Si era detto che la manomissione dell’articolo 18 non avrebbe cambiato molto le cose, che forse non sarebbe stato un toccasana per l’aumento dell’occupazione come nell’ottuso verbo dei professorini, così ignoranti da non conoscere nemmeno la letteratura economica che ridicolizza questa tesi e mettendosi così al livello della Carlucci, ma nemmeno avrebbe aggravato più di tanto la condizione dei lavoratori. In quel che rimane della sinistra funziona ormai un solo ufficio: quello per la ricerca degli alibi e per insegnare a fare bene spallucce.
Questi signori che al Senato votato per lo scasso di un minimo di diritti del lavoro, non hanno nemmeno pensato a quanto possono pesare gli elementi simbolici. Sono decenni che sono lì a seppellire simboli in cantina, a cercare di dimenticarli, a nascondere sotto cumuli di parole e di falsa concretezza la cattiva coscienza. Hanno persino dimenticato il significato di simbolico e giurano di non saperne nulla, senza e senza se. Anche un po’ senza testa, ma questo per la politica attuale è uno svantaggio di poco conto.
Invece gli elementi simbolici hanno una straordinaria potenza. E una volta scardinatone uno ecco che crollano anche tutte le concretezze fasulle e le spallucce si trasformano in artrosi. La certezza viene dall’Emilia dove si è scoperto che parecchie aziende da una parte impongono col ricatto agli operai di tornare in fabbrica, dall’altra pretendono la firma di una liberatoria che solleva i datori di lavoro da ogni responsabilità. E’ questo il modo di interpretare le disposizione della Protezione civile che, un po’ per la fretta, un po’ perché il governo non vuole spendere soldi, specie quelli destinati premiare i biscazzieri, ha dato ai titolari delle aziende tutta la responsabilità in merito all’agibilità e alla stabilità dei capannoni rendendoli liberi di fare perizie private. Immagino assolutamente oggettive, come accade in Italia. Ma si sa che ormai da tempo l’unica responsabilità di cui le aziende vogliono caricarsi è il profitto cos’ hanno scaricato ogni onere sui dipendenti.
La Cgil ha diffuso come prova una lettera della Forme Physique di Carpi, in cui la richiesta di liberatoria è chiara e senza appello, nonostante i contorcimenti del titolare per inventarsi gustose giustificazioni. Magari un modo per esercitarsi in dattilografia. Eccola qui sotto il documento che senza se e senza ma è un atto di accusa verso chi non ha ritenuto di difendere diritti e dignità.
…conosco e sto osservando la realtà da molto vicino che è la condizione primaria, essenziale per giungere alla verità oggettiva.
Se non ti piacciano le citazioni, come le definisci tu, arabeggianti… te ne cito una tutta occidentale, fatta da un personaggio sicuramente a te sconosciuto “Voltaire” il quale asseriva:
La necessita’ di parlare, l’imbarazzo di non aver nulla da dire e la brama di mostrarsi persone di spirito sono tre cose capaci di rendere ridicolo anche l’uomo piu’ grande.
Non mi piacciono le citazioni e non ne ho fatte. La frase che ho scritto è assolutamente personale.
Invece, per quanto riguarda la tua citazione, devo dirti che i proverbi arabi non mi interessano perchè hanno sempre un fondo di arroganza e ipocrisia (se non fosse così, non avrebbero il brevetto del burqa).
Ma, visto che parli di verità: tu la conosci la verità della vicenda di cui stiamo discutendo?
La sicurezza sui posti di lavoro è completamente disattesa in italia oppure è “fai da te” come in questo caso senza avere alcuna competenza in materia. Nel 2011 ci sono stati 1100 morti, una media di circa 3 al giorno e la motivazione è sempre la stessa: un costo che sottrae profitto.
Questo è il tuo pensiero? Questa è l’unità di misura della tua intelligenza?
In un paese classificato ad alto rischio sismico, ad alta densità produttiva, con strutture produttive non più vecchie di 10 anni, fatto di gente intelligente, un terremoto di magnitudo 5.8 non dovrebbe essere ricordato come una strage.
Forse il problema e che i più, come i galli in un pollaio che gonfiano il petto per apparire più grandi di quello che sono, ostentano intelligenza senza riuscire nell’unico intento che rende nobile tale termine e cioè: applicarla.
Visto che ti piacciono le citazioni te ne cito una io:
“Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità
Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero”
@kmatica
Una legge non può sostituire il pensiero nè una laurea in legge può sostituire l’intelligenza.
Che l’italia sia il regno della burocrazia è risaputo. parlare di quello che potrebbe essere o di di quello che è stato è un modo per non parlare del presente ovvero di quello che “è”…”Per me, comunque, rimane un fatto che dimostra che per” sfortuna in italia esiste ancora della gente che alla stessa stregua dei burocrati con un pezzo di carta cambia cio che è inagibile in agibile.
Lo speudo-imprenditore, ripeto, poteva avvalersi dell’autocertificazione a seguito di perizia di un tecnico accreditato che si ottiene in 24/48 ore ne più e ne meno come coloro che hanno avuto le case lesionate che stanno attendento il nulla osta per potervi rientrare senza potersi avvalere di detta autocertificazione.
Mi pare una procedura sensata, strana per l’italia ma non di certo ideologica. Ideologia invece che intravedo in chi specula sui timori e sulle paure di chi teme di perdere il lavoro rendendosi disponibile a rischiare la propria vita pur di non perdere l’unico sostentamento.
I vigliacchi si fanno scudo degli operai per nascondere le proprie responsabilità affermando “me lo hanno chiesto loro”.
Questo è un pessimo esempio di impreditoria che nuoce a quegli imprenditori che spendono risorse e denaro per la sicurezza dei propri dipendenti e dei luoghi di lavoro con corsi e migliorie procedurali tecniche e strutturali.
Sicuramente non hai mai avuto dipendenti e quindi ti consiglio di leggerti la legge 81/2008, eviterai di scrivere castronerie in futuro, alla stregua dello speudo-imprenditore che se avesse consultato semplicemente un avvocato preventivamente si sarebbe risparmiato una impugnativa giudiziale.
@kmatica
Il mio commento voleva essere più concettuale e rivolto al “grande scandalo” suscitato dalla liberatoria. Non conosco i fatti ma credo che lo scenario più verosimile sia che i lavoratori dell’azienda abbiano valutato che valeva la pena affrontare qualche rischio ma non sospendere l’attività produttiva (si deduce chiaramente dal tono del documento). La titolare, sicuramente daccordo su questa valutazione, ha stilato giustamente – e lo sottolineo – la liberatoria per avere comunque un elemento che testimoni che la decisione era condivisa con i suoi dipendenti. Fermo restando che le responsabilità penali non possono essere trasferite ad altri (e quindi tanto di cappello all’imprenditrice che era disposta ad assumersele), immagino che sul piano civile abbia qualche valore, magari per scoraggiare i nipoti dei cugini di terzo grado emigrati all’estero vent’anni fa dal pretendere il pagamento degli eventuali danni. Se questa è stata la vicenda reale, non vedo ne lo scandalo ne la ragione dei toni cupi usati in questo blog. Anzi, mi è sembrata una delle poche iniziative logiche, cioè basate su un processo di analisi, valutazione e decisione, intraprese in questi giorni. Tutto lo scandalo, invece, mi sembra una iniziativa semplicemnte IDEOlogica.
I tecnicismi sull’ipotesi di ricatto, scusa, ma sono veramente inconsistenti. Sui giornali si è letto chiaramente che i dipendenti hanno preso le difese della titolare (quale ricattato prende le difese del ricattatore?). E non poteva essere diversamente perchè è chiaro che la volontà era comune e condivisa.
Per me, comunque, rimane un fatto che dimostra che per fortuna in Italia c’è ancora gente capace di assumersi responsabilità, di agire anzichè aspettare, di usare la testa e…gli attributi.
@Demagogia di basso livello
Se gli imprenditori pretendono una liberatoria, è EVIDENTE che….non sono in regola con l’agibilità dei loro stabilimenti diversamente perché dovrebbero subordinare una tua ipotetica richiesta delle maestranza a riprendere le attività produttive ad essa?
Senza contare l’aspetto giuridico. Nonostante il termine faccia supporre ad una liberatoria di responsabilità per entrambe le parti, nella realtà la responsabilità viene trasferita da un soggetto all’altro e, alla stregua di un contratto, patto, accordo etc. la legge invalida tutto ciò che è in contrasto con essa e/o regolamentato.
Quindi le responsabilità sussistono oggettivamente in seno al cedente, il quale mediante sottoscrizione le trasferisce al cessionario.
E’ evidente che nessun imprenditore di buon senso, in possesso dell’agibilità post-terremoto dei propri locali produttivi – che tra le altre agevolazioni burocratiche riservate alle aziende può avvalersi dell’autocertificazione subordinata ad una perizia tecnico-privata di consulenti accreditati – si sognerebbe di far sottoscrivere e ancor peggio di esibire una manleva scritta di cessione di responsabilità quando una semplice perizia – almeno formalmente difronte alla legge – lo esonererebbe da dette responsabilità.
Ecco spiegato, semplicemente con il ragionamento, perché si potrebbe ipotizzare in questo caso di ricatto, anche maldestro, con tanto di scritto che ne sancisce la doppia responsabilità, sia giuridica che morale.
Tralascio volutamente l’aspetto “Sicurezza” e precisamente tutto ciò che è regolamentato dalla legge 81/2008 che tra i principi fondanti sancisce “… il datore di lavoro è responsabile della salute e sicurezza dei propri dipendenti che deve garantire in funzione delle conoscenze dell’epoca.
Se gli imprenditori pretendono una liberatoria, è EVIDENTE che sono gli stessi operai che chiedono alle aziende di riprendere le attività produttive (diversamente, la liberatoria non avrebbe alcuna base logica, no?). Ma se succede qualcosa, chi va alla gogna?