Gli americani e gli europei che si fanno troppo facilmente traviare dall’ ottusità che ha trovato la sua tana oltre atlantico, stanno gridando ai quattro venti che la Russia è in difficoltà perché Putin ha ha emesso un decreto su un aumento significativo delle dimensioni della macchina militare russa: dal 1 gennaio 2023, le forze complessive della Russia passeranno da 1,9 milioni di persone a 2,04 milioni con un aumento di circa 137 mila uomini. Come si può vedere l’incremento, sebbene nel complesso corrisponda al doppio di tutte le forze armate inglesi, compresa la signora Trousse che ama girare con i carri armati purché siano ton sur ton, è modesto in rapporto al totale, circa il 7 per cento. Ma questo ovviamente non c’entra assolutamente con la campagna Ucraina o meglio c’entra solo  indirettamente perché lo scontro con la Nato e con gli Usa, non più negabile o equivocabile  obbliga la Russia ad aumentare la sua presenza sia in Asia centrale, sia in estremo oriente dove Mosca dovrà gestire l’eventuale minaccia giapponese. Naturalmente in coordinazione con Pechino nei cui cantieri si stanno fabbricando alcuna unità ultramoderne per la marina russa oltre a quelle già in cantiere a Vladivostok, Mar nero e Baltico.  Mosca insomma deve tenere alta la guardia contro la sempre più palese intenzione degli Usa o meglio di chi si è impadronito del Paese di arrivare a un conflitto totale. Se si pensa che a questa follia partecipano anche gli indifesi e abbaianti europei non si sa bene se ridere o se piangere. Ma esiste anche un’altra ragione per questo decreto: esso fornisce un quadro giuridico per integrare le milizie del Donbass nell’esercito russo, che è il primo, ma decisivo passo per l’integrazione delle due repubbliche del Donbass nella Federazione russa. Dunque niente a che vedere con le ciance del mainstream americano.

Se proprio si vuole trovare qualcosa che abbia direttamente a che vedere con l’Ucraina a parte i colpi che vengono portati ogni giorno al collage di arsenali di Kiev è invece l’assassinio di Darja Dugina, la figlia del politologo  Alexander Dugin, che sta innescando alcune reazioni di repulsa in Russia e soprattutto la volontà di dichiarare una volta per tutte l’Ucraina un paese sponsor del terrorismo  una volta accertata la responsabilità anche parziale dei servizi agli ordini di Zelensky: questo darà a Mosca mano libera per colpire l’attuale dirigenza di Kiev  nei sui palazzi e nei suoi rifugi oltre a permette di infliggere pene severe alle bande naziste e ai mercenari stranieri catturati, in realtà truppe Nato sotto mentite: tutti potrebbero essere considerati terroristi. Ma questo permetterebbe alla Russia di interrompere qualsiasi fornitura di gas, petrolio, grano, minerali e quant’altro ai Paesi che sostengono il terrorismo, senza poter essere accusata di violazioni contrattuali. Non è un caso che Kiev abbia buffonescamente accusato il Vaticano di stare le dalla parte della Russia per le parole del papa sull’attentato a Darja, peraltro dovute, perché la mancanza di un qualunque atto di considerazione di pietà, sarebbe stato un atto di accusa della parzialità papale. La convocazione concitata del nunzio apostolico a Kiev mette in luce la paura del regime ucraino, ma soprattutto dei suoi tutori, di trovarsi  a dover affrontare le conseguenze dell’ultima assurda cazzata che hanno pensato in combutta con quelle teste sopraffine della Cia e del Mi6. Cercano di far vedere che loro non c’entrano nulla proprio per evitare il peggio, mentre i loro padroni cercano di non dare l’impressione di essere ormai isolati da un mondo che non vuole più avere a che fare con la violenza occidentale.

Del resto anche i tentativi di provocare un disastro nucleare cercando di colpire la centrale nucleare di Zaporozhye o per meglio dire il deposito delle scorie non hanno trovato “comprensione” nel resto del mondo, mentre la Russia ha potuto constatare la vicinanza di molte nazioni.  Com’è noto la Cina ha convocato il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite  per discutere il tema “Mantenimento della pace e della sicurezza internazionali: promuovere la sicurezza comune attraverso il dialogo e la cooperazione”, con riferimento immediato a ciò che sta accadendo in Ucraina. Sebbene sia un passo solo formale perché non è possibile che il consiglio di sicurezza condanni gli Usa, sia come ispiratori, sia come esecutori materiali degli attacchi, è stato però un momento importante perché di fronte all’assemblea il rappresentante russo, nel suo discorso, ha evocato l’esistenza di un potere che determina di assetti politici, di un deep state che ha tutte le leve in mano:  “negli ultimi anni ci sono state anche sporche campagne di disinformazione basate sulla menzogna. La verità e i fatti reali nel loro mondo non giocano alcun ruolo, poiché i principali media occidentali e le agenzie di pubbliche relazioni si sforzano di diffamare l’avversario.  Oggi,, iniziano a delinearsi i contorni di un nuovo ordine mondiale e sempre di più soni Paesi paesi stanno scegliendo la via dello sviluppo politico, economico e di civiltà sovrano , rifiutando le ricette e i modelli imposti dai paesi occidentali. L’Occidente è pronto a tutto pur di preservare la sua egemonia. Per questo, l’Ucraina è stata sacrificata, trasformata in un campo di addestramento per una guerra per procura con la Russia fino all’ultimo ucraino. Ci auguriamo che le azioni dell’Occidente in questo Paese abbiano aperto gli occhi di molti in tutto il mondo al vero contesto della crisi che è scoppiata sul nostro pianeta.”