La giostra degli scandali gira vertiginosamente con i cavallucci che si susseguono e ondeggiano con i groppa i protagonisti: non c’è quasi tempo di riconoscere uno che ne arriva un altro,  passa Bertolaso e compare Di Girolamo, mentre qualcun altro si annuncia. E’ il berlusconismo, baby e tu non ci puoi fare nulla. O meglio qualcosa ogni tanto si potrebbe fare, dare un qualche segnale che non vada sempre nella direzione del disfacimento. Sono curioso di vedere se l’assemblea di Palazzo Madama  darà l’autorizzazione all’arresto del senatore Pdl  Nicola Di Girolamo,  Nic per gli amici, sospettato di rapporti con l”ndrangheta che a quanto pare gli avrebbe anche comprato l’elezione.
Oddio, un via libera all’arresto sarebbe una grave ingiustizia, dopotutto il sottosegretario Cosentino in odore di camorra è ancora al suo posto e le dimissioni che ha dato erano solo sceneggiata. Insomma significherebbe non essere equanimi tra due organizzazioni criminali: è il caso di violare così platealmente  la par condicio?
Certo un sì ci vorrebbe nel giorno in cui è stato tolto qualsiasi tetto alle retribuzioni del manager in barba all’Europa, in cui Tremonti di fronte alla stampa estera si è rifiutato di dare particolari sullo scudo fiscale e di dirci finalmente la verità e cioè che i due terzi del denaro coinvolto nell’operazione è stato scudato, lavato assolto, ma è rimasto bellamente all’estero.
Infine nel giorno in cui Marchionne e Montezemolo che tuona contro la corruzione, si sono spartiti 10 milioni di euro per aver raggiunto gli obiettivi di bilancio. Bravi, clap clap, soprattutto perché gli obiettivi li definiscono loro stessi  per poi premiarsi. E  sono raggiunti con il sacrificio degli altri. Col dramma di migliaia di persone. Questo certo non è corruzione, ma fa parte di quell’insensibilità etica e sociale nella quale  girano  i cavallucci del senatore  Di Girolamo, degli sciacalli abruzzesi e delle bande di affaristi affamati.