Anna Lombroso per il Simplicissimus

Doveva capitare anche questo a chi da anni contrasta la narrazione globalista del neoliberismo, i suoi miti e le sue icone leggendarie: una società interconnessa, ma aperta, senza confini se non quelli segnati per stabilire la maestosa grandezza dell’impero d’Occidente, nella quale erano ammessi di volta in volta i popoli, non sempre pacificamente, popoli e nazioni che conquistavano con la loro soggezione, un destino di benessere, sicurezza e ordine.

E con quei suoi valori irrinunciabili di tolleranza, accoglienza e comprensione per minoranze e comportamenti anti convenzionali che possedessero però  la qualità di non mettere mai in discussione equilibri di classe e di potere, che combattessero quell’identitarismo tradizionale e reazionario declinato  in tutte le sue variabili, razziale, nazionale, localistico, culturale, sessuale, religioso.

Pare che finalmente si sia conclusa l’era dei piagnoni, dei manichei che si sturbavano per il ministro da night, per il riposo del cavaliere nei triclini delle sue cene eleganti,  se ci tocca in sorte anche di subire l’inno vitalista di Recalcati dedicato all’immaginetta  sacra che celebra  il sacrosanto diritto di vivere la propria post adolescenza a prescindere dal ruolo che si ricopre, l’indiscutibile possibilità, che non deve essere preclusa a una figura pubblica, di trascorrere il proprio tempo libero come si crede, dando libero sfogo al legittimo desiderio di divertirsi.

Andiamo con ordine, Sanna Marin –ieri a suo sostegno le donne finlandesi hanno pubblicato i video delle loro festicciole in famiglia (quelle nelle quali si tirano su i tappeti e le mamme non arcobaleno controllano che non si spengano le luci per creare pericolose intimità.. proprio mentre  la Svezia consegnava il primo attivista curdo alla Turchia), nata nel 1985 da una “famiglia  altra”,  dal 10 dicembre 2019 premier della Finlandia e vicepresidente  dell’Sdp,  nota per aver traghettato il suo Paese nella Nato (lo ha motivato così: “Non avremmo fatto questa scelta se non avessimo pensato che avrebbe rafforzato la nostra sicurezza nazionale. La minaccia nucleare è gravissima ma non può essere isolata in una sola regione. Penso che essere all’interno della Nato ci darà sicurezza perché anche la Nato ha armi nucleari e ci sarebbe una risposta se la Russia le usasse, quindi questa decisione ci rafforza, non ci indebolisce“),  viene filmata mentre partecipa a un  party  molto animato in una casa privata di quella che promette di far diventare, grazie a queste sue recenti determinazioni, l’Helsinki da bere.

A qualcuno le immagini dispiacciono per il contrasto tra tanta allegria (pare il nome di un profumo francese, che ne so, Joie de vivre, Folie, Caprice..) spavalda, sensuale e giuliva e i tempi che viviamo, di stenti, privazioni, dolore e sacrifici predicati da tutti i rappresentanti di una oligarchia della quale la Sanna vuol far parte entusiasticamente e imposti a fini penitenziali.

Apriti cielo! Una volta anziani pensatori che volevano inseguire tendenze, mode e ideali giovanilistici, si compravano la Guzzi, indossavano chiodo e stivaletti e si tingevano gli ormai radi capelli, rifiutando il destino di pompieri ma reclamando quello di venerati maestri,  vaneggiando di utopie che non avevano saputo o voluto realizzare, di principi traditi, di azioni antisistema che pretendevano di insegnare alle nuove generazioni grazie a comportamenti sovversivi.

Adesso no, adesso è il tempo di persuaderli della bontà della resa condizionata al soddisfacimento di interessi personali e di casta, del ritiro “che tanto non c’è alternativa praticabile” e dell’assoggettamento all’ideologia dominante. È il tempo di celebrare e proporre all’imitazione e all’emulazione,  l’integrazione soddisfatta e appagante nel sistema di valori e tendenze obbligatorie per appartenere a quella cerchia di vincenti, attrezzata con quel tanto di individualismo, epicureismo, trasgressività guardata con ammirazione in quanto anticonformista quel tanto che basta per essere accettata e legittimata dall’ideologia del politicamente corretto.

E c’è da rendere merito, quindi,  alla Marin che scuote via la polvere dalle stanze grigie della politica:  “lo stile consuetudinariamente anemico della politica viene giustamente sconvolto dalla forza vitale delle immagini che ci restituiscono una giovane donna – con grandi responsabilità politiche nazionali e internazionali – che sa vivere una festa”, recita estasiato lo psicoanalista idolatrato dalle sciure.

E chi non apprezza per un atteggiamento moralistico o paternalistico un desiderio sano e naturale di divertirsi, come si addice all’incarnazione di una appagata e consapevole femminilità combinata con una giovinezza vissuta con spontanea e disinibita gratificazione, non può che essere malamente affetto dal più sofferto e autodistruttivo dei sentimenti, il più antico, l’invidia che si accanisce di questi tempi soprattutto contro le donne e i giovani.

E in particolare, denuncia afflitto Recalcati, nei confronti di quelli che ottengono un meritato successo, “che si impegnano in politica magari ottenendo risultati significativi e che possono pure giustamente vantarsi di avere una bella immagine” come, per fare esempi a noi vicini, Boschi o Boldrini, ma aggiungerei anche, perché no? Bellanova, Fornero, Cirinnà, magari meno superdotate di appeal e carni sode ma delle quali abbiamo potuto testare competenza e spirito di servizio.

Eh, non c’è da stupirsi,  si tratta di “un tipico modus operandi del moralismo di ogni genere: macchiare la bella immagine mostrandola corrotta e pervertita”. E come tanti si duole che qualcuno abbia addirittura sollevato l’infame sospetto di consumo di sostanze stupefacenti, costringendo la loro eroina contemporanea a sottoporsi volontariamente ai test antidroga.

Tra l’altro non c’è da fare altri paragoni: Sanna Marin non propone agli amici e famigli “di diventare rappresentanti della cosa pubblica, non li nomina sottosegretari, non li porta al governo o in Parlamento”. Nessuno, dice,  dei suoi comportamenti di giovane donna libera può renderla ricattabile. Al contrario, e ecco il punto cruciale, la sua indipendenza, la sua autonomia propria di uno spirito libero si sono manifestate come una luce in un panorama politico appiattito e è doveroso celebrare questa donna “che ha preso decisioni difficili in un tempo di grande crisi (pandemia, guerra in Ucraina), che ha portato il suo Paese verso la Nato, che ha rivendicato l’autonomia del suo popolo di fronte alla prepotenza bellica della Russia, e che sa anche godere della vita, sa vivere una festa”, oltre che partecipare di una guerra che minaccia l’intero mondo.

Grazie a figure come la sua le cosiddette “libertà formali” hanno assunto un ruolo sempre più significativo, a costo della rinuncia a quei diritti sociali, che in passato avevano caratterizzato tutte le battaglie per il riscatto delle classi sfruttate e disagiate, compensando con elargizioni arbitrarie la perdita o la forzata rinuncia a garanzie e prerogative.

E lo credo che fa festa (mica alla saga della porchetta come farebbe una qualsiasi rappresentante dell’odiata destra),  questo spirito libero che ha consacrato la sua autodeterminazione a eseguire ordini perentori al servizio dell’impero. E merita la solidarietà che non è stata accordata a una giornalista e studiosa la cui identità e personalità vengono delegittimate come effetto di una soggezione patriarcale ai valori e alle convinzioni paterne.

Ma non sarà ora che la festa la facciamo noi, finalmente,  noi,  spiriti liberi, incolleriti, in lotta contro il tradimento e la vergogna di chi ha venduto la nostra dignità?