Anna Lombroso per il Simplicissimus
Ieri sera ancora una volta la politica è stata sceneggiata e recitata in Tv. Un governo che ha tolto autorevolezza e potere al processo decisionale alle istituzioni e al parlamento, ricorrendo a un sistema alternativo fatto di misure speciali e di poteri eccezionali e di decreti “istantanei” mozioni di fiducia e faraonici provvedimenti che raccolgono tutta l’immondizia dell’inazione e indecisione, sono riusciti nell’impresa di conquistare e padroneggiare la dimensione dell’immateriale e dello spettacolo.
Ieri sera la Tv ha dimostrato esemplarmente che la visibilità, la rappresentazione e la narrazione hanno sostituito i luoghi della politica, quelli delle decisioni e quelle della dialettica. Gli elettori sono solo spettatori così come i cittadini sono stati solo consumatori?
L’irriducibile “vinto” Fini, l’improbabile e raccapricciante Cota hanno testimoniato che il tentativo di trasferire la polis ed anche le nostre esistenze in una dimensione rappresentata e parallela è riuscito. Il grande fratello, non quello di Orwell o forse si proprio quello, è il modello ripetibile e ripetuto. Anche grazie alla totale acquiescenza di quel che resta delle sinistra, appiattita se non sedotta, intenta a ragionare secondo l’episteme berlusconiana, indifferente o inadeguata a fronteggiare la dissipazione di un patrimonio di idee che rappresentano fondamenti irrinunciabili e noncurante di comprendere le ragioni della sparizione fisica del suo elettorato. E dire che le ragioni e i modi di restare avvinti a un popolo della sinistra a una piazza più vasta, spaesata a arrabbiata ci sono ma vengono svuotati e manomessi o almeno non comunicati battuti
Per paura della spirale del silenzio, di non saper fronteggiare l’incapacità nel pubblico di selezionare e comprendere i processi di percezione e di influenza dei media anche la sinistra ha preso a esuberare a tracimare con un ridondante contorto e a volte contraddittorio flusso di comunicazione e presenzialismo mediatico in sostituzione di confronto, dialogo e reputazione, e nel timore costante di essere una minoranza rispetto a una opinione pubblica dominante,sempre meno decodificabile…ammesso che esista ancora.
Che questa classe dirigenti abbia convinzioni arcaiche e obsolete è ormai acclarato. E lo conferma una sorta di supponente disinteresse sospettoso per la rete e la circolazione di idee e di fermenti che vi si agita all’interno. Un dinamismo di conoscenze che non è informazione, ancora. Ma che sempre più promette di diventarlo. Per questo credo che la guerra ai fabbricanti di conformismo e ipocrisia e paura tramite il potere mediatico potrà essere vinta da un esercito di “sabotatori” che cambiano canale, producono informazione e idee, applicano un diritto a comunicare e ragionare insieme
sai Armando un mio amico ha seguito la campagna elettorale di Obama sulla quale gira una letteratura sul primato della rete e così via. e mi confermava quello che pensi tu. che alla fine ai supporters così come agli elettori alla fine si sono dati strumenti tradizionali. li hanno dati non se li sono presi o dati da soli. si credo che bisogno ripensare a degli sbocchi se non tradizionali, ma in qualche modo più “tangibili” e spendibili
Un dubbio di fondo, Anna. Per quanto ancora la rete potrà continuare a essere territorio di controinformazione? Un esempio significativo è il controllo sempre più stretto sui video di YouTube e dobbiamo fare attenzione anche a processi come quello di Mediaset che acquisisce spazi televisivi su Internet. L’intenzione è evidente: occupazione e conquista anche del web. L’impressione è che continuiamo a considerare il web territorio libero e al di fuori di qualunque tentativo da parte degli altri. Il che è uno sbaglio: Silvio & C (a differenza della cosiddetta opposizione) non stanno con le mani in mano ad aspettare che ci rafforziamo. Picchiano pesante, un pezzettino alla volta, come stanno facendo con la televisione.
L’altro dubbio è l’impressione che ce la raccontiamo tra noi ma la proverbiale casalinga di Voghera non viene raggiunta se non poco e in modo distorto. Credo sia ora di tornare a controinformare anche fuori dal web ma non attraverso grandi eventi quanto attraverso iniziative continue e continuative: un esempio potrebbe essere un foglio settimanale di controinformazione formato A4 da distribuire gratuitamente (un volantinaggio, insomma). Controinformazione e basta, su cui possano concordare i 50mila gruppi in cui siamo divisi (senza pensare alle macedonie miste che vanno tanto di moda e hanno come unico risultato di deviare l’attenzione dai problemi reali). E mi fermo qui, con la convinzione che in fondo non sarebbe poi così difficile, perlomeno non quanto lo sarà tra poco, se tutto continua in questo modo.