Il tunnel della Gelmini è un’inezia di fronte al precipitare del berlusconismo in cristalli di bugie e ricatti, senza che vi siano i riflessi di una qualunque politica fatto salvo il tabù di toccare i ricchi. Gli Stati Uniti dicono all’Europa di darsi da fare prestissimo altrimenti al default della Grecia ne seguiranno altri e sappiamo bene di chi si parla e Tremonti dice che i nostri conti sono in ordine, come se fossimo scemi. Ma in generale tutta la scena è occupata da interessi e interazioni personali, da bracci di ferro tra un potentato e un altro, da manovre intestine, dall’opaco muoversi di cricche, da reciproci ricatti e minacce.
E’ una mentalità ormai radicata: dietro ogni cosa si cerca l’appiglio segreto o degradante o depravato, come se questi fossero gli unici fatti che esistono e contano. E dunque non è un caso se il Giornale interpreta la nuova insofferenza della Marcegaglia al governo e il “Manifesto delle imprese” come una reazione allo scherzetto fatto da Tremonti in estate, con una piccola norma che estende gli accertamenti fiscali al 2002. In quell’anno ci fu un condono, considerato illegittimo dall’ Europa e al quale aderì la Marcegaglia, allora amministratore delegato del gruppo omonimo, che se la cavò con 9,5 milioni di euro. Ma adesso rischia nuovi accertamenti su operazioni che hanno lasciato un sacco di tracce in Svizzera, una lunga scia di fondi neri. Pare 400 milioni poi scudati al 5% .
Naturalmente il fatto che il Giornale esca con articolo del genere, nel quale per appesantire la force de frappe del ricatto si danno apertamente i numeri di conto in Svizzera dei Marcegaglia, significa che Berlusconi stesso è sempre più irritato dagli accenni della presidente di Confindustria a colpire l’evasione fiscale (quella piccola ovviamente, mica quella grossa che è solo finanza, ça va sans dire) e ad accusare il governo di immobilismo. Non solo i consigli di Marcegaglia & c sono impraticabili per Berlusconi, ma costituiscono un tradimento, il cedimento di una “socia” a certe richieste che vengono dall’ambiente imprenditoriale.
Così si stanno scannando tra di loro in una battaglia tridimensionale di avvertimento in cui ognuno è allo stesso tempo amico e alleato di uno contro il terzo. Il Paese affonda, ma Tremonti mente per la gola sui nostri conti, la Marcegaglia è ricattata e a sua volta ricatta Silvio. Il Paese affonda in questa ordalia in cui gli interessi generali sono scomparsi assassinati ad Arcore assieme ai rimasugli di etica con cui alle cene eleganti facevano la scarpetta.
Il Paese affonda per inerzia di un governo strutturato come una Pigna. Ridicolo ascoltare il cavaliere dire, che andrà via allorquando il Parlamento lo sfiducerà. Il Parlamento è lui e quindi come potrebbe sfiduciare se stesso?Inoltre continuare ad assistere al miserrimo teatrino di una Lega, che combatte la criminalità organizzata, salvando un uomo colluso, come il ministro Saverio Romano, ha del ridicolo. Ridicolo anche il discorso di sostenere un alleato con lealtà, tenendo in piedi un uomo inetto che ci sta portando alla deriva. Parole come lealtà, verso l’alleato suonano strane. Anche le organizzazioni criminali si basano sulla lealtà al capo, sugli ordini impartiti che vengono eseguiti e soprattutto sull’obbedienza totale . Ma dove stiamo andando? Ci rendiamo conto che siamo diventati appannagggio di baldracche, puttanieri e mafiosi?