Tanto rumore per nulla. Perché stupirsi per un topo che pasteggia tranquillamente nel banco alimentari di un supermercato quando gli umani hanno accettato di prendere il posto dei topi in qualità di cavie? In fondo è un equo scambio. Per quale motivo stupirsi del fatto che il gestore del banco nemmeno abbia fatto caso all’animale che pasteggiava con gli stessi cibi che poi sarebbero andati a farcire i panini, quando ormai da un anno nessuno ha più voglia di fare un cazzo, di reagire, di rompere l’atmosfera di vita sospesa? Tanto che chi ha assistito alla scena e chi l’ha filmata più che denunciare l’accaduto, chiamare i Nas ha tentato di cavarci qualche soldino promettendo al gestore il silenzio sul fattaccio. Mentre altri che si ostinatamente rifiutano di collegare il cervello con la bocca o con le mani, cosa che evidentemente va contro le “regole della community” hanno tentato di fare una squallida speculazione politica addossando alla Raggi la colpa della vicenda. Eh certo alla Raggi si può addossare qualsiasi cosa, ma non la gestione dei supermercati che fino a prova contraria non appartengono al Comune, ammesso e non concesso che il Comune stesso sia ancora un’ istituzione pubblica e non a carattere privatistico.
E poi se anche se uno dovesse prendersi la leptospirosi o qualche altro malanno morirebbe comunque di Covid, basta fargli un bel tampone a 40 cicli prima dell’estrema unzione e il problema di mettere all’incasso un altro caso del terribile morbo sarebbe risolto con un’altra bugia e qualche soldino per i valorosi che combattono diuturnamente il raffreddore. Essendosi peraltro sbagliati per un anno intero sulla sua natura vascolare e non polmonare, ma rimanendo angeli e luminari . Perché mai indignarsi per il topo da supermercato quando diamo tutto lo spazio e l’attenzione ai voraci ratti che si stanno mangiando il nostro futuro con il pretesto di una pandemia che lascia l’86 per cento delle persone perfettamente sane e un altro dieci per cento con qualche linea di febbre? Perché scandalizzarsi quando un’intera società accetta come se nulla fosse di farsi iniettare vaccini non sperimentati quando fino a ieri pareva tutta appassionatamente e superficialmente naturista? Che accetta da parte di una burocrazia medica pagata a piè di lista da Big Pharma la proibizione di cure assolutamente efficaci per non rovinare gli affari delle multinazionali del vaccino e gli oligarchi che avanzano nascondendosi dietro un virus? Viviamo in una società letteralmente soverchiata dalla paura semplicemente perché non ha altri orizzonti che un eterno presente, perché ha sogni e gusti mediocri e uno spirito di sacrificio – che almeno mediocre non sarebbe – pari a zero. Ed è essenzialmente per questo motivo che i più si arrendono alla mistificazione senza combattere, senza riuscire a vedere le assurdità da cui sono investite o le accettano comunque anche accorgendosi della mistificazione.
Allora come non ammirare l’istintiva tranquillità del topo che mangia tranquillo le vivande senza badare troppo agli umani perché ne avverte il panico che scorre sottopelle e dunque non ne ha timore: sa che in realtà siamo noi che viviamo rintanati, che accettiamo di essere messi in trappola, che abbiamo una dannata paura non più di morire, ma di vivere.
Allora come non ammirare l’istintiva tranquillità del topo che mangia tranquillo le vivande senza badare troppo agli umani perché ne avverte il panico che scorre sottopelle e dunque non ne ha timore: sa che in realtà siamo noi che viviamo rintanati, che accettiamo di essere messi in trappola, che abbiamo una dannata paura non più di morire, ma di vivere.
“che abbiamo una dannata paura non più di morire, ma di vivere.”: la paura di vivere deriva da una fottutissima, incotrollata e parossistica fobia della morte, non il contrario come si evince dalla frase.