Rosella Roselli per il Simplicissimus
Quando mia figlia era piccola mi sono trovata a volte nell’impossibilità di soddisfare qualche sua richiesta quando mi chiedeva un nuovo giocattolo. Se tentavo di cavarmela rispondendole che non avevo soldi in tasca mi diceva, candidamente, di pagare col bancomat, che a quei tempi doveva sembrarle una specie di bacchetta magica che le permetteva di realizzare i suoi desideri. Erano piccoli desideri ed era molto piccola anche Marta ma devo dire che imparò prestissimo il meccanismo della card, che le feci capire efficacemente e con la massima semplicità. Oggi mi piacerebbe, con la stessa efficacia e la stessa semplicità, spiegare a ragazzi che hanno poco più della sua età, i motivi per i quali non avrebbero dovuto scrivere al presidente del Consiglio Monti la lettera aperta http://www.linkiesta.it/blogs/l-agente-mormora/fate-presto-con-la-riforma-del-lavoro-parola-di-ventenni che ho letto stamattina.
Veramente il primo impulso sarebbe stato quello di prenderli uno a uno, questi ragazzi, e dopo averli invitati a riflettere sulle parole che avevano scritto, lasciarli senza paghetta e senza frutta per una settimana. Ma non ho mai usato questi sistemi con mia figlia e non lo farò stavolta. Preferisco quindi rivolgermi direttamente a loro.
Vi siete mai chiesti, ragazzi, come siete riusciti ad esprimervi in questo bell’italiano col quale esponete i vostri problemi, come avete potuto studiare nella tranquillità delle vostre camerette, quanto siano costati i vostri splendidi e allineatissimi sorrisi, come avete avuto la possibilità di viaggiare, divertirvi, vestirvi, comunicare con i vostri amici? Non so chi siano i vostri genitori, ma immagino che molti di loro, come me, abbiano per vent’anni e più raggiunto il proprio posto di lavoro col pensiero costante di poter garantire anche a voi una vita migliore di quella che stavano facendo, pur tutelati, fra mille affanni e difficoltà. Una vita diversa, in cui poter mettere a frutto i vostri studi, le vostre esperienze, le vostre inclinazioni, attraverso un percorso meno difficile del nostro e di quello dei nostri genitori. E’ stata dura, sapete. Tanto da farci lasciare da parte, a volte, l’impegno di proteggere come avremmo dovuto anche i nostri diritti di lavoratori, troppo spesso in questi anni sotto attacco e forse troppo spesso malamente difesi, quei diritti che crediamo ancora inalienabili e vorremmo conservare anche per il vostro futuro. Ed è probabilmente in questo la nostra parte di colpa.
Ma è imperdonabile davvero questa vostra brutta marachella, perpetrata con la cecità e l’egoismo dei vent’anni, che vi fa pensare che i vostri genitori siano ingordi e ingiustamente privilegiati, che vi fa credere che noi vi si stia sottraendo il futuro “adagiati nella bambagia delle tutele”. Parole dure, troppo, che lasciano nel cuore l’amaro e la rabbia. Vi siate lasciati irretire dal circo del grottesco paese dei balocchi in cui vi siete formati sperando di far parte della favola senza troppi sacrifici e dai Lucignoli di successo a cui la “cara signora Ministro” e il “caro signor Presidente del Consiglio” fanno fare tappezzeria nei tavoli in cui si decide il nostro e il vostro futuro. Ma la vita, ragazzi, non è una favola, dovreste avere ormai l’età per capirlo. Non c’è diritto, neanche quello della giovinezza, o quello della rivendicazione del merito, che possa affermarsi sulla perdita di altri diritti. Difendere i diritti è il primo dovere che abbiamo, tutti. E solo insieme potremo farlo meglio.
In un saggio pubblicato nel 1996, John K. Galbraith si propone di individuare che cosa sarebbe giusto fare per colmare il “tragico divario tra chi è più fortunato e chi invece è privo di mezzi”, al fine di realizzare la “buona società” – che è, appunto, il titolo del saggio – in un “sistema politico in cui […] i più fortunati sono socialmente e politicamente dominanti”. Un sistema in cui “c’è democrazia, ma in misura non indifferente è una democrazia dei più fortunati”.
L’Europa dei giorni nostri è sempre più dominata dai mercati finanziari, e sempre meno attenta ai reali bisogni della popolazione fino a decretare, in nome della stabilità monetaria – in pratica degli interessi delle banche e degli speculatori finanziari -, il decadimento dello stato sociale, e lo smantellamento delle più elementari tutele a sostegno delle classi disagiate.
In preda al delirio monetarista, delirio che spinge i suoi governanti alla maniacale osservanza della stabilità del rapporto deficit/Pil, senza apparentemente rendersi conto delle tragiche ricadute che tale osservanza ha sul piano sociale, l’Europa sta, di fatto, trasformando la democrazia rappresentativa nella “democrazia dei più fortunati”.
Ecco, l’impressione è che si tratti di una “squallidissima operazione di PR”, come ipotizza Anonimo (22 febbraio 2012 at 5:2)
Verissimo, ammesso che i suddetti “ragazzi” siano sinceri e non vengano fuori da una squallidissima quanto probabile operazione di PR. Il meccanismo del resto non è nuovo: negli USA vengono regolarmente pizzicate le “manifestazioni spontanee” del Tea Party organizzate da agenzie di pubbliche relazioni collegate al partito repubblicano.
Deboli contro deboli, il solito squallido spettacolo che va in onda in questo paese, quando i nodi vengono al pettine.
Il pezzo e’ efficace e molto ben scritto. Brava Ross.
Bellissimo articolo, diretto, conciso e chiaro. Credo che l’errore, appunto, sia stato nel non difendere i nostri diritti e soprattutto nel dare molto, troppo ai ragazzi ( per i sensi di colpa dovuti alla nostra poca presenza nella vita dei nostri figli) facendogli così credere che tutto è semplice, dovuto e che nulla costa fatica e sacrifi.
Per quanto riguarda gli alunni che hanno scritto a Monti, sono “Cocchi de Monti-de Mamma”, fanno parte di quell’élite che ha sempre governato e che sempre governerà.
Una bella risposta ma a chi è rivolta? Non troverà orecchie per ascoltare.Credo che questi ragazzi appartengano alla stessa buona società(non necessariamente dei ricchi)agiata e benpensante che c’èra nel mio liceo.Lontano anni luce da quello che è dover fare in famiglia i “conti della serva”.Si immaginano un futuro dove al termine di un brillante corso di studi, li aspetta una posizione professionale e sociale di prestigio.Dopo aver sgomitato e un discreto “mazzo” con altri loro consimili, intelligenti, benestanti,ben coltivati.Insomma vanno a diventare classe dirigente.Che impartisce gli ordini,mica li deve subire.Per loro il sistema funziona..ti fai il culo sgobbando e accettando le regole ferree,anche con autodisciplina e abnegazione personale..ma poi hai il premio che ti spetta.Soddisfazioni,riconoscimento sociale,soldi.E una vita creativa e stimolante.Niente di più lontano dalla madre del sottoscritto,alla quale dopo 35 anni di lavoro un giovane capetto disse”Lei non deve pensare!”.Ecco, i giovani sorridenti affluenti,in cravatta a vent’anni…andranno tutti a finire li.E’ evidente che per loro il dirtto altrui è un privilegio e un ostacolo, la tutela di chi ha poco un impedimento perchè i meritevoli,capaci,brillanti,rampanti, possano affermarsi. Quindi vi ringrazio per la risposta che condivido…ma altro che a letto senza cena, se fosse per me.