Se c’è qualcosa che non ho mai capito è stata la gestione del caso Regeni nel quale ci siano trovati completamente soli e che hanno portato ciò che appunto si aspettavano Francia e Gran Bretagna, ossia di buttarci fuori anche dall’Egitto (dopo la Libia) dove peraltro l’Eni aveva scoperto due mega giacimenti di petrolio che si apprestava a sfruttare prima che le relazioni diplomatiche con il Paese del Nilo precipitassero a causa dell’uccisione dello studente. Ora Augias a cui Sarkozy aveva concesso la Legion d’onore non si sa bene per quali meriti e altre intellettualini “legionati” dicono di voler restituire  l’onorificenza visto che essa è stata conferita anche al leader egiziano Al Sisi in cambio dell’acquisto di armi francesi, ma più in generale dell’influenza che Parigi ha acquisito al Cairo: mi chiedo se questi abbiano mai compreso ciò che stava accadendo. La domanda che infatti mi facevo e che ancora mi faccio è se questa lunghissima indignazione mediatica sul caso Regeni sia tutta farina della nostra emotività o se tanto clamore sia stato in qualche modo suggerito dall’esterno per ottenere il risultato voluto. Intendiamoci di certo non sono abbastanza cinico per trascurare la morte orribile di un giovane, ma sono abbastanza lucido per capire che Regeni aveva sì un passaporto italiano, ma la sua storia e i suoi rapporti da cittadino di una colonia, lo collocano altrove: dai 17 anni in poi, grazie a una borsa di studio è andato al “Collegio del mondo Unito (UWC), un’organizzazione didattica di origine anglo americana, nata negli anni della guerra fredda, formalmente intesa a sviluppare l’incontro di più culture come nelle tesi del pedagogo Kurt Hahn, ma fatalmente vittima della logica dello scontro e il cui scopo pratico era di favorire la preparazione di quinte colonne anticomuniste ( e oggi arancioni) nel maggior numero dei Paesi possibili, specie nelle zone dove i due mondi si intersecavano o dove ancora oggi il modello occidentale è in affanno (vedi nota). E infatti all’inizio ha frequentato la sede friulana della scuola (regione un tempo chiave nella guerra fredda) per essere però  subito risucchiato da una scuola collegata e situata nel New Mexico un un posto infinitamente lontano dal mediterraneo o dal melting pot adriatico a far che cosa non si sa.

Nel momento in cui è stato ucciso  stava, almeno in via ufficiale, completando una tesi di dottorato al Dipartimento di Scienze Politiche e Studi Internazionali presso il Girton College di Cambridge, non prima però di aver lavorato per Oxford Analytica, ossia una centrale di spioni, creatura di Henry Kissinger oggi gestita da Colin McCole, ex capo dei servizi segreti britannici e soprattutto da John Negroponte , uno dei personaggi più controversi e opachi dell’establishmente anglo americano, tessitore della politica di Bush in Medioriente, l’ “uomo che viene dalla morte” come lo definì  Chomsky. Dunque Regeni sarà pure stato italiano di cittadinanza, ma lavorava altrove e per altri che si sono immediatamente fatti di burro compresa l’Università di Cambridge  e la docente per il quale svolgeva la ricerca in Egitto, Maha Mahfouz Abdelrahman: fin da subito si sono defilati e rifiutati di fornire qualunque informazione mostrando una mostruosa noncuranza e anzi l’esplicita volontà di coprire le reali ragioni per le quali lo studente si trovava al Cairo. Di certo non si trattava di solo di una tesina sui sindacati indipendenti visto Regeni aveva chiesto alla sua Università 10 mila sterline da concedere per informazioni a un sindacalista degli ambulanti: non scherziamo, far finta di credere alla storia della ricerca  è il massimo dell’ipocrisia. Dunque ce la si doveva prendere ovviamente con Al Sisi, ma anche – se non soprattutto – con chi lo ha mandato Giulio allo sbaraglio: è lì la vera chiave per comprendere cosa sia successo e per chiedere la verità, a meno essa non si nasconda anche in Italia tra le pieghe dello stato segreto che potrebbe aver utilizzato in qualche modo il giovane .

Ma siccome non ce la si prende mai con i padroni interni ed esterni alla fine la vicenda si è incartata in un non senso e in depistaggi a volte romanzeschi: tuttavia fin da subito si è visto che la Francia ovvero la maggiore beneficiaria della nostra uscita dall’Egitto e da miliardi di tonnellate di idrocarburi che giacciono su tutto il Mediterraneo orientale, è sempre stata recalcitrante ad offrire qualunque appoggio all’azione diplomatica italiana e anzi pochi mesi dopo il delitto, il presidente  Hollande volò al Cairo per firmare un contratto da oltre un miliardo di dollari per forniture di armi all’Egitto. Quindi l’iper europeista Augias la legion d’onore avrebbe potuto restituirla già quattro anni fa. Ciò che è successo lungo le sponde nel Nilo, grazie a un regime di fatto sostenuto dagli occidentali, va probabilmente indagato altrove, ma solo adesso la legione del disonore cade dal pero e forse comincia a comprendere che chiedere la verità è un fatto impegnativo, non uno slogan o modo di dire per designare una verità di comodo.

Nota Il “Collegio del mondo unito” ha avuto come maggiori sponsor della sezione italiana  nel 1970, Marella Agnelli, moglie dell’Avvocato per antonomasia e l’ambasciatore Bartolomeo Migone, il che fornisce una buona indicazione sullo spirito di fondo dell’iniziativa. Attualmente la commissione che sovrintende l’Uwc dell’Adriatico è formata tra gli altri dall’ex ambasciatore Bruno Bottai (figlio del più noto Giuseppe gerarca del fascismo), Domenico Fisichella, Jas Gawronsky, il banchiere Sarcinelli, insomma tutto un modo a cavallo tra la diplomazia, i soldi, i media che esprime un deciso orientamento atlantico e filo europeista ad oltranza. Anche la circostanza che la multiculturalità sia asserita attraverso l’utilizzo di una sola lingua, ovvero l’inglese, in tutte le sedi lascia perplessi visto che la lingua è appunto il veicolo principale della cultura. Inoltre la provenienza dei fondi,  a parte quelli istituzionali (Regione Friuli per l’Italia), è in gran parte sconosciuta o tenuta segreta dietro il facile schermo dei contributi degli ex studenti. Uno dei grandi contributori è comunque il finanziere – filantropo Shelby Davis,  proprietario di un fondo di investimento da 100 miliardi che ha donato complessivamente 15 milioni di dollari.  Si tratta di un mondo chiuso su se stesso ad onta dei suoi scopi ufficiali. Che cosa poi si studi effettivamente rimane francamente opaco: nell’ultimo piano di studi si cita un misterioso “Corso interdisciplinare di Teoria della Conoscenza”, la necessità di “dedicarsi ad un’attività di tipo artistico-creativo” e l’obbligo di “praticare con impegno un’attività sportiva”. Tutta sub cultura americana di serie c