Finalmente abbiamo le cifre precise che danno un’idea assai più concreta della guerra ucraina e mostrano assieme all’enorme sforzo occidentale per tenere in piedi il fantasma di Kiev, anche il fallimento cui sta andando incontro l’alleanza atlantica intendendo con essa tutto il contesto politico e sociale che l’accompagna: gli Stati Uniti da soli hanno fornito alla cricca nazista – contando l’ultima infornata di Biden a ridosso delle elezioni di medio termine – 91,3 milioni di dollari. che rappresentano da soli un terzo in più della spesa militare totale della Russia per il 2022. Si tratta di una cifra superiore alle spese militari di tutti i Paesi del mondo, salvo gli Usa. A queste cifre si devono aggiungere poi le armi e i fondi giunti dall’Europa che portano il totale a uno stratosferico 116 miliardi., ma nonostante questo, con un esercito della dimensione complessiva di un terzo di quello ucraino, senza parlare delle molte migliaia di mercenari veri o falsi, vale a dire soldati della Nato sotto false spoglie, accorsi a dar manforte ai nazisti di Kiev,  la Russia si è presa circa un terzo del territorio cosiddetto ucraino con perdite che realisticamente sono di 1 a 10. Quello che l’informazione occidentale celebra come un’eroica resistenza, tacendo vergognosamente  sulle rappresaglie e stragi del regime nazista, considerata da questo punto di vista  appare in realtà un fallimento totale.

Ma non basta di certo perché adesso Kiev – che non disdegna nemmeno di utilizzare il ricatto nucleare, operando concretamente per creare l’incidente fatale  come è accaduto per i missili mandati contro la Polonia – chiede altre armi e altri 57 miliardi di dollari per mantenere in piedi lo stato fallimentare che gestisce e tentare di rimettere assieme le infrastrutture che sono andate distrutte: si tratta di un pozzo senza fondo nel quale il 90 per cento delle armi inviate non si sa  che fine facciano, ma che dimostra molto bene quale sia il livello della sconfitta anche etica a cui sta andando incontro l’occidente collettivo. A questo catastrofico bilancio bisogna aggiungere , last but not least,  il suicidio economico dell’Europa che ha dovuto  rinunciare alla sua fonte naturale di energia e di risorse per salvare gli Usa che stanno svuotando il continente per alimentare la loro ultima fiammata di illusione unipolare. Dopo un periodo in cui si è tentato di giocare sui numeri, la recessione sta avanzando a grandi passi e tra poco qualcuno comincerà a gridare il si salvi chi può perché qui non si tratta di due inverni al freddo, ma della cancellazione del futuro di intere nazioni per un indefinito numero di anni. .

Non saprei trovare nella storia un esempio più disastroso di sconfitta  che non riguarda ovviamente il solo piano militare, ma quello sistemico: è evidente che l’occidente, entrato in un medioevo oligarchico, molto simile nella logica di fondo a quello feudale, non funziona più bene, è inefficiente, lento, corrotto aggressivo e autoritario, ha insomma acquisito tutti i difetti che imputa agli altri e della cui “correzione” ha fatto un pretesto per le sue guerre di rapina. Mentre da noi si festeggia un buffone come Zelensky, crudele per semplice nullità umana, così simile peraltro a quella dei suoi interlocutori, il resto del mondo vede bene a quale disastro vada incontro l’occidente, si rifiuta di prendere parte alla sua  follia e si rende benissimo conto che tutto questo non fermerà l’ascesa dell’Asia e delle sue economie. Sa che le distopie imposte da un potere grigio e stupido per mantenersi al potere, tutte intrise di razzismo e maltusianesimo possono esistere solo se le medesime logiche saranno adottate su tutto il pianeta, ma che finora sono di fatto confinate dentro un 15 per cento scarso dell’umanità.  Vedono bene che al di là delle apparenze l’occidente collettivo sta andando a schiantarsi e che tra poco – se insiste a non cercare una via d’uscita diplomatica – non gli sarà più possibile nemmeno salvare la faccia.

Ma del resto con la faccia che  si ritrova chi vorrebbe salvarla?