Daniela Micheli per il Simplicissimus
In un paese lontano lontano, viveva il Signor Metodo.
Era un concetto tutto d’un pezzo, che radunava nei circoli i suoi sostenitori.
Tra un bicchiere di vino e un sigaro, si presentava chi ambiva ad occupare una carica all’interno della comunità.
Si disponevano dietro il tavolo e, uno alla volta, si alzavano, dicevano chi erano e quanto avevano già fatto per il bene comune.
Alcuni risultavano più simpatici di altri, condendo le loro presentazioni con varie amenità; altri, invece, non riuscivano a trasmettere alcunché alla platea che finiva per ignorarli.
Un giorno, un brutto giorno, successe qualche cosa di inspiegabile e che lasciò del tutto spiazzato il popolo della base.
Non si sa come, non si sa perché, ma vennero tutti convocati d’urgenza, ché c’era da indicare il loro rappresentante all’assemblea regionale.
Lì, trovarono un foglio A4 con un po’ di nomi scritti e ciò che avrebbero voluto ascoltare con le proprie orecchie, furono costretti a leggere su carta.
Non vi dico le difficoltà, soprattutto da parte di chi aveva lasciato a casa gli occhiali!
A poco valsero le discussioni, le proteste che furono espresse anche con toni accesi: non ci sarebbero state presentazioni, mozioni, partecipazione e opportunità, da parte della base, di esprimere il proprio parere.
Quelli erano e quelli bisognava accettare.
Che fare?
Nulla, se non notare con quale stile i candidati già destinati si abbigliavano: la poltrona attaccata al loro sedere era di una manifattura squisita ed esserne spogliati avrebbe certamente comportato sacrifici enormi.
Il Signor Metodo, in un angolo, scuoteva la testa sconsolato, osservando la piccola comunità che aveva davanti.
Fece una riflessione, prima di raccattare le sue carte e riporle ordinatamente nella cartella: quella ventina di persone davanti a lui, altro non erano che la rappresentativa di tanti altri, in tanti altri circoli, circoscrizioni, sedi, regioni.
E dire che solamente pochi mesi prima c’era stata la grande festa, alla quale in tanti avevano partecipato per dire la loro: una folla impensabile era andata a rendere omaggio a lui, proprio a lui, da ogni piccola comunità di tutto il regno; e poi, poche settimane prima di quella sera, in terra d’ulivo, lo avevano invocato a gran voce rispettando la sua essenza di concetto, applaudendolo poi per il risultato incredibile!
Mentre usciva dalla sala, con lo sguardo fisso a terra, si mise le cuffie e si sparò nelle orecchie Edoardo Bennato che cantava non farti cadere le braccia.
Ma il Signor Tempo e il Signor Pazienza latitano in me, hanno lasciata aperta la porta alla Signora Insofferenza. E tu, che bene mi conosci Fiorella, sai cosa comporta tutto questo.
da Fiorella Ecco, Dani, mi sembra che ci sia uno sbaglio nei tempi; il signor Metodo non c'è mai stato, è solo scritto in uno statuto approvato nel 2007 e, non essendo parte integrante di nessuna delle due culture politiche che formano il PD, alcune volte si applica, altre no e altre si tenta di far finta; al di là dei tristi risultati a me, ieri sera, ha fatto piacere sentire che l'insofferenza per il non-metodo è molto diffusa, anche oltre le mie aspetattive; servirà? forse, ma ci vuole tempo e pazienza.
Non sempre le fiabe finiscono bene e in musica. Alcune, che poi fiabe non sono, lasciano solamente una grandissima amarezza dentro, fuori, di lato, sopra e sotto. Come se ci fosse bava di lumaca che impedisce i movimenti. C'era una volta. E ora che c'è?