Era l’autunno del ’93, un triste autunno padano con una pioggerella fine che cadeva gelata sull’asfalto. A Modena, non lontano dal supermercato dove Berlusconi si era autoesposto come offerta speciale della politica, Casini, Giovanardi, la Fumagalli Carulli e altri democristiani sparsi, annuciarono la loro scissione da Martinazzoli. Lo fecero imitando Silvio e affermando che avrebbero votato per Fini come sindaco di Roma.
Sono passati 17 anni e nulla è cambiato: Casini è ancora lì che appoggia senza riserve la Polverini, candidata del presidente della Camera per il Lazio. Ma l’assiduo baciatore di anelli cardinalizi, più che baci sono connilingus, ha un motivo in più per rimanere immobile come una statua di sale: la scandalosa possibilità che l’avversario della simil sindacalista di destra, sia Emma Bonino. Scandalosa non solo per Casini che i diritti civili li considera solo dei privilegi di casta a cui l’uomo della strada non deve accedere, altrimenti si sa, non c’è più religione, ma purtrtoppo anche per la parte reflua del Pd. Probabilmente soltanto l’impossibilià di trovare un candidato disposto a battersi senza avere la sicurezza di vincere, indurrà il partito mai partito a convergere sul suo nome. I cilici tintinnano al nome della Bonino, i rosari si muovono e temo avremo qualche omelia papale su Anna Porfirogenita, alias Polverini. E poi, santa pace, Emma Bonino è anche intelligente, impegnata, rigorosa, difetti non da poco nella politica italiana.
Ma c’è di più: una sua candidatura ufficiale e ancor più una sua vittoria o quanto meno un testa a testa sposterebbero l’asse di gravità nel PD, renderebbero marginali non solo le Binetti, col peso del loro medioevo ad personam, ma anche la dinastia Letta, il latorrismo ambiguo e insomma tutto quello che impedisce oggi al PD di avere una voce. Emma Bonino è certamente capace di attirare su di sè un consenso trasversale, ma anche un dissenso trasversale: ed è quest’ultimo che dovrà prevalentemente sconfiggere, restituendoci un po’ di politica. Per questo la vedo dura. Ma per questo la vedo esaltante. Per qui non si tratta solo di un candidato, si tratta di noi.
Il 17 il settimo numero primo nel sistema di numerazione decimale. Noto è il suo simbolismo esoterico: "La terra arida e secca che lascia morire il seme. La vita sterile. Povertà intellettuale e aridità creativa." Se invece leggiamo del significato del numero 16, – anno appena terminato da allora, troviamo: "Le parole e le opinioni consolidano i rapporti di vera amicizia, ma non quelli in cui c'è ipocrisia e falsità." Non paghi, proseguiamo oltre e andiamo al 18, riscontriamo: "Cecità e ignoranza. Tradimento. Con gli occhi bendati non si vede la strada. Errare senza guida e meta." Quindi temo proprio che avremo ancora da ingoiare un bel po' di numeri per ritrovare un senso a tutto questo. L'unica cosa che mi consola, Alberto, è che ancora ci sone poche voci o due (fuori campo, naturalmente), che hanno ben capito una parte dell'elettorato: dicono qualche cosa, ma il potere dei numeri è più forte. La loro voce esce àtona, ed è una tristezza incredibile. Emma Bonino ha dei numeri, ma non sono quelli che piacciono a loro.