Non so se a qualcuno di voi piaccia il wrestling che su di me ha invece un effetto soporifero, ma penso non esista nessuno disposto a credere che quei combattimenti circensi siano veri: la simulazione è così evidente e così apertamente palesata dagli stessi protagonisti che non può sfuggire a nessuno. Ma nonostante questo, nonostante si sappia perfettamente che si tratta di finzione siamo disposti a crederci, a parteggiare per questo o per quello, a provare un brivido quando qualcuno vola al tappeto o viene colpito da gragnuole di colpi tremendi per poi rialzarsi come se nulla fosse. Certo anche al cinema, a teatro o leggendo un romanzo siamo presi dalla narrazione anche sapendo che si tratta di artificio, ma queste forme di espressione dichiarano apertamente che il loro riferirsi alla realtà è simbolico, metaforico o allegorico, fa parte del loro statuto, mentre nel caso di questa lotta finta si tratta semplicemente di un inganno che accettiamo in quanto tale. Nemmeno abbiamo bisogno di una storia che faccia da cornice, come per esempio nella saga di Bruce Lee, qualcosa che dia un senso alle evoluzioni marziali: se per qualche ragione raggranelliamo adrenalina, emozione o meraviglia o possibilità di identificazione ( quante volte vorremmo essere il terribile Hulk !) questo basta per asseverare lo spettacolo e mettere in secondo piano la simulazione, ancorché lo spettacolo sia rozzo, brutale, non abbia nulla della elegante danza di morte orientale, sia in una perfetta aggettivazione, americano.
Analogamente possiamo partecipare alla narrazione degli eventi anche sapendo, intuendo o immaginando che si tratta di inganni a causa delle contraddizioni interne, perché questo ci esime dalla fatica del pensare, di evitare l’esilio dal coro, di creare fratture nelle proprie credenze, tutte cose che costituiscono anche’esse una forma emozionale. Basta che ci vengano servite delle mosse spettacolari come i bambini della Siria salvati dagli elmetti bianchi che hanno permesso a milioni persone di credere nella favola della guerra civile in Siria, oppure che rovesciare con la forza un governo democraticamente eletto sia democratico, come è accaduto in Ucraina o adesso in Venezuela, che Maduro sia un dittatore e il falso presidente, eletto solo da Trump, il legittimo detentore del potere, oppure che il Muos di Niscemi sia salutare. E’ pressoché inutile agire con la leva della ragione perché essa viene costantemente obnubilata: tutti sanno che il wrestling è fasullo, ma milioni ne traggono ugualmente soddisfazione. E’ esattamente questo che Guy Debord intendeva quando coniò la definizione di politica spettacolo: quella che ci aliena dalla realtà e permette di reificare l’inganno. Ci sono per esempio decine di proposizioni economiche poi volgarizzate dai mass media in un’aneddotica della necessità, che sono palesemente false, contrarie alla logica, non confermate da alcuna esperienza o più spesso falsificate dalla stessa, che costituiscono le mosse vincenti del wrestling neoliberista e alle quali molti continuano a credere perché quello è lo spettacolo nel quale sono immersi da sempre. Continuano a credere nonostante qualsiasi evidenza, perché crederci è ormai un fatto esistenziale.
Un apologeta cristiano del secondo secolo, Tertulliano, disse o almeno così riporta la tradizione, “credo quia absurdum “, intendendo che i dogmi del cristianesimo vanno sostenuti con tanta più forza quanto meno sono comprensibili alla ragione. Ma qui non siamo sul piano metafisico, ossia quello di cui nulla si può dire e che dunque è stato quello in cui si è detto di tutto; qui siamo nel mondo reale in cui non si dovrebbe poter credere in ciò che assurdo. Eppure accade: molti credono nelle religioni perché esistono le chiese, i templi, le moschee e le sinagoghe, perché il cielo si fa terra e immaginario e soldi. Moltissimi credono perché ci sono i mass media, perché è scritto, perché lo dice la tv, perché due più due può fare cinque se lo si ripete spesso. Si, possiamo credere che dieci pugni in faccia di un energumeno anabolizzato possano essere incassati facilmente: ci ricrediamo solo quando la gragnuola ci colpisce direttamente e inequivocabilmente. Se no speriamo soltanto che lo spettacolo continui.
Interessante la parte dell’articolo in cui si sostiene:
“Ci sono per esempio decine di proposizioni economiche poi volgarizzate dai mass media in un’aneddotica della necessità (…)” e a seguire.
In effetti queste enormi panzane vengono spacciate da panzanari pagati a cottimo per affermare castronerie anti-logiche del genere il cavallo bianco di Napoleone era nero e minkiate consimili.
Orbene, koglionate del genere non si limitano ribadire a semplici periodi ipotetici del 3° tipo, ma diventano anche titoli di libri che se uno li cerca in libreria non li trova negli scaffali dei saggi economici o socio-politici, come si sarebbe portati a credere, ma nella zona adibita ai libri-gioco per bambini scemi o sui i ripiani dell’humor crasso e barzelletteria varia. Provare per credere. Voglio una volta tanto far pubblicità all’incontrario: se casomai vi capitasse di incontrare uno di questi testi:
– https://www.ibs.it/austerita-fa-crescere-quando-rigore-ebook-veronica-de-romanis/e/9788831741682?gclid=CjwKCAiA_P3jBRAqEiwAZyWWaEwfnTASMHCfeVj0cv3hb6ruBql7sugoAtVvXzJgj6HSm0AcggyajBoC2KoQAvD_BwE ;
– https://www.libreriauniversitaria.it/disuguaglianza-fa-bene-manuale-sopravvivenza/libro/9788893440486?gclid=CjwKCAiA_P3jBRAqEiwAZyWWaPmnqwqm2e7e7_QO3miOd2ygHjztBq2-2MdZzy3g4YEXfuCOB1KUhhoCmTUQAvD_BwE&gclsrc=aw.ds ;
– https://www.ibs.it/troppi-diritti-italia-tradita-dalla-libro-alessandro-barbano/e/9788804688891?gclid=CjwKCAiA_P3jBRAqEiwAZyWWaGswEIZ5bKrCQAXkgAeQbKHJ0k0sqSRri5BhHgiA386fHNNWlIxjIRoCVWMQAvD_BwE
lasciateli sugli scaffali o usateli come carta igienica ruvida, oppure fatevi una bella risata, i titoli sono umoristici, i contenuti sono barzellette…
Angelo Kinder