Nadia Somma per il Simplicissimus
La scorsa settimana nei programmi Ciao Darwin (Canale5) Barbareschi Sciok ( La7 ), sono state mostrate le seguenti immagini: durante la trasmissione condotta da Bonolis, due concorrenti uomini, sono stati invitati a “riconoscere” una  brasiliana osservando i glutei di quattro donne mostrati attraverso un siparietto di cartone con delle aperture che lasciavano vedere solo la parte anatomica in oggetto. Nel programma de LA7, invece, una ragazza era distesa nuda e immobile su un tavolo, ai lati del quale stavano seduti Vittorio Sgarbi e Luca Barbareschi, lo stesso che, con una “battuta” ha auspicato il nucleare in Sicilia per far si che si producano modificazioni genetiche nelle donne siciliane, alte appena 1m e 60 e quindi poco avvenenti secondo i gusti del deputato/conduttore/attore.
Il corpo della modella era dipinto e a malapena celato dalla raffigurazione di una carta geografica che riproduceva l’Italia. Durante l’intervista Barbareschi ha chiesto a Sgarbi dov’era collocata Ferrara, e ad un tratto Sgarbi si è alzato e ha toccato col dito il corpo della donna che istintivamente col braccio ha allontanato la mano di Sgarbi.
Quel gesto istintivo di difesa o di protezione a significare un non mi toccare silenzioso ha svelato il disagio di quella donna e probabilmente avrà trovato eco in molte spettatrici che assistevano per l’ennesima volta allo spettacolo dell’ umiliazione di una donna ridotta a supporto di una carta geografica, a un oggetto inerte esposto ed offerto come “una pietanza” tra quei due uomini.
La subdola umiliazione delle donne continua ad essere reiterata attraverso queste immagini a tutto vantaggio dell’affermazione dell’ideologia del macho: lui pensiero e non corpo, soggetto e non oggetto; e sono immagini che vengono riproposte nella televisione italiana decine e decine di volte al giorno, quasi scivolandoci addosso e forse senza che sentiamo più il disgusto per la loro volgarità, la loro beceraggine, la loro violenza pervasiva.
Sono trascorsi pochi mesi dalle discussioni suscitate dal video” Il corpo delle donne” di Loredana Zanardo che proprio attraverso le sequenze tratte da trasmissioni televisive, commentava l’umiliante immagine femminile nella televisione italiana, ridotta a corpo “sezionato” virtualmente dalle inquadrature della telecamera in una sequenza di glutei, seni, bocche. Sembrava un buon inizio.
Le riflessioni fatte si sono velocemente esaurite nell’arco di poche settimane, durante qualche programma di informazione, e soprattutto si sono arenate senza alcuna eco tra le mura di qualche circolo ristretto o su qualche blog frequentato da qualche intellettuale, qualche giornalista, e qualche donna impegnata in politica o nell’associazionismo femminile, relitto alla deriva che costituisce tutto ciò è rimasto del movimento delle donne.
Riflessioni che saranno magari riprese durante la riserva indiana delle commemorazioni e celebrazioni dell’8 marzo e del 25 novembre (Giornata Internazionale contro la violenza alle donne), per poi tornare al silenzio, esattamente come i corpi mostrati in televisione, nei restanti trecentosentatré giorni dell’anno.