Che l’Ucraina sia stata usata dall’occidente come carne da cannone e da affari (Soros vi ha investito 500 miliardi in 8 anni) e che il Paese era infarcito di fascisti non solo locali, ma anche provenienti da fuori lo dimostra il numero incredibile  di stranieri specialmente americani che combattono  in Ucraina, in parecchi casi sotto le false spoglie di mercenari e volontari. E ora questi cominciano ad essere catturati in grande numero o a essere trovati tra i morti. Anche ieri  l’esercito russo ha rilasciato un’altra foto di un combattente americano che si dice sia stato ucciso negli scontri. Si tratta del 35enne Cesar Quintana dalla California, ma dai dati pubblicati dalle autorità militari russe grazie alle intercettazioni e alla documentazione trovata,  sono stati contati 6824 mercenari stranieri, tutti in forza ai raggruppamenti di estrema destra e 4877 di essi sono ancora attivi. Per ciò che concerne la provenienza sembra che 1717 vengano dalla Polonia , 4500 proverrebbero in numero quasi uguale dagli Usa, dal Canada e dalla Romania. Circa 600 proverrebbero dalla Gran Bretagna e dalla Georgia. Di questa armata mercenaria 1035 uomini sono morti nei combattimenti e 912 sono fuggiti.

Parecchie centinaia di essi, molti dei quali in realtà facenti parte delle forze Nato, sono ora sono rinchiusi dei sotterranei dell’Azovstal senza cibo e senza rifornimenti ed è qui dove si sta compiendo un’altra tragedia dell’incompetenza e del cinismo occidentali: i russi hanno offerto loro la resa, ma da quello che emerge dalle intercettazioni radio le persone intrappolate stanno implorando Kiev di trovare una soluzione al tavolo delle trattative e chiedono di poter capitolare, mentre invece chi comanda dietro il macellaio comico di nome Zelensky, chiede loro di “morire come uomini”. Del resto l’ordine generale per tutto l’esercito è che la resa significa tradimento e che dunque va punita con la morte. Ora questo potrebbe essere propaganda russa, ma che l’atmosfera che si sia questa lo dimostra uno degli intrappolati a Mariupol che aveva la capacità di comunicare con il mondo esterno attraverso i social media:  si tratta del mercenario britannico  Aiden Eslin. Poco prima di essere catturato ha inviato il messaggio alla sua famiglia: “Se state guardando questo, allora siamo circondati. Abbiamo resistito per un mese, abbiamo finito le munizioni, il cibo. L’acqua è tutto ciò che ci resta”.

Eslin dopo la cattura che in realtà gli ha salvato la vita, ha raccontato di aver prestato servizio nell’esercito ucraino a Mariupol insieme a un marocchino, un croato e un altro britannico. Per quattro anni ha venduto i suoi servigi all’Ucraina, che dal 2014 stava combattendo una guerra civile contro le regioni separatiste dell’est, in cui sono morte almeno 14.000 persone. Eslin afferma di aver inizialmente prestato servizio nella fanteria e alla fine è finito nell’artiglieria. Il giorno in cui la Russia ha invaso l’Ucraina, voleva dimettersi e si sarebbe rifiutato di sparare. È stato perciò trasferito alla base dell’Azovstal, una condanna a morte per tutti i combattenti. Mentre i media occidentali acclamano “l’eroismo” dei combattenti ucraini e chiedono sempre più armi e denaro, il pubblico dimentica che la leadership ucraina sta effettivamente abbandonando migliaia di soldati al loro destino. Non ci sono negoziati sulla loro sopravvivenza, non ci sono nemmeno tentativi di liberarli, né al tavolo delle trattative né con mezzi militari che del resto ogni giorno che passa sono più esigui: colpiti a tappeto dai missi russi che si concentrano sui depositi di armi e munizioni nonché sui centri logistici. Zelesky o meglio chi per lui li sta condannando a morte mentre scherza davanti alla telecamera con le ragazze della stampa e il presidente dell’UE o gira nel grande set cinematografico della Nato dove si svolge tutto quello che l’alleanza vuole far credere