Adesso pare che persino i servizi segreti egiziani sapessero dell’imminente attacco di Hamas e avessero avvisato il governo israeliano dieci giorni prima che i terroristi sfondassero il confine e prendessero il controllo delle basi militari e delle comunità. Ma a quanto pare Tel Aviv avrebbe  completamente trascurato questa notizia. Ora da giorni sto combattendo un’aspra battagli per far capire che il Mossad non è l’onnisciente come dice la leggenda metropolitana e che si è fatto sfuggire molte cose, compreso l’attacco a sorpresa degli egiziani nella guerra del Kippur  che è stato un momento drammatico per Israele. Però per quanta poca stima possa avere del Mossad, frutto anche di esperienze personali, non credo proprio che gli egiziani sapessero per filo e per segno ciò che i servizi israeliani parevano ignorare del tutto.

A me pare evidente che qui si stia creando di costruire una narrazione per ottenere fondamentalmente tre scopi : il primo è quello di nascondere lo zampino americano in tutto questo per le ragioni spiegate ieri e riportare la questione a logiche interne alla politica israeliana . In sostanza Netanyahu, colpito da tutte le parti da procedimenti giudiziari e contestato dalla piazza, avrebbe saputo dell’attacco senza però premurarsi di prevenirlo e anzi avrebbe dato ordine ai reparti dell’esercito di non opporre resistenza perché la guerra lo potrebbe avvantaggiare. Non so che teste abbiano da quelle parti, ma il fatto di aver premesso l’uccisione di molti cittadini al solo scopo di rafforzare la propria posizione non credo che sia proprio  un bel biglietto da visita, E oltretutto un governo che lucra incessantemente sulla sicurezza e poi fallisce un modo così clamoroso di solito viene mandato a casa. Dunque ho una gragnuola di dubbi su questa ipotesi che è ovviamente la più gettonata, perché nasconde il ruolo degli Usa nel far divampare un incendio parallelo a quello dell’Ucraina dove in questi giorni i russi  stanno macinando con più lena i resti dell’esercito di Kiev. Ma la tesi interna corrisponde anche al secondo obiettivo della narrazione in corso d’opera,  ovvero quello di salvare in qualche modo la reputazione non solo del Mossad, ma di Israele stesso, che non è meno importante suggerendo che si sapeva tutto, sarebbe stato un gioco da ragazzi mandare all’aria i piani di Hamas, ma non lo si è fatto. a me pare che tutto questo possa semmai essere un piano del Mossad o parte di esso proprio per sbarazzarsi Netanyahu.

Non bisogna mai sottovalutare il valore della reputazione, anche o forse soprattutto  in un contesto di menzogna totale realtà: ricordo negli anni ’80 di aver discusso con noto e intelligente analista di cose internazionali, cresciuto alla scuola di Bettiza e scatenato fan del cosiddetto mondo libero dove già si cominciavano a progettare catena, e lui pur di non ammettere che gli israeliani le avevano prese dagli egiziani, tirò  fuori la teoria per cui Israele stessa aveva concesso delle “soddisfazioni”  al Cairo per arrivare rapidamente a una pace. In realtà gli israeliani erano stati completamente presi in contropiede e rischiarono di brutto, ma in certi ambienti non si poteva ammetterlo. Nihil sub sole novi.

Il terzo scopo narrativo in realtà si divide in due rami sinergici, uno teso ad incolpare l’Iran dell’invasione di Hamas e quindi cercare di isolare ancora una volta Teheran e il fatto che questa tesi compare oggi sul Wall Street Journal ci dice è ciò che la Casa Bianca desidera sia detto. Ma l’altro è quello di mettere in cattiva luce il regime di Kiev e la sua corruzione che ha fatto arrivare le armi ad Hamas: è fin troppo chiaro che si cerca un pretesto che allentare l’aiuto a Kiev. Quindi quale che siano stati i ruoli in commedia, di certo il capocomico veste a stelle e strisce, dal momento che sono proprio gli Usa a beneficiare di ogni parte della narrazione.