La Fornero ora dice che è colpa sua e non più come sette giorni fa dell’eccessivo amore per la protesta o per le scorpacciate di pasta al pomodoro. E immagino che questa momentanea astensione  dalla tracotanza verbale, sia tutto quello che possono ottenere esodati, precari e pensionati: ne saranno felici, pagheranno mutui ed affitti in conto scuse.  Anche Passera recita l’atto di contrizione e lancia l’allarme, perché forse non sembrerà, ma i  tecnici sono svegli, basta dargli cinque o sei mesi e gli viene il dubbio di aver fatto eine grosse cazzata: oh si ora Passera teme per la tenuta del Paese. E anche Draghi, autore della famosa lettera di agosto, balbetta fumosamente di crescita, ma si vede a occhio nudo che gli piacerebbe attribuire  quella missiva al fattorino del bar, scritta a tradimento, mentre lui era distratto. Ma nessuno gli crederebbe: i fattorini sono troppo intelligenti.

Il premier, a parte intervenire sulla contabilità dei suicidi,  si attacca con vigore alla cordata della fuffa in crescita che arriva da Francoforte: alla fine del 2011 non ha avuto il coraggio di contrattare fiscal compact e fondo salva stati, pareggio di bilancio in Costituzione e macellerie varie, ha firmato cambiali in bianco che il Paese non può reggere e ora non ha il coraggio di dire agli italiani che l’idea di non rispettare per tre anni ciò che lui stesso ha sottoscritto pochi mesi fa, non può essere accettata da Bruxelles e che anzi è già stata respinta con perdite da Barroso.

In più abbiamo fatto lo stesso la figura dei cioccolatai prima aderendo al patto di ferro sull’austerità e poi tentando di venirne fuori. Prima rifiutando le avances francesi per cercare di ammorbidire i diktat della Merkel e ora sperando che Hollande in qualche modo ci tolga le castagne dal fuoco. Il tutto mentre il mondo politico è letteralmente paralizzato un po’ dalla mancanza di idee, un po’ dal disastro come se l’idraulico chiamato ad aggiustare la rubinetteria stesse allagando la casa. Ma non muovono un dito, proni dentro il dramma del Paese, almanaccando i modi per ritrovare l’innocenza.

E tuttavia non si vede come uscirne. La situazione è tale che Monti sta persino meditando di dare  dispiaceri a qualche amico e di definire un accordo con la Svizzera per il rientro dei capitali esportati. Naturalmente si concederà tutto il tempo perché quei 100- 150 miliardi segreti prendano il volo verso altri lidi. Se va bene si troveranno le briciole.

Ma ecco la geniale e soccorrevole pensata che circola nelle auguste stanze tra Palazzo Chigi e i ministeri: il 20 % che si medita di prendere su questi capitali in nero e sfuggiti alle tasse non verranno incamerati direttamente dall’erario. Al contrario si costringeranno i reprobi ad acquistare speciali titoli del tesoro, così quei soldi segreti finiranno per restituire  anche un utile sul maltolto che alla fine pagheremo noi. Eh sì, quando la tecnica ti sorregge si pensano anche queste cose che a un comune mortale non verrebbero in mente nemmeno in sogno. Sogno poi, in un incubo.  Altro che antibiotico come dice qualche  delicato elzevirista delll’house organ di Marchionne, divorato dalla passione dell’alpinismo, soprattutto quando a sgobbare sui sentieri interrotti, sono gli altri.