Anna Lombroso per il Simplicissimus
In attesa di diventare lo strumento per l’identificazione rapida, il tracciamento e la punizione dei docenti che ancora prendono sul serio la missione educativa che consiste nell’offrire gli strumenti della conoscenza per fare dei giovani uomini liberi e consapevoli, si sta già provvedendo alla penalizzazione di categorie oggetto della selezione che si propongono i promotori del nuovo rinascimento.
Difatti, a guardar bene, la funzione di persuadere alla vaccinazione i riottosi che verrebbero convinti dall’opportunità di mangiare la margherita vicino al forno del piazzaiolo, o di non interrompere le lezioni di pilates, o di andare a vedere Brignano, pare essere secondaria rispetto al progetto di attuare quella particolare interpretazione della discriminazione già adottata con successo nel passato e che prelude a una severa “cernita” dei meritevoli in vista di una soluzione finale.
Nel mirino delle autorità infatti c’è la rete del medio e piccolo esercizio commerciale, della palestra di quartiere, in favore della catena di Virgin che può dotarsi di vigilantes addetti ai controlli, di studi legali incaricati di rigettare le richieste dei clienti impossibilitati alla zumba, dei supermercati e grandi magazzini esentati dalla vigilanza sul lasciapassare.
Difatti le sanzioni si abbattono come una scure sugli esercizi condannati ad applicare uno strumento che innegabilmente li punisce a priori riducendo la clientela, come dimostrato dal sabato nero per Gardaland e parchi acquatici, imponendo misure di sorveglianza e controllo che non hanno nessun profilo di legalità e legittimità e nemmeno di razionalità o efficacia, se è vero che il vaccinato dotato di mascherina e nel rispetto del distanziamento è tenuto e preoccuparsi del possibile accertato contagio dell’empio non vaccinato.
Non c’è da stupirsene, si tratta di un sistema di governo largamente in uso, quello di addossare il peso delle responsabilità e delle scelte, sul popolo, si tratti di vaccinati con prodotti consigliati con sistemi ricattatori più che persuasivi, ma non obbligatori, in modo che la firma della liberatoria esoneri lo Stato da eventuali richieste di risarcimento per effetti collaterali talmente previsti e prevedibili da raccomandare la strada della volontarietà.
Lo stesso vale per il green pass, tassativo invece, ma le cui disposizioni e i cui vincoli coercitivi sono in capo a cittadini, tenuti ad adottarli, applicarli e controllarne l’esecuzione e a esibirlo, pena una sanzione pecuniaria da 400 a 1000 euro, sia a carico dell’esercente sia dell’utente, e, qualora la violazione fosse ripetuta per tre volte in tre giorni diversi, l’esercizio potrebbe essere chiuso da 1 a 10 giorni, grazie all’attività di sorveglianza svolta dalle polizie municipali da sempre entusiasticamente addette all’attività di riscossione di indegni balzelli finalizzati a rimpinguare le casse comunali.
Nelle intenzioni del Governo fin da subito il green pass doveva essere un lasciapassare, un documento che, attestando lo stato di salute o la presenza di certi requisiti di immunizzazione dal Covid, da un lato avrebbe “consentito gradualmente il ritorno alla vita normale”, dall’altro avrebbe incentivato anche i più scettici a “fidarsi” “dei vaccini approvati dal Ministero della Salute”. La minaccia di varianti, prevedibili quando si vaccina durante un’epidemia, quella sibilata dagli impresari millenaristi, hanno ampliato e amplieranno i confini di applicazione, estendendo i vincoli al personale della scuola, agli studenti, a categorie lavorative e professionali.
In questi giorni si sta effettuando un test sul possibile consenso alle misure discriminatorie, per una volta esuberanti rispetto ai suggerimenti dell’Europa che aveva decretato la non obbligatorietà, poco incoraggianti per chi ha a cuore libertà, rispetto della dignità e della privacy, vista la tendenza al linciaggio che di volta in volta si presenta come carattere identitario dell’autobiografia nazionale. E che conferma i pericoli dell’ottusa reiterazione della storia, vuoi che certe decisioni si assumano per inadeguatezza, ferocia autoritaria quanto stupida, o invece per condannare definitivamente all’ostracismo e all’emarginazione chi disubbidisce ai paradigmi del pensiero unico.
Certo è che chi ha abusato del termine negazionisti per chi andava in piazza contro il green pass, oggi non può ragionevolmente deplorare chi paragona la discriminazione degli ebrei con quella di chi rifiuta uno strumento di identificazione, individuazione, emarginazione di una minoranza catalogata come nemica, ostile, pericolosa e perciò doverosamente marchiata, criminalizzata e punita.
Che il green pass non abbia una funzione di natura sanitaria e profilattica, è accertato: il vaccinato non è esente dai rischi di essere contagiato da altri vaccinati, da disertori, da portatori di varianti, deve rispettare misure di distanziamento arbitrarie e discrezionali, deve indossare le mascherine e osservare criteri rigidi nel caso voglia far visita a parenti ospedalizzati o anziani nelle Rsa. Le sue licenze, poi, sono a termine, scattato l’ultimatum dovrà ricorrere ai tamponi, non ancora gratuiti, sottoporsi a nuove, previste, somministrazioni su misura per lo spirito di abnegazione della cavia. Tutto questo, fino ad oggi, in cambio della possibilità di mangiare al chiuso, fare un buon numero di vasche salutari in palestre al chiuso, andare al museo delle cere pieno di imitazioni della diafane fattezze sfingee del Presidente del Consiglio: poca cosa rispetto a rischi ormai conclamati e poca cosa per persuadersi che davvero si tratta del timbro apposto sul senso civico e di responsabilità, se non gli corrisponde la denuncia di innumerevoli contraddizioni e paradossi che hanno contraddistinto le gestione del Covid in un anno e mezzo.
E che non è inutile enumerare: dalla imposizione del vaccino come estremo e insostituibile rimedio per runa malattia al 99% curabile in pochi giorni, generalmente a domicilio e senza costi elevati, l’esonero dei medici di base dagli obblighi deontologici e professionali, la proibizione dell’effettuazione della autopsie, la erogazione di statistiche contraddittorie, quelle sui decessi per Covid o con Covid, artefatte per favorire la rimozione di decenni di crimini contro la sanità pubblica e la tutela dell’ambiente, l’esposizione di milioni di lavoratori ai rischi di una patologia “incontrastabile” costretti secondo una selezione a monte a prestarsi in veste di essenziali in siti insalubri e viaggiando su mezzi che non sono mai stati incrementati, senza che venissero osservate elementari norme di sicurezza, la farsa della temperatura di conservazione delle magiche pozioni trasportate in Italia nel corso di una epopea spettacolare anticipatrice della narrazione a fondo epico che sarebbe seguita e della militarizzazione della campagna vaccinale, a – 70°, oggi disponibili in simpatici hub fuori dalla discoteca romagnola con gli standard del mojito.
Che gli oligarchi non aspettassero altro per cancellare quel poco rimasto di sovranità dello Stato “promosso” ormai unicamente a elemosiniere delle major logistiche, della multinazionali, del sistema finanziario che investe nella moltiplicazione delle fiche del casinò, per convertire i lavoro in servitù, liberando la libera iniziativa imprenditoriale e digitale dai vincoli insopportabili dei diritti e delle garanzie e dai lacci e laccioli delle poche leggi non ancora dettate ai governi dagli studi internazionali pagati per dare attuazione a immunità, impunità e corruzione, era immaginabile e prevedibile. Ma restava la speranza che non fosse incontrastabile. Certo a vedere la propensione alla soggezione, all’obbedienza in cambio di miserabili compensazioni, non c’è da essere rassicurati. E meno ancora nel constatare la veridicità della profezia di Freud: “gli impulsi primitivi, selvaggi e malvagi dell’umanità non sono scomparsi, continuano a esistere sebbene allo stato represso”. E difatti basta la paura della morte, ma anche quella della libertà, che comporta responsabilità, bellissimi rischi e straordinarie sorprese a dar loro “l’occasione per ripresentarsi”.
La profezia di Freud: “gli impulsi primitivi, selvaggi e malvagi dell’umanità non sono scomparsi, continuano a esistere sebbene allo stato represso”. E difatti basta la paura della morte, ma anche quella della libertà, che comporta responsabilità, bellissimi rischi e straordinarie sorprese a dar loro “l’occasione per ripresentarsi”.
Si può leggere :
https://comedonchisciotte.org/migliaia-di-studenti-universitari-uniti-nel-movimento-studenti-contro-il-green-pass/
E qui (!) :
https://comedonchisciotte.org/ucdl-diffida-contro-lapplicazione-del-green-pass/
Brava Anna!
Ti si legge sempre con piacere.