Lo confesso anche io mi sono lasciato andare ai cachinni contro la Fornero: resistere di fronte a tanta presunzione e arroganza era superiore alle mie forze. Ma mi sono accorto che la triste e drammatica commedia sul numero degli esodati rischia di relegare la vicenda nel campo dell’isteria e dell’incompetenza di un singolo personaggio. Dunque dentro un errore che per quanto malaugurato e da correggere nulla toglie alla sacrosanta bontà complessiva dell’azione di governo.

Ma questo è una sorta di inganno prospettico: il palleggiamento di cifre tra chi le ha, cioè l’Inps e chi le “interpreta” cioè la Fornero, è più una gaffe che un errore nel senso che la sottostima è in assoluto accordo con una riforma pensionistica volta a un improprio  e immediato recupero di quattrini facendo strame di diritti acquisiti. I pensionandi sono stati il salvadanaio rotto ostentato all’Europa per dimostrare la volontà del Paese di produrre quel massacro sociale che doveva essere la salvezza dell’euro e che ora peraltro si rivela come un inutile e controproducente veleno.

Per attuare questo risparmio sulle vite degli altri, contabilizzandolo peraltro in maniera superficiale, si è fatta un riforma improvvisa, senza precedenti in alcun Paese dove queste provvedimenti godono di un’ attenta gradualità non solo nell’allungamento dell’età pensionistica, ma anche nella modulazione dei trattamenti che tengono conto di una evidenza ben nota: che salvo qualche nicchia, l’uscita dal lavoro, avviene ad età notevolmente inferiori a quella teorica. In Germania ad esempio l’aumento dell’età pensionabile dai 60 ai 67 anni è stata graduata nel corso di 12 anni, ma è stata considerata come un grenz begriff, un concetto limite: si può benissimo andare in pensione molto prima, perdendo lo  0,3% per ogni anno di anticipo. Uscire dal lavoro a 57 anni “costa” poco più del 3 % del trattamento massimo. Per non parlare di Hollande che addirittura ha realisticamente ridotto a 60 anni l’età pensione. E non è affatto detto che alla fine sia più oneroso di termini molti più lunghi, ma irrealistici.

Da noi invece si rischiano decurtazioni drammatiche per anticipi molto inferiori. E in effetti la vicenda degli esodati non è che un caso particolare di questa realtà e di una riforma pensata solo per far cassa. Infatti i prepensionamenti non sono altro che un espediente delle aziende per attuare un turn over con grande anticipo sui tempi formalmente stabiliti. Il fatto che si siano sbagliati i conti significa solo che le persone sono state sacrificate ad esigenze immediate di bilancio e all’improvvida quanto rapidissima resa a diktat astrusi e demenziali: i 65 mila di Fornero sono quelli “ritagliati”  sulla base delle necessità finanziarie rese imperative dal fiscal compact.

E’ inutile scandalizzarsi della Fornero, se non ci si scandalizza anche del contesto in cui tutto questo è nato: la noncuranza totale verso le persone e in particolare verso i ceti popolari, i poveri, gli umili, per le lunghe vite di lavoro, trascurando di toccare anche nell’emergenza il 10% di popolazione privilegiata. Sono i modi e i termini di questa riforma che gridano vendetta. E gli esodati sono solo le prime vittime a mezzadria tra  massacro del welfare di natura ideologica e l’ incompetenza tecnica che è lo specchio della qualità della classe dirigente. Compresa quella che parla e commenta a sproposito della realtà e a proposito dei propri interessi, dall’alto di retribuzioni che valgono decine di pensionati.  Da Fornero escono le brioches del governo.