La vicenda ucraina ci fornisce una chiave per comprendere fino in fondo la potenza della macchina di persuasione formata dai media, ma anche la corruzione, la consunzione etica di molte strutture, comprese quelle culturali che obbediscono alle parole d’ordine più assurde del potere e che appunto si dimostrano prive di qualunque cultura, ma solo macchine che insegnano la sottomissione e l’obbedienza. Se da due mesi a questa parte si è proceduto fino all’estremo nella follia antirussa, nella totale hitlerizzazione di Putin e alla santificazione delle bande hitleriane dell’Ucraina, se si è completamente dimenticato che queste bombardano da 8 anni popolazioni civili e si è fatto un eroe di Zelensky, fino a un anno fa il giudizio era completamente diverso. Cercando di fare ordine nel piccolo e sparso archivio che mi sono formato ho trovato alcuni esempi proprio su quella stampa tedesca che è paradossale vessillifera di queste incivili ossessioni pur essendo la Germania il vero obiettivo degli Usa e in ogni caso la principale vittime dei borborismi del suo sistema politico degradato.

Leggo nel maggio del 2020: “Guerra e corruzione continuano a dominare la situazione nel Paese. Dopo un anno in carica, sembra chiaro che il capo di stato Zelenskiy non possa mantenere le sue promesse.” E subito di sequito: “Centinaia di esplosioni e spari al giorno, case distrutte e persone ferite: gli osservatori dell’OSCE descrivono la situazione della guerra di trincea nell’Ucraina orientale come non significativamente diversa da quella di quando il presidente Volodymyr Zelenskiy ha prestato giuramento un anno fa”. A quel tempo, si poteva  ancora affermare apertamente che Zelenskyi aveva incitato i militari – le milizie nazionalsocialiste – a una guerra fratricida contro la popolazione del Donbass. Oggi è ammessa una sola opinione unanime: il mediocre attore e barzellettiere è il bravo ragazzo, Putin il “pazzo aggressore”.

Ma sullo stesso giornale un 25 febbraio del 2021 si poteva leggere: “Raramente un presidente è caduto dal favore dei suoi elettori così rapidamente e così rapidamente come Volodymyr Zelensky in Ucraina. Meno di due anni dopo la sua trionfante vittoria sull’incumbent Petro Poroshenko, i sondaggi mostrano che solo un quinto degli ucraini voterebbe per Zelensky al primo scrutinio”. Altri articoli sulla Suddeutsche Zeitung avevano evidenziato che Zelenskyy era un amico prezioso di oligarchi corrotti il ​​cui potere non ha mai voluto mettere in discussione, senza avere la minima intenzione di contrastare la corruzione, ma semmai di renderla più facile. La Frankfurter Allgemeine  dal canto suo riferiva che la corruzione faceva sparire dal Paese 4,8 miliardi di euro l’anno, un decimo del Pil. Tuttavia oggi l’Ucraina è magicamente diventata un paradiso per la democrazia, minacciata dai malvagi russi: chi può crederci? Eppure la pressione delle menzogne e la minaccia di punizioni per chi non aderisce alle parole d’ordine è tale che alla fine il pesce rosso sembra avere una memoria da Pico della Mirandola rispetto alle popolazioni occidentali. Tanto che la Die Zeit può dire che Zelensky ha teso la mano alla Russia per porre fine alla guerra fratricida nel Donbass. È vero il contrario, ma chi se ne frega quando la gente non s’indigna di fronte a questo matrix?

Per la verità Zelensky non è solo uno che aiuta gli oligarchi corrotti, che bombarda le popolazioni del Donbass e che suona il piano col pene, ma è anche quello che chiamerei un infame: l’uomo del bunker di Leopoli è infatti ebreo e ha perso tre familiari nell’Olocausto, eppure non si fa scrupolo di governare grazie agli uomini che si ispirano e che rivendicano quelle stragi e che erige stature a Bandera. Anzi egli è stato per molti anni il protetto di Igor Kolomoisky un oligarca che aveva fondato la PrivatBank, nonché governatore dell’Oblast di Dnipropetrovsk principale finanziatore del Pravy Sektor. Insomma è un personaggio repellente quasi come i servi che si adeguano sempre e comunque a qualsiasi menzogna di chi li paga.