NEWS_15147Com’è ben noto e intuibile il liberismo e il suo impero di riferimento se ne catafottono del clima e dell’ambiente, tanto per usare un vocabolario camillerriano. Non possono farlo: le alterazioni antropiche dell’atmosfera e degli oceani, le deforestazioni, il saccheggio delle risorse, il riscaldamento globale sono i segnali che annunciano le limitazioni del pianeta e contraddicono le visioni economico – politiche che hanno come loro postulato teorico la crescita indefinita. Porre il capitalismo finanziario di fronte a un limite sconosciuto un secolo fa, ignorato negli anni ’60 e ’70  del secolo scorso, contestato nel successivo decennio e pragmaticamente snobbato oggi, significa scalzarne le basi  stesse.

Questo non significa che le modificazioni del clima e i disastri provocati dal mercato che ha sempre ragione, non vengano utilizzati in molte maniere proprio per tamponare le spiacevoli verità, depistare o supportare la creazione di caos funzionale al mantenimento del “sistema”. Già l’anno scorso il tonfo subito dal Pil Usa nel primo trimestre fu giustificato con il clima particolarmente rigido che avrebbe causato un rallentamento dell’economia, mente un analogo scivolone dell’Olanda e di alcuni Land tedeschi fu attribuito al clima particolarmente mite che avrebbe fatto diminuire le richieste energetiche: due spiegazioni antitetiche che cozzano l’una contro l’altra con il tipico stridio dell’arrampicamento sugli specchi.

Ma non ci si ferma qui: la spiegazione climatica vale anche per altro che non si riesce a spiegare senza dover fare mea culpa, serve, per esempio pure per l’Isis. In questi giorni sulla stampa main stream anglosassone furoreggia una nuova tesi  che rende innocenti quelli che hanno foraggiato fino all’ultimo le forze che ora militano per il califfato in funzione anti Assad: il Daesh  sarebbe il risultato della siccità che avrebbe colpito la Siria tra il 2006 e il 2010, creando povertà e “malumore” a cui il governo non sarebbe stato capace di far fronte anche perché impegnato a vedersela con un milione di profughi provenienti dall’Irak (chissà come mai sarà forse per il susseguirsi di tempeste nel deserto). Di qui la nascita di proteste e poi di movimenti di resistenza ad Assad con l’appoggio morale e finanziario dell’occidente.

Dunque colpa del clima. Ma non è tanto questa tesi strampalata e grottesca che colpisce e nemmeno il tentativo di attribuire al clima responsabilità tutte umane, quando l’osceno doppio pesismo che emerge da queste masturbazioni storico ambientaliste: le condizioni di povertà, la scarsa solidarietà internazionale e le conseguenze drammatiche del disegno di tenere sotto scorta armate le risorse energetiche, “giustificano” la nascita di fenomeni cosiddetti terroristici, quando essi fanno comodo all’impero e da questo vengono foraggiati, ma divengono ignobili e impresentabili pretesti quando invece suscitano movimenti e reazioni non previste, non desiderate, in ogni caso non più controllabili.

Chissà forse il riscaldamento globale fa crescere l’ipocrisia e la stupidità come un alga che soffoca la vita circostante. si sarà senz’altro questo.