Se c’è una cosa che non riesco a sopportare è la vacuità. E mi riesce ancor più insopportabile quando è usata per evadere dalle verità che pesano, per alleggerire colpe, per non prendere posizione.

Pare incredibile, ma a 67 anni di distanza dalla strage delle Fosse Ardeatine, i morti e i vivi devono ancora sopportare una retorica ambigua, un esercizio di equilibrismo sconcertante.  Ed è ancora più avvilente che questo esercizio venga dal Papa che si chiama Benedetto XVI, ma che per l’occasione si è acconciato nei panni di Pio XII.

E dice il buon Papa: “Ciò che qui è avvenuto il 24 marzo 1944 è offesa gravissima a Dio”. A Dio? Intanto bisognerebbe sapere a quale Dio, perché la questione non è affatto chiara e poi l’offesa è stata compiuta contro l’umanità più elementare e dunque contro la civiltà. E’ stata una ferita inferta a noi stessi. E se il Papa permette è stata un’offesa arrecata ai non credenti, anche ai buddisti, a tutti gli uomini insomma.

Ma la ragione di tanta metafisica vacuità, di questo nominare Dio invano è comprensibile, chiara, nelle parole successive: “Come i miei predecessori  sono venuto qui a pregare e a rinnovare la memoria. Sono venuto ad invocare la divina Misericordia, che sola può colmare le voragini aperte dagli uomini quando, spinti dalla cieca violenza, rinnegano la propria dignità di figli di Dio e fratelli tra loro”.

In una frasetta rituale e catechistica il Papa abolisce la storia. Non esistono più i nazisti e la loro feroce ideologia, né i fascisti che tenevano loro bordone, né gli ebrei, né chi si opponeva alla strage e che spesso aveva idee che alla Chiesa non piacevano. Si parla di cieca violenza come se si trattasse di un evento disgraziato e casuale, privo di radici politiche nel suo senso più complesso, privo di cultura, umori, di odio assurdo a cui la Chiesa cattolica stessa non è estranea. E si parla di Divina Provvidenza, laddove quell’essere fratelli non può avere un significato solo in riferimento a Dio. Per quello Cristo si è fatto uomo, mentre i papi cercano di farsi Dio.

Insomma un episodio dell’olocausto che ha avuto protagonisti inequivocabili, diventa una specie di santino senza né come, né chi, né perché. Forse per non urtare sensibilità ancora molto vive nel mondo politico di riferimento del Vaticano, forse per non dover nominare la guerra partigiana, forse per non riconosce alcuna storia e dunque nessuna laicità.

Così la fratellanza universale di cui il Papa si è detto sicuro, è tutta affidata alla Provvidenza e non alla cessazione dello sfruttamento, non a un’idea tutta umana di un mondo migliore, non alle battaglie, alle lotte, all’idea di progresso, cose che non piacciono alle religioni in generale, ma che non piacciono in particolare alla Chiesa cattolica nella forma conservatrice, ieratica e allo stesso tempo cinica di oggi.

Dio sarà pure misericordioso, ma non credo al punto di poter essere usato come pretesto.