Anna Lombroso per il Simplicissimus
C’è un aspetto della gestione della pandemia particolarmente nauseante e consiste nell’esibizione continua del ruolo paterno e solidaristico dello Stato che somministra vaccini e esercita una puntigliosa azione di sorveglianza dei comportamenti della comunità, contrastando così l’egoismo e l’individualismo tossico dei disertori.
Sembra una cifra marginale, invece funziona egregiamente e produce molto consenso.
E non solo perché si traduce in un senso distorto di appartenenza sociale virtuosa, secondo la quale angherie, soprusi, censure e discriminazioni sono doverose reazioni di chi ha a cuore la coesione sociale e quella fetta di libertà che finisce dove comincia quella dell’altro, autorizzate e legittimate fino alla persecuzione e al linciaggio.
E non solo perché aiuta una interpretazione aberrante del bene comune e dei servizi sociali, secondo la quale il vaccino è gratuito, non pagato come tutte le componenti del sistema sanitario dalla collettività, almeno quella che paga le tasse, e dunque chi non gradisce questo premio si merita di pagarsi tamponi, spese mediche e in futuro tagli a pensioni e cure.
Ma perché contribuisce alla nuova narrazione che spaccia le strategie di sostegno a soggetti economici forti, strutturati e già dominanti, penalizzando le piccola e media impresa, le reti commerciali e di distribuzione minori, condannate ad essere assorbite e cannibalizzate grazie a quella “soluzione finale” che viene chiamata Great Reset, come fossero un ravvedimento delle oligarchie che, dopo aver espropriato le nazioni della sovranità, si accorgono del ruolo demiurgico che può assumere lo Stato in situazioni di crisi.
Anni fa Hobsbawn ebbe a chiedersi se sia possibile “il capitalismo senza le crisi”, per convincersi che no, che la storia insegna che il sistema opera e si perpetua attraverso le emergenze che determina e le successive ristrutturazioni.
Sarebbe ingenuo pensare che i suoi “addetti”, anche in questo caso specifico, mettano in campo soluzioni che non si basino sul metodico sfruttamento di ogni potenziale e risorsa naturale e “umana” per conseguire la bulimica ricerca del massimo profitto.
Proprio gli ultimi decenni della vicenda italiana dimostrano come fosse irrealistica la persuasione di molti riformisti che ritenevano che interventi strutturali di carattere economico e istituzionale avrebbero potuto dare forma a uno statalismo “democratico” caratterizzato dal chimerico controllo dal basso del popolo. A maggior ragione sarebbe illusorio il convincimento che a saldare la divisione tra mercato e Stato, dando a quest’ultimo una benefica funzione regolatrice, possa essere uno dei rivendicati artefici della svendita del paese dalla demolizione dell’Iri e del sistema della partecipazioni statali in poi, al servizio di una supersovranità assoggettata al dominio dal quale parte ogni pandemia economica.
E difatti gli oltraggiosi servizi al sistema privato spacciati per riappropriazione pubblica di un qualche settore sofferente: Ilva, Autostrade, auspicati dal solito Giorgetti, il fan del supermario superpresidente, che anche nel caso della Gkn si fa interprete della volontà dello Stato di farsi partner della salvezza insieme a un generoso sponsor industriale, altro non sono che la sua consacrazione a mecenate di imprese multinazionali che esigono l’estremo sacrificio per stabilire una temporanea presenza da noi, in attesa, una volta sbaragliata la concorrenza, di darsela a gambe in siti più convenienti.
Proprio in questi giorni Cassa Depositi e Prestiti ha reso noto il suo Piano Strategico triennale, che non a caso si interseca con il Pnrr, “per rilanciare la crescita”, ovviamente equa e sostenibile, in modo da dare un “poderoso slancio di carattere strutturale, non passeggero, al paese”, grazie a quei 191,5 miliardi virtuali, da impiegare in nuovi progetti (124,5 miliardi); in progetti in essere (51,4 miliardi); in progetti finanziati dal Fondo sviluppo e coesione (15,6 miliardi), “centrando” come si dice nello slang dei cravattari 526 target 51 dei quali da raggiungere a San Silvestro.
E difatti il programma 2022-2024 individua quattro sfide da affrontare per rilanciare l’economia italiana: cambiamento climatico e tutela dell’ecosistema, crescita inclusiva e sostenibile, ripensamento delle filiere produttive, digitalizzazione e innovazione, in un “campo di gioco”- le parole sono dell’Ad Scannapieco, che ha scelto una comunicazione sportiva per distinguersi dall’epica governativa – nel quale le azioni degli stakeholders si riferiranno a tre pilastri irrinunciabili: attività di analisi strategica e settoriale, centrata anche sulla individuazione dei ritardi da colmare e sulle best practice internazionali per l’adozione di specifiche politiche di finanziamento e investimento (policy); rafforzamento dell’advisory e della gestione di fondi pubblici, nazionali ed europei e esaltazione del ruolo di CDP come Istituto di Promozione e Sviluppo, “attraverso, sottolinea il mister, l’offerta di strumenti finanziari a disposizione di imprese e PA in modo da coprire ogni necessità nel ciclo di vita di un’azienda o di un progetto, grazie a un budget di 65 miliardi di euro (+5% sul periodo precedente), attirando 63 miliardi da terzi (+27%), attivando nel complesso investimenti per 128 miliardi (+14%)”.
Ora non sfugge a nessuno la fine che fanno certi programmi, in virtù di quella totale assenza di procedure di verifica dell’efficacia, che offre margini infiniti di impunità e immunità per le cialtronate degli stakeholders, selezionati accuratamente tra collezionisti di fallimenti, inchieste per malaffare tacitate magicamente o perse nella discarica giudiziaria. Quella dove sono finiti i banchi a rotelle di uno dei candidati a prendere le redini dell’istituto partecipato dal ministero dell’Economia e delle Finanze, succedendo a Palermo, spodestato nel maggio scorso, si dice, per simpatie grilline, ma che ha lasciato la sua impronta di giovanotto cresciuto in Morgan Stanley prima di entrare in McKinsey, la multinazionale privata americana delle consulenze, che aveva avuto l’incarico proprio da lui di redigere il Piano del triennio precedente del quale Scannapieco, ex vice presidente della Banca europea degli investimenti, ha eseguito una scrupolosa fotocopia.
Così Cassa Depositi e Prestiti si conferma nella sua funzione di braccio armato della speculazione impiegando i risparmi della collettività allo scopo di minimizzare il rischio di investimento dei privati, quelli più strutturati, dominanti e monopolistici, con facilitazioni e partecipazioni a garanzia che assicurino il profitto dei beneficati occasionali, senza reclamare diritto di parola sulla loro responsabilità sociale, sulle condizioni dei lavoratori dipendenti o precari, sulla qualità dei prodotti e del servizi.
Per non parlare della partecipazione diretta di CdP e del Ministero dell’economia e delle finanze con quote ulteriori nell’azionariato di soggetti presenti in Borsa e posseduti da privati o semipubblici, per i quali Cassa e Ministero si spendono a garanzia e copertura di movimenti spericolati: Tim, Eni, Snam, Terna, Italgas, Ansaldo energia, Saipem, OpenFiber, Bonifiche Ferraresi, Resorts, Trevi Group, Valvitalia, Inalca, Rocco Forte Hotels, Sia, Kedrion Biopharma.
A dimostrazione della vocazione e della missione dei partenariati tra Stato e imprenditoria privata finanziati dalla Cassa: deresponsabilizzazione dai rischi, profitti opachi quanto le arbitrarie facilitazioni di accesso al credito, possibilità illimitata di sottrarsi alle regole a tutela dei lavoratori e della loro sicurezza in nome della concorrenza.
Come faremmo senza di loro!… ma soprattutto come farebbero loro senza di noi!…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/
Si può leggere (!) :
Te lo ricordi l’8 marzo al carcere?
“Possiamo tenervi per anni in condizioni disumane, stipati nelle celle come in carri bestiame.
Possiamo annullare da un momento all’altro quello che resta dei vostri minimi diritti.
Possiamo massacrarvi di botte quando vi ribellate a tutto questo, anche se siete inermi e in overdose.
Possiamo lasciarvi in agonia per ore e ore.
Possiamo lasciarvi morire.
Possiamo fare in modo che tutto questo succeda nella piena impunità, che valga solo la nostra versione dei fatti e che tutte le colpe vi ricadano addosso.
Possiamo continuare a criminalizzarvi anche da morti e farla pagare cara ai sopravvissuti”.
https://www.carmillaonline.com/2021/12/01/te-lo-ricordi-l8-marzo-al-carcere/