi fedeli lo lasciassero solo, a chiesa vuota, a ragliare a se stesso.
Non si sa mai. Potrebbero accettare il consiglio.
Ma tra lui è l’insegnamento cristiano dobbiamo riconoscere che non c’è nulla in comune, tanto meno c’è qualcosa che ha insegnato Cristo (come bene il post evidenzia)
Le ragioni, invece, per cui un ragazzo farebbe bene a interrogarsi sul suo insuccesso non sono meno forti di quelle che, sullo stesso argomento, si devono chiedere Scuola, Insegnanti e Famiglia.
Invece è scesa in campo una malintesa meritocrazia. E siamo al delirio, anche pretesco.