uragAnna Lombroso per il Simplicissimus

Pare che gli Usa siano disarmati davanti all’infuriare dell’uragano, a cominciare dalle oligarchie che con tenacia hanno negato la possibilità che l’intervento umano possa perturbare irreversibilmente il corso delle cose, innescando disastri ecologici, ferali mutazioni biologiche , calamità atomiche. Come se avessero la tremenda rivelazione di non poter più contare sulla portata limitata delle azioni umane, sicché qualsiasi cosa facciamo la storia prosegue inarrestabile il suo cammino, malgrado tutto.

E’ una brutta sorpresa proprio adesso che il possibile e l’impossibile si muovono imprevedibilmente: da un lato nel campo delle opportunità e della tecnologia l’Impossibile sta diventando sempre più possibile, possiamo parlare e guardarci dai due capi del mondo, scaricare e accedere a interi archivi, intervenire sul genoma, lasciare una impronta imperitura nella storia trasformando la nostra identità in un software. Al tempo stesso c’è un Possibile diventato impossibile o che pensiamo lo sia, inaccessibile e irraggiungibile: è quello delle radiose visioni, delle utopie cui si è rinunciato in nome della realtà e dell’imposizione di limiti che riguardano però chi sta sotto. Che  che chi sta sopra invece continua a ritenere che i limiti alla crescita, all’accumulazione, all’avidità non li riguardino, come se fossero detentori del diritto di oltrepassarli per tutelare e sviluppare i loro interessi.

Ci hanno persuaso di essere colpevoli delle minacce all’ambiente dandoci la persuasione e l’illusione che per salvarci dalla catastrofe sia sufficiente cambiare le nostre abitudini di vita, comprare a caro prezzo come atto simbolico ed esemplare mele organiche e bacate, riciclare la carta, in modo da contribuire esonerando imprese inquinanti e energivore e governi insipienti, nella convinzione superstiziosa che basti fare qualcosa, manifestare con Greta, raccogliere bottigliette di plastica sulla spiaggia una volta l’anno,  dando una mano alla declinazione “morale” del capitalismo che è stato capace di trasformare perfino la responsabilità sociale ed ecologica in fonte di profitto,  in valore aggiunto pubblicitario e in strumento di mercato dispiegato per risolvere i problemi che il mercato ha creato.

Poi arriva un uragano ed eccoci fragili, esposti, proprio come i profughi ambientali i cui esodi non sono piaghe bibliche ma frutto del nostro Impossibile… o del nostro maldestro  Possibile.