Gabriella De Rosa per il Simplicissimus

Perché sono stufa del cui prodest. Per una volta, non vale chiedersi il perché, il percome e chi ne avrà vantaggio e chi sta dietro cosa. Ora vale  il mihi prodest e per me è abbastanza. Poi la De Gregorio può anche mettere i culi per pubblicizzare il suo giornale. Il fatto è che io non mi offendo per i culi in sè ma per il fatto che in giro (in particolare nel moderno totem che abbiamo in casa, cioè la tv), ci siano solo culi e nulla di altro, nessun altro modello, storia, tipo…di donna, per cui alla fine una donna è il suo culo (le sue tette, le sue labbra a canotto) e diventa una sineddoche semovente.

Un’altra sineddoche semovente è una donna per le gerarchie vaticane: in questo caso, diventa un utero semovente un incubatrice per figli e poco altro. Vero è che moltissime donne non hanno gli strumenti, non si possono permettere di manifestare…ma, se è vero che  le violenze ricadono soprattutto su di loro, è anche vero che non si può più lasciare che  un vecchio bavoso dica  ad una precaria che, siccome è carina, è meglio che si metta alla ricerca di un marito ricco (uno qualunque, purché ricco!) senza che nessuno e nessuna dica  ” vecchio bavoso, come ti permetti, credi che tutte le donne, anche quelle che non conosci, siano tutte disposte a mettersi all’asta (sia pure un’ asta matrimoniale)?”

Non si può più tollerare che il vecchio bavoso di cui sopra, possa dire ad una donna, assessore del Trentino, presente in veste ufficiale, se la può palpeggiare e non criticare con forza e rabbia  il suddetto assessore donna del Pd per  non avergli risposto (la scena si svolgeva nell’Abruzzo terremotato): ”vai a toccare assoreta”.

Questa passività è  non solo per me ormai insopportabile ma permette, come tutti gli atteggiamenti omertosi, che la violenza verbale e fisica continui. E facilita anche quella domestica. Anche quella sulle ultime delle ultime, perché trasmette ogni giorno attraverso il moderno totem, la tv un messaggio agli uomini, ai ragazzi, ai bambini, alle ragazze, alle donne, alle bambine… quello che che metà della popolazione italiana è fatta da ragazze sprovvedute, ma scervellate desiderose di vendere i ”quarti di bue” al potente  di turno e da altre, altrettanto scervellate, che sono in adorazione del primo maschio che gli capita a tiro: marito, figlio, fidanzato, leader politico ecc.

Tutto questo infila nei cervelli della popolazione, donne comprese che esistono esseri umani di serie B e fa sì che molti cominciano a pensare a loro come a degli oggetti e non come a delle persone, per cui si possono strapazzare, umiliare, ridurre in servitù, stuprare, picchiare, ricattare sul lavoro, minacciandole con la perdita del posto, da cui si può esigere che si sottomettano a corvèes sessuali umilianti per andare in posti di responsabilità, a volte si possono anche anche uccidere.

Per questo in me montano una rabbia e un disgusto troppo a lungo trattenuti e, di fronte a questa urgenza, passano in secondo piano la De Gregorio, De Benedetti, i calcoli del Pd, il ritorno della cultura azionista e tutti i numerosi ”cui prodest”. Il Talmud, del resto dice: “Se non sono io per me, chi sara’ per me? (mihi prodest) E quand’ anche io pensi a me, che cosa sono io? (solo se faccio qualcosa per me, lo faccio anche per gli altri) E se non ora, quando? (la domanda di chi non ne può più)”. E non  credo che usare la frase ”se non ora, quando” sia irriverente nei confronti di Primo Levi e del contesto in cui è ambientato il libro, perché è una domanda che parte dal cuore di ogni uomo  e di ogni donna in tantissime circostanze.