Anna Lombroso per il Simplicissimus
Non so se poi sia stata confermata la voce dei giorni scorsi che la nazionale italiana era stata reintegrata nei Mondiali 2022. Beh, in ogni caso, ce lo meritavamo. Franza o Spagna purché se magna si diceva una volta, ma il detto va aggiornato: altri valorizzatori del nostro patrimonio, altra gente che sa e vuole fare, altri colonizzatori si sono via via aggiunto, determinati a cancellare ogni potere, la nostra sovranità e alla faccia del presidente anche la nostra identità. Forse incantati dalla memoria di favole ormai desuete, con draghi e saraceni, pochi hanno deciso di lottare contro la penetrazione in città e coste dei “mori” con buona pace della cancel culture, emiri, sceicchi ricercati, legittimati e blanditi. Si sa di sindaci che giravano cappello in mano e book dei beni comuni offerti per implorare investimenti e risorse, di ministri piazzisti, per non dire di senatori in libro paga presso gaudenti tagliagole.
In verità dovremmo essere invece imbarazzati per l’ammissione a “giocare” a uno degli eventi più sanguinosi dell’era moderna, come denuncia il movimento internazionale, a forte presenza tedesca “BoycottQatar2022”, a cui hanno aderito – con tanto di appelli e interviste – numerosi club sportivi e personalità di spicco e nato intorno al 2010. Era quello l’anno in cui la Fifa ha assegnato al Qatar il ruolo di nazione ospitante per i Mondiali 2022, offrendole una indiscussa leadership: la ricchissima dinastia regnante del Qatar e i suoi investitori si è così aggiudicata l’organizzazione della Supercoppa italiana, la neo nazionale di calcio ha vinto per la prima volta la coppa d’Asia contro il Giappone e nel 2021 il paese ha ospitato per la prima volta la coppa Araba, riconosciuta ufficialmente dalla Fifa e è da allora sono stati realizzati in patria ben 8 stadi ultratecnologici dotati di poli dedicati al merchandising sportivo.
Numerose inchieste hanno permesso di far luce sulla sospetta alleanza tra la Fifa e una nazione che lede quotidianamente e a “norma di legge” non solo coranica, i diritti umani: la più recente e persuasiva è quella condotta da Libération sull’influenza esercitata da Nasser Al-Khelaïfi, presidente del Paris Saint German, il club più ricco e prestigioso della scena calcistica mondiale. Questi giochi sono l’anonima cerimonia funebre per migliaia di assassinati di lavoro nei cantieri, schiavi importati dal Corno d’Africa, dallo Sri Lanka, dall’India, dal Pakistan, dal Nepal, ma si tratta di vittime invisibili che contrastano con la popolarità del paese criminale che rivendica un ruolo e una “ cultura calcistica storicamente cresciuta con club tradizionali e una base di fan significativa” che in verità non possiede potendo contare solo su risorse economiche ingentissime che ha deciso di investire nel settore con un impegno superiore a quello del comparto immobiliare che gli ha permesso di mettere le mani sul patrimonio privato e pubblico di città europee. E difatti è il Qatar il patron del fiore all’occhiello del duetto Moratti-Pisapia.
Le notizie di oggi non hanno i toni dell’esultanza di quelli del 2015, quando il Sole 24 ore si beava entusiasta “il fondo Qatar Investment Authority (Qia) diventa proprietario unico di Porta Nuova. Lo ha annunciato il numero uno di Hines (Qatar Investment Authority) in Italia, Manfredi Catella, la società che ha sviluppato il progetto e che continuerà a gestire i fondi d’investimento di Porta Nuova e che possedeva già dal 2013 il 40% dell’intervento immobiliare e che oggi rileva le quote degli altri soci fra cui Unipol, Hines, il fondo pensioni Ttiaa Cref, Coima (famiglia Catella)”. I grattacieli, il “Bosco Verticale”, gli spazi green, il campo di grano, la “Torre Unicredit”, i simboli della ‘nuova’ Milano, compresi i terreni di Expo 2015, passarono allora tutti al Fondo sovrano del Qatar, che diventò di fatto il proprietario del quartiere.
Oggi, dopo essersi esposto per salvare qualche banca sofferente (il Credit Suisse per dirne una) ha deciso di salire al 100% del capitale che finora detenevano Hines Italia SGR, Unipol SAI, Coima, Galotti e così Porta Nuova (cito da Wikipedia: un vasto intervento di rigenerazione urbana e architettonica all’interno del Centro direzionale di Milano, il quartiere a carattere terziario che si estende dalla stazione ferroviaria di Milano Porta Garibaldi a Piazza della Repubblica, da Porta Nuova a Palazzo Lombardia passando per Via Melchiorre Gioia. Ma lo shopping compulsivo del Fondo Sovrano non si ferma a Milano: con un investimento di oltre 5 miliardi dal 2006, anno nel quale si aggiudicò l’Excelsior Gallia, ha fatto suo il Gritti di Venezia, il St. Regis e l’Excelsior di Roma, il Baglioni e il Four Season di Firenze, oltre ai quattro compresi nel «pacchetto Costa Smeralda» con il Cala di Volpe, circa il 20% della cosiddetta asset allocation, costituita anche da un circa 70% di office e un 10% circa di residenziale. Ma il Fondo nutre anche altre ambizioni, oltre al tesoretto italiano che alla fin fine si rivela quasi un hobby: ha già stipulato un accordo per investire 2,43 miliardi di euro nella multinazionale tedesca delle rinnovabili Rwe Ag, in linea con le sue aspettative di assumere una leadership anche nel settore energetico, segnata dalla conquista dello status di “partner di dialogo” allo Sco a Samarcanda che potrebbe essere interpretata come uno smarcamento dal dollaro. Ma c’è poco da illudersi, girano le poltrone, girano i soldi veri fruscianti o virtuale, a noi è assegnata solo servitù e povertà.
Saremo reintegrati in mondiali… esattamente come quattro anni fa!…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/