L’autunno scorso Umberto Bossi è andato con Tremonti alla sagra della zucca di Pecorara, piccolo paese nell’Appennino piacentino. Non conosciamo la ragione di questa scelta strategica e di tanto trambusto se non che appare quanto mai azzeccata. Pecorara però non produce solo zucche, ma anche storia: il suo territorio è stato il punto focale della lotta partigiana nella provincia di Piacenza, ed è naturale che la piazza principale sia stata venne intitolata al 25 Aprile, la festa della Liberazione.
La cosa non deve essere piaciuta molto a Bossi che sospetta la Resistenza di essere stata antileghista e che anzi  ha probabilmente un debole per la RSI i cui ambiti territoriali erano molto vicini alle ambizioni elettorali del senatur che ce l’aveva dur. Molta acqua è passata sotto i ponti da quando Bossi faceva il sessantottino nelle osterie, mentre ai genitori e alla moglie diceva di svolgere l’internato all’ospedale di Pavia. Del resto aveva anche fatto la festa di laurea senza aver mai dato un esame e doveva onorare la commedia. Immagino che questa sia  una delle simpatiche tradizioni padane da difendere contro l’Islam.
Comunque, detto fatto. Il sindaco leghista che pende dalle sue labbra, sopportando spruzzi di saliva che sembra capo Horn, ha subito brigato in consiglio comunale per cambiare nome alla piazza e intitolarla al cardinale Jacopo da Pecorara, sconosciuto a tutti, ma di cui si sa che riuscì a convincere i piacentini a stare con la Lega Lombarda (e il Papa) contro l’imperatore Federico II. Cioè contro il migliore uomo di governo che l’Italia abbia mai avuto dall’imperatore Adriano ai nostri giorni. Ma di certo Bossi non si fa di questi problemi e poi un po’ di baciapilismo non guasta mai.
Certo è singolare che un partito spacciato come vicino alla ggente, sia in realtà vicino al medioevo. Che del resto ci ripropone un giorno si e l’altro pure, come prospettiva politica.
Naturalmente la cosa non è passata sotto silenzio, anzi la protesta contro questa idea che non è solo offensiva, ma patetica e stupida insieme, è subito montata. Così il sindaco, chiamando a raccolta i neuroni, si è trovato nella condizione di fare marcia indietro, senza per questo arrestare la protesta che anche oggi si concreterà in un’assemblea pubblica indetta dall’Anpi. Purtroppo per lui siamo nel XXI° secolo. Ma non diteglielo, potrebbe essere scioccante. Fate finta con lui e con Bossi che la modernità sia una festa in costume.
(Con la collaborazione di Floriana Bastia)