Qualche giorno fa mi è capitato dii vedere un filmetto italiano, naturalmente intitolato in inglese perché si sa che la nostra lingua sta diventando  troppo complessa per poter essere adatta a un mondo che si va semplificando e rimbambendo al punto che con una decina di parole si può descrivere tutto il mondo che ci circonda e la sua semplicistica emotività. Dunque il filmetto del quale si intuiscono le grandi ambizioni e si toccano con mano i risultati straordinariamente mediocri di un’occasione perduta,  narra di una guerra ( di qui il titolo War, la guerra desiderata ) che scoppia tra Italia, Spagna e Francia per futili motivi e nella quale si incanala tutta la frustrazione e la rabbia accumulata dai “piccoli”  sfociando la  violenza insita nel “sovranismo”, tanto per trasformare in paccottiglia pseudo culturale un tema che poteva essere trattato con intelligenza, per esempio facendovi entrare le questioni sociali e del lavoro che ormai da anni sono state abbandonate alle ortiche del silenzio. Ma il fatto saliente di questo film che vorrebbe inserirsi nel lungo  filone di opere contro la guerra è che all’inizio appare un messaggio nel quale si avvisa lo spettatore  che è stato girato nel 2019 dunque tre anni (rispetto all’uscita in sala) prima dell’invasione russa dell’Ucraina.

Già detto così sembra proprio una scelta di campo completamente contraria rispetto ai moniti che l’operina vorrebbe diffondere. Ma cosa significa questa avvertenza?  Ci si vuole forse proporre come profeti di sventure, come quelli che già avvertivano di una guerra europea a causa del sovranismo prima che essa effettivamente scoppiasse? Non credo proprio visto che la guerra Ucraina è proprio l’apologia del sovranismo per conto terzi  portato all’estremo limite; immagino che il regista, gli sceneggiatori e gli attori sappiano che il governo di Kiev in nome di una concezione razziale di stampo nazista ha sempre inteso soffocare se non sterminare tutte le minoranze in particolare quelle russofone che poi tanto minoranza nonsono.  In realtà la scritta potrebbe essere una richiesta di perdono a quelli che determinano la possibilità o meno di fare un film e che in ultima analisi, sia pure ripercorrendo buona parte della filiera sono anche all’origine della guerra. ” Scusateci se abbiamo fatto un film antibellicista nel momento in cui l’Europa – quel costrutto economico – politico che doveva evitare le guerre – è divenuta paranoicamente bellicista. Del resto i padroni dei governi europei sono anche quelli del cinema e dunque l’ammenda è dovuta.

Tuttavia l’avvertenza sembra avere un altro significato ed è quello di suggerire agli spettatori che in realtà i concetti che trapelano dalla sceneggiatura e dai personaggi sommariamente delineati e privi di consistenza, sono assai discutibili:  ora che il padrone inneggia alla guerra in nome del  sovranismo totaleggiante,  il film stesso appare come un azzardo e come un errore. O quanto meno come una colpevole ‘esagerazione di cui si vuole avvertire il pubblico per evitare che prendano troppo sul serio le tesi di fondo del film e dunque possano essere indotti ad essere più tiepidi nell’appoggio al regime di Kiev e del suo boss cocainomane. Siamo di fronte insomma alla tipica deriva dell’intelligentia pronta a cambiare registro di 180 gradi qualora chi le da accesso al mercato e dunque alla visibilità cambia strategia: se ieri si aborriva la guerra o quanto meno la guerra sul continente stesso, pur con la vistosa eccezione della Jugoslavia per  la quale si dovette mettere in opera una pervasiva narrazione di stragi a senso unico, oggi la si esalta proprio in virtù del sovranismo che viene altrimenti  aborrito: dunque  è pericoloso per la carriera fare film contro la guerra e i suoi orrori non fosse altro perché potrebbe portare chiarezza laddove si vuole che vi sia la nebbia della confusione e del disorientamento.  Del resto tutti sanno che la democrazia nella quale viviamo è una finzione e la voce del padrone ha sempre la maggioranza anche quando parla con lingua biforcuta. Per questo film ci hanno messo una pezza: ma mi raccomando per il futuro che non si debbano più vedere e sentire cose di questo genere perché il compito dell’intellighentia oggi è quello di impedire la manifestazione dell’intelligenza.