Come si poteva facilmente immaginare la scomparsa di Piero Angela ha suscitato un’ondata di addii sui social ed è probabilmente giusto così perché molti italiani di una certa età hanno scoperto la documentaristica e la divulgazione scientifica grazie a questo personaggio che ha dominato la scena per quarant’anni. E in fondo è proprio questo il guaio: il segreto del suo successo sta nel fatto di avere avuto diciamo così lo sguardo naif del profano che coinvolgeva il pubblico, senza però avere la minima idea dei problemi della scienza come metodo e senza osare mai mettere il naso nelle viscere profane del lavoro scientifico che nell’occidente si è sempre più impastato col potere e col denaro. Angela era l’uomo delle “meraviglie della scienza” e non sapeva nulla di paradigmi e di falsificabilità, di induzione, di competizione fra teorie, di significato del metodo e men che meno delle teorie che formano il modello di mondo accettato: nulla nella sua formazione aveva incluso la scienza, né il liceo classico, né le esperienze musicali del dopoguerra da ottimo pianista jazz, né il lavoro giornalistico fino alla soglia degli anni ’80. Poi capì che c’era un grande spazio che nessuno coltivava e ci si buttò a pesce, con una grande intuizione da comunicatore.

Con ottime intenzioni da buon “amerikano” della Rai e sostenitore del modello capitalistico: ma non essersi dedicato a una qualsiasi disciplina scientifica e del tutto ignaro – a quanto mi è parso di capire –  in quelle due o tre occasioni di incontro di qualsiasi prospettiva epistemologica, egli ha finito per dare un’idea della scienza radicalmente diversa se non opposta a quella reale: ovvero di non di un campo di dibattito e discussione, di esperimenti e di ipotesi, ma di un sapere esoterico vero comunque per sempre che si forma in maniera quasi immateriale in laboratori che non si capisce chi paghi e prodotta da esseri mitologici  – detti scienziati –  che sono al di là di qualsiasi questione e interesse umano. Dunque non possono sbagliare, non possono ingannarsi e ingannare e quando accade ecco che tutto viene prontamente messo a posto. Questa concezione culturale, da Candide per non dire infantile o colpevolmente edulcorata, è quella che è stata trasmessa alle persone, già peraltro sempre più disponibili ad accettare verità confezionate, ma mano che la scuola si allontanava dal tentativo di fornire una cultura critica.  Ricordo ancora il libro che scovai chissà dove quando ero ragazzino e che permetteva di fare calcoli relativistici ricorrendo al massimo alle equazioni di secondo grado, le uniche che da studente del classico anche piuttosto asino in materia, riuscivo a praticare: oltre a funestare la vita familiare col calcolo del tempo guadagnato viaggiando in auto a una certa velocità o abitando all’ultimo piano di un grattacielo, ho sempre conservato l’idea di sapere ben poco di quanto ci circonda e la sensazione di avere a che fare con certezze  temporanee che ci diamo come assolute. E invece proprio la presentazione di verità inconfutabili è quella che ha permesso nell’ultimo decennio e segnatamente negli ultimi due anni e mezzo di soggiacere a una sorta di scienza intesa come religione che emette comandamenti i quali non possono essere discussi e dove la “disinformazione” ha preso il posto dell’eresia. Sarebbe ingiusto addossare il peso di questa croce solo su Piero Angela anche se è stato l’architetto generale almeno in Italia:  tutta la divulgazione scientifica ha cambiato di tono negli ultimi quarant’anni, passando dalla  presentazione problematica di teorie e di ipotesi sia pure confermati da fatti e da numeri, ad un’assertività che non sembra mai gradire il dialogo e tanto meno il dubbio. Nel frattempo però la ricerca scientifica specie quella che ha uno sbocco immediato nel mercato, è diventata sempre più costosa e dunque impossibile senza sponsor privati che di certo puntano alla maggiore conoscenza solo nella misura in cui essa porta al massimo profitto,

Non è questa la sede per descrivere tutte le contraddizioni di un mondo della ricerca che alla fine è costato una quantità enorme di morti: ma certo l’idea ingenua della scienza come fonte di verità assoluta e non come luogo di confronto è stata ciò che ha fatto cadere la maggior parte della gente in trappola. Ed è stato Angela a farci credere che la “meraviglia della scienza” consiste nell’assolutezza piuttosto che nel dubbio.