Se vi dicessi: per anni ho abusato di un adolescente, mi rendo conto di avergli segnato per sempre la vita, ma sono pentito e mi dimetto, non mancherebbe qualcosa?

Voglio dire non mancherebbe un giudice, un processo, eventualmente un risarcimento, una pena? Certo, se lo dicessi io che in testa porto i capelli grigi e non uno zuccotto rosso, sarei probabilmente già in manette. Ma il vescovo di Bruges che ha confessato le medesime cose, chiede scusa, presenta le dimissioni da vescovo, prontamente accettate dal Vaticano,  e tutto finisce lì.

La Chiesa è ben felice che esista una sorta di zona franca per i reati commessi dai sacerdoti, che tutto si esaurisca nel peccato e non nel reato. Che basti il dichiarato pentimento. Ne è felice perché questo non solo certifica una sorta di impunità o quanto meno di occhio di riguardo, ma perché stabilisce una sorta di primato sullo Stato e sulle leggi.

Alle vittime debbono bastare i mea culpa e le mance, spesso date sottobanco con il ricatto del silenzio. Gran parte delle offerte dei fedeli, delle questue e delle decime finiscono nel sistema paga peccati, in un meccanismo infernale che si autoalimenta. Magna e tasi, l’undicesimo comandamento.