Gabriella De Rosa per Il Simplicissimus
Bersani ne ha imbroccato due buone e una catastrofica. Ha fatto benissimo a rispondere a tono a Bertolaso e a mandare alla stampa la foto di quando spalava fango a Firenze nell’alluvione del ’66. Sempre benissimo ha fatto a dare l’adesione del PD alla manifestazione del popolo viola di sabato 27 Febbraio a Roma sul legittimo impedimento, senza le ridicole dichiarazioni e tentennamenti dell’altra volta. Non si capisce perché, però, sia andato a impelagarsi nella presenza al Teatro Ariston di Sanremo: forse per farsi fischiare e contestare in diretta, davanti ad un pubblico televisivo di 11 milioni di persone? Se si pensa che:
a) la provincia di Imperia, di cui Sanremo fa parte, è un feudo di centrodestra in mano al feudatario Scajola
b) i biglietti per le poltrone dell’Ariston costano un botto (500 euro per una serata) e, quindi, il pubblico in sala è formato da cummenda e damazze (e qualche superstite fan monarchico novantennne di Emanuele Filiberto) e non certo da pensionati al minimo o da massaie del cuneese.
Viene spontanea la domanda: quale mente perversa ha potuto consigliargli di andare e anche di intervenire in sala, provocando il disastro di farsi contestare in diretta?
Sono anni e anni che inseguono l’avversario sul suo terreno (da Cofferati e Penati “sceriffi” alla Marianna Madia capolista … ci sono mille esempi). Con questi sistemi perdono sempre, eppure ancora non si rendono conto che devono proporre e fare altro.
Il punto non è non andare in tv, ma quando e come ci si va.
Io, se fossi stata Bersani, avrei fatto come Umberto I che, nel 1884, in partenza per il Friuli dove si festeggiava non so cosa, dopo avere saputo del colera a Napoli, disse: “A Pordenone si fa festa, a Napoli si muore; io vado a Napoli”.. Lui (per esempio venerdì, il giorno dopo annozero) avrebbe potuto convocare una conferenza stampa, chiamare i giornalisti di tutte le testate (tanto a Sanremo c’erano tutte), e dire: “Dopo avere visto in tv le macerie de L’Aquila, frutto della dissennata gestione Bertolaso, non me la sento di restare qui e vado ad ascoltare cosa hanno da dire gli abruzzesi”. Voilà, un colpo da maestro! L’attenzione mediatica l’avrebbe avuta lo stesso e su un terreno a lui più congeniale. Poteva andare e avrebbe avuto anche il colpo di fortuna di partecipare alla manifestazione delle mille chiavi.
a) la provincia di Imperia, di cui Sanremo fa parte, è un feudo di centrodestra in mano al feudatario Scajola
b) i biglietti per le poltrone dell’Ariston costano un botto (500 euro per una serata) e, quindi, il pubblico in sala è formato da cummenda e damazze (e qualche superstite fan monarchico novantennne di Emanuele Filiberto) e non certo da pensionati al minimo o da massaie del cuneese.
Viene spontanea la domanda: quale mente perversa ha potuto consigliargli di andare e anche di intervenire in sala, provocando il disastro di farsi contestare in diretta?
Sono anni e anni che inseguono l’avversario sul suo terreno (da Cofferati e Penati “sceriffi” alla Marianna Madia capolista … ci sono mille esempi). Con questi sistemi perdono sempre, eppure ancora non si rendono conto che devono proporre e fare altro.
Il punto non è non andare in tv, ma quando e come ci si va.
Io, se fossi stata Bersani, avrei fatto come Umberto I che, nel 1884, in partenza per il Friuli dove si festeggiava non so cosa, dopo avere saputo del colera a Napoli, disse: “A Pordenone si fa festa, a Napoli si muore; io vado a Napoli”.. Lui (per esempio venerdì, il giorno dopo annozero) avrebbe potuto convocare una conferenza stampa, chiamare i giornalisti di tutte le testate (tanto a Sanremo c’erano tutte), e dire: “Dopo avere visto in tv le macerie de L’Aquila, frutto della dissennata gestione Bertolaso, non me la sento di restare qui e vado ad ascoltare cosa hanno da dire gli abruzzesi”. Voilà, un colpo da maestro! L’attenzione mediatica l’avrebbe avuta lo stesso e su un terreno a lui più congeniale. Poteva andare e avrebbe avuto anche il colpo di fortuna di partecipare alla manifestazione delle mille chiavi.
Non credo si arrivi a tanto, Samarcanda.
Il brivido dell'imprevisto?O la ricerca di un'occhiatina alle puppe di qualche gnocchetta? :))
Ma D'Alema é davvero così intelligente come dicono? Ovunque mi giri e chiunque incontri del pd dichiara fiducia nelle doti dalemiane di stratega politico. Che voglia fare come Annibale ma al contrario? Che voglia riuscire nell'intento di perdere tutte, tutte tutte le battaglie per vincere la guerra? Mah!
Sono indirizzata al suggerimento di Nadia: chi di baffino subisce, di baffino perisce
Che sia stata una pensatona di D'Alema? Oppure é il virus che ha contagiato e sta decimando il pd? Il Tafazzismo: lo smartellamento sulle palle con maximum gaudium di tutti i dirigenti e funzionari pd. Se c'è anche una sola possibilità di farsi del male, anche solo una: LA SFRUTTANO, non se la fanno scappare!!!..sono grandi….Nadia