Non saprei cosa dire di intelligente, di originale e persino di banale sull’8 marzo: la cosa migliore è lasciare la parola alle donne e ascoltare i vari modi con cui interpretano questa festa.

Ma non c’è dubbio che in questi ultimi due anni di vita italiana, drammatici e farseschi, abbiamo visto molte donne: quelle del sultano, ben radicate dentro una cultura ottusamente maschilista e quelle che invece si propongono come l’unica vera chance di cambiamento politico e culturale del Paese.

Tra queste ne scelgo due: fate conto che siano come un rametto di mimose.

La prima è Emma Bonino che con la sua sola discesa in campo, con il suo rigore, oggetto misterioso per il milieu politico e le sue idee altrettanto estranee alla pratica della mediazione asfissiante, è stata capace di rimescolare le carte e di mettere  in grande difficoltà amici e nemici.

Non si può dire altrettanto del suo contendente, donna anche lei, ma completamente risucchiata dentro le logiche puramente “maschili” della competizione.

L’altra è Angela Napoli, a cui sono arrivati proprio l’altro giorno le minacce della”Ndrangheta, sotto forma di proiettili. Uscita qualche mese fa dal Pdl per protesta contro la scarsa volontà dei suoi di reprimere realmente  il crimine organizzato. L’ex magistrato combatte ora una battaglia solitaria e pochissimo pubblicizzata, emarginata da chi nel suo ex partito ha ben altri “affari” a cui pensare. Anche lei è una che ha messo in crisi gli schemi. E costituisce la speranza di una destra più seria.