Passate le elezioni la magica parola “riforme” torna nei riti della cronaca quotidiana. Un abracadabra ricorrente, un mantra che non significa nulla per ora se non lo sfascio ad personam della giustizia e della Costituzione. Eppure così irresistibile che la stessa opposizione non sa dire di no pur sapendo benissimo che la noce è vuota e puzza di marcio. Che siamo di fronte ad un nuovo volgarissimo promessaio, a un santo graal tolto dalla stoviglieria di villa Certosa.
Davvero non s’impara mai. Ecco allora un ottima proposta di riforme comparsa qualche decennio fa.
Per il problema politico:
a) Suffragio universale a scrutinio di lista regionale con rappresentanza proporzionale, voto ed eleggibilità per le donne.
b) Il minimo di età per gli elettori abbassato ai 18 anni; quello per i deputati abbassato ai 25 anni.
c) L’abolizione del Senato.
d) La convocazione di una Assemblea Nazionale per la durata di tre anni, il cui primo compito sia quello di stabilire la forma di costituzione dello Stato.
e) La formazione di Consigli nazionali tecnici del lavoro, dell’industria, dei trasporti, dell’igiene sociale, delle comunicazioni ecc. eletti dalle collettività professionali e di mestiere, con poteri legislativi, e col diritto di eleggere un Commissario generale con poteri di Ministro.
Per il problema sociale noi vogliamo:
a) La sollecita promulgazione di una Legge dello Stato che sancisca per tutti i lavoratori la giornata legale di otto ore di lavoro.
b) I minimi di paga.
c) La partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori al funzionamento tecnico dell’industria.
d) L’affidamento alle stesse organizzazioni proletarie (che ne siano degne moralmente e tecnicamente) della gestione di industrie o servizi pubblici.
e) La rapida e completa sistemazione dei ferrovieri* e di tutte le industrie dei trasporti.
f) Una necessaria modificazione del progetto di legge di assicurazione sull’invalidità e sulla vecchiaia, abbassando il limite di età proposto attualmente da 65 anni a 55 anni.**
Per il problema militare noi vogliamo:
a) L’istituzione di una milizia nazionale con brevi periodi d’istruzione e compito esclusivamente difensivo.
b) La nazionalizzazione di tutte le fabbriche di armi e di esplosivi.
c) Una politica estera nazionale intesa a valorizzare nelle competizioni pacifiche della civiltà la nazione italiana nel mondo.
Per il problema finanziario noi vogliamo:
a) Una forte imposta straordinaria sul capitale a carattere progressivo, che abbia la forma di vera e propria espropriazione parziale di tutte le ricchezze.
b) Il sequestro di tutti i beni delle Congregazioni religiose e l’abolizione di tutte le mense vescovili, che costituiscono una enorme passività per la Nazione, e un privilegio di pochi.
c) La revisione di tutti i contratti di forniture di guerra ed il sequestro dell’85% dei profitti di guerra.
Un vero peccato che si trattasse del 1919 e che il programma fosse quello dei fasci di combattimento.
NB * Tre anni e mezzo dopo il problema dei ferrovieri venne risolto con il licenziamento in massa per eliminare il debito delle FFSS.
**L’età pensionabile fu abbassata a 60 anni, ma solo vent’anni dopo, alla vigilia della guerra.
…..Azzzzzz!!!!!