Ci sono parole che per i berluscones sono come l’aglio per i vampiri. L’altra sera ad Anno Zero è bastato che Santoro chiedesse a Masi quali violazioni lo avessero indotto all’ormai famosa telefonata, per mandarlo in confusione, per fargli fare la figura del cretino che parla a vanvera. O che parla senza avere alcun argomento se non quello di ribadire coram populo la sua servitù al capo.
Si ci sono parole che invitano a specificare, “quale”, “che cosa” “come” e “perché” puro cianuro per il non pensiero: appena pronunciate spezzano il rosario di banalità, distruggono la favola autoreferenziale, ti mettono di fronte al nulla che balbetta gli infantili perché sì , nel tentativo di dare un senso alle frasi fatte un attimo prima così convincenti. Annaspano nell’improvvisa consapevolezza del Truman show italiano.
Questi piccoli vocaboli così trascurati hanno un grande potere: evitano la contrapposizione parolaia di cui si nutre spesso la stupidità e l’incoerenza, disarmano l’interlocutore che, spogliato dell’appartenenza è costretto una tantum a pensare. E nel peggiore dei casi mettono i bastoni tra le ruote alle bugie. Così i Masi cadono dai sellini troppo alti per loro.
Non bisogna farsi illusioni: non cambieranno idea perchè semplicemente non ne hanno, le traggono solo dal loro personale interesse, come una bava di lumaca. Ma per un attimo avranno il dispiacere di guardarsi allo specchio, qualunquemente non specchiatamente.
si si hai ragione sul potere delle parole. si